Mentre si attende che l’Agcom pubblichi il primo elenco dei Servizi di Interesse Generale (SIG) per garantire la prominence dei media radiotelevisivi (Delibera 390/24/CONS), le case automobilistiche accelerano la loro trasformazione in distributori diretti di contenuti.
BMW, con l’integrazione dell’app Bundesliga nei suoi sistemi di infotainment, esemplifica la tendenza crescente a selezionare e somministrare servizi, assumendo un ruolo simile a quello dei produttori di smart TV con piattaforme captive (come Samsung e LG). Un fenomeno che ridefinisce il rapporto tra automotive, radio e streaming.
Sintesi
In attesa che l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni adotti le misure specifiche per l’applicazione dei principi della prominence (Delibera 390/24/CONS) per la tutela dei Servizi (radiotelevisivi) di Interesse Generale (SIG), per cui è attesa la pubblicazione del primo elenco (cui hanno chiesto di iscriversi ben 1163 soggetti entro la scadenza del 14/12/2024 per il primo popolamento), le case automobilistiche manifestano una sempre maggiore propensione a gestire la somministrazione di contenuti nell’ambito del car entertainment o, quantomeno, a fungere da gatekeeper, selezionando preventivamente quelli da consegnare all’utente.
Si tratta, in definitiva, di un approccio molto simile a quello dei costruttori di tv che si dotano di piattaforme captive integrate nei loro apparati (come Samsung ed LG).
In questo articolo esaminiamo il caso, emblematico, di BMW, che, già dall’anno scorso, in Germania, ha integrato sulle proprie vetture l’app Bundesliga (la massima serie professionistica del campionato di calcio tedesco).
La nuova mission delle case automobilistiche: diventare content provider (o almeno gatekeeper)
Le case automobilistiche non si limitano più a ospitare contenuti di terze parti attraverso l’autoradio, ma ambiscono a diventare distributori diretti di servizi e, in prospettiva, gatekeeper dell’infotainment in mobilità. BMW, in tal senso, è stata tra le prime, l’anno scorso, a percorrere questa strada, integrando l’app della Bundesliga (la “serie A” del calcio tedesco).
Il caso BMW
BMW conferma, peraltro, una tendenza in atto da tempo: la progressiva disintermediazione dell’autoradio tradizionale e la crescente aspirazione delle case automobilistiche a posizionarsi come fornitori di contenuti.
Gli interrogativi
Questo fenomeno, che si iscrive in un quadro più ampio di trasformazione digitale e convergenza mediatica – su cui questo periodico aveva sollevato il velo già quattro anni orsono – fa emergere ora interrogativi sulle implicazioni per l’industria radiofonica, gli OTT e la concorrenza nel mercato dell’intrattenimento in-car.
BMW e Bundesliga: una partnership strategica
Nel mese di agosto 2024, BMW aveva annunciato il rinnovo della partnership con la Deutsche Fußball Liga (DFL) per portare contenuti esclusivi della Bundesliga direttamente nei veicoli equipaggiati con i sistemi BMW Operating System 8.5 e 9. L’app, che consente la visione on-demand di highlight e la trasmissione in diretta di alcune partite, rappresenta un’evoluzione significativa del concetto di intrattenimento in mobilità.
Ridefinizione dei ruoli
“La collaborazione di BMW con la Bundesliga non è solo un’operazione di marketing, ma un segnale forte di come le case automobilistiche stiano ridefinendo il ruolo dell’infotainment. Se in passato il veicolo era un semplice “contenitore” di dispositivi di terze parti (autoradio, lettori CD, sistemi Bluetooth), oggi il paradigma è cambiato: il produttore dell’auto diventa esso stesso (anche) un distributore di contenuti”, commenta Massimo Rinaldi, ingegnere cto di Com-Nect, società di ibridazione broadcast/broadband (del gruppo Consultmedia).
Disintermediazione dell’autoradio: un processo inarrestabile
Una palese dimostrazione d’erosione del ruolo tradizionale dell’autoradio: se, storicamente, le case automobilistiche fornivano piattaforme in condizione di neutralità tecnologica sulle quali gli utenti potevano accedere ai contenuti radiofonici, sia tramite FM che DAB. Con la progressiva digitalizzazione dei veicoli e la massiva diffusione di sistemi integrati per la gestione di contenuti e servizi IP (Android Auto ed Apple CarPlay), questo schema si sta dissolvendo.
Infotainment di nuova generazione
“Le nuove generazioni di car-infotainment non si limitano più a supportare i canali tradizionali, ma offrono piattaforme proprietarie che aggregano direttamente contenuti da fornitori selezionati“, continua Rinaldi.
Autosufficienza contenutistica
“Così facendo, le case automobilistiche riducono la dipendenza da operatori esterni e creano un ecosistema chiuso, nel quale possono gestire il flusso di contenuti e potenzialmente monetizzarlo”.
L’auto come hub di contenuti: il gatekeeping
“Se, da un lato, questa evoluzione consente un’esperienza utente più integrata e fluida, dall’altro, introduce il rischio di un controllo sempre maggiore da parte delle case automobilistiche sui contenuti accessibili a bordo. La questione centrale è: chi decide quali contenuti possono essere fruiti in auto?”, si domanda retoricamente l’ingegnere.
Emarginazione dei broadcaster
L’introduzione di servizi proprietari da parte di BMW, Tesla, Mercedes e altri brand potrebbe progressivamente escludere o marginalizzare i fornitori di contenuti tradizionali, come le emittenti radiofoniche ed in generale i broadcaster.
Accesso all’autoradio non prioritario
Già oggi, l’accesso alle radio FM o DAB è sempre meno prioritario nei nuovi modelli, mentre trovano spazio app di streaming e servizi personalizzati basati su abbonamento.
Filtri in ingresso
“Se questa tendenza dovesse proseguire, potremmo trovarci di fronte a un modello in cui le case automobilistiche selezionano e filtrano i contenuti, imponendo costi di accesso ai fornitori o privilegiando le proprie piattaforme rispetto a soluzioni aperte e interoperabili”, avverte Rinaldi.
Implicazioni per il mercato radiofonico e audiovisivo
La radiofonia potrebbe trovarsi pertanto in una posizione sempre più marginale, con un accesso limitato rispetto ai servizi proprietari delle case automobilistiche. Uno scenario che impone una riflessione sul futuro del settore.
Modelli di business alternativi
Le emittenti radiofoniche dovranno ripensare la loro presenza nell’ecosistema automobilistico, sviluppando applicazioni dedicate o accordandosi con i produttori per garantirsi una posizione nei sistemi di infotainment, probabilmente attraverso la presenza normalizzata (cioè con un elenco di stazioni secondo una sequenza identica basata sulla lista SIG) su tutti gli aggregatori di flussi streaming (affinché a prescindere dalla scelta di integrazione nativa di ogni singola casa automobilistica possa essere preservato la lista stabilita da Agcom), destinati a diventare i successori dell’autoradio.
Neutralità della rete in auto
La regolamentazione per la prominence dovrebbe intervenire per garantire che le case automobilistiche non adottino pratiche discriminatorie nei confronti di alcuni contenuti.
Nuove opportunità per gli OTT
I grandi operatori dello streaming, come Spotify, Netflix e Amazon, potrebbero trarre vantaggio da queste dinamiche, stringendo accordi diretti con le case automobilistiche per rendere i loro contenuti prioritari.
La coda pericolosa di un fenomeno silenzioso
“Quello a cui stiamo assistendo è la coda di un fenomeno estremamente pericoloso che, silenziosamente, si sta diffondendo con un potenziale devastante per il broadcasting. Parliamo delle shortcut nell’ambito della disintermediazione delle reti broadcast – prosegue Rinaldi -.
OTT
Nell’accezione classica, OTT, acronimo di “over the top”, individua i giganti del web, come Google, Amazon, Apple, Spotify, eccetera. Tuttavia, over the top, tecnicamente, significa “al di sopra delle reti”, così identificando la capacità di un soggetto di raggiungere una platea vastissima di utenti senza la mediazione di una rete broadcast. Di qui il termine disintermediazione.
Disintermediato & semplificato
Netflix, Prime Video, Disney, ma anche Rai Play, raggiungono la propria utenza finale in streaming, attraverso un rapporto disintermediato e sempre più semplificato.
L’esempio delle call to action sul telecomando
Le call to action sul telecomando, ovvero i tasti dedicati a Netflix, Prime Video, Disney che permettono di aprire direttamente le piattaforme creando una scorciatoia che penalizza tutti gli altri operatori che, per essere raggiunti dall’utente, necessitano di click ulteriori: prima la home page del tv, poi lo scorrimento delle icone fino a quella interessata con i relativi tasti del telecomando ed infine il click finale di selezione. 3 click contro 1. E sappiamo che la semplificazione oggi fa la differenza, se non è tutto…
Smartphone: il bastone del comando
Quella che si sta realizzando nella pericolosa indifferenza degli operatori è posta in atto da Google ed Apple, che, con Android Auto ed Apple CarPlay, i sistemi nativamente integrati nelle nuove auto per far dialogare il nostro smartphone con la dashboard della vettura, si stanno preparando a disintermediare l’autoradio.
Un click e via
Le shortcut, sotto forma di stringhe di codici, sono già presenti nelle ultime versioni delle due piattaforme e con un click da parte loro potranno essere attivate consentendo di gestire l’autoradio direttamente da Android Auto od Apple CarPlay.
Che a quel punto potranno somministrare le liste di emittenti secondo le loro logiche…
Urgente
Disciplinare la fattispecie nell’ambito della discussione sulla prominence sui tavoli tecnici disposti da Agcom. Ma con la massima urgenza.
Perché basta un click di Google ed Apple per prendere il controllo del sistema radiofonico sulle quattro ruote di nuova generazione…
Fenomeno più ampio
E l’integrazione dell’app della Bundesliga nei sistemi BMW è solo un esempio di un fenomeno più ampio: le case automobilistiche stanno diventando distributori di contenuti, con il potenziale di trasformarsi in veri e propri gatekeeper dell’intrattenimento in mobilità.
Equilibristi sulle quattro ruote
Questo trend potrebbe ridefinire gli equilibri tra autoradio, streaming e broadcasting tradizionale, imponendo nuove sfide ai player del settore audiovisivo.
Questione chiave
La questione chiave sarà pertanto trovare un equilibrio tra innovazione e accesso equo ai contenuti, evitando che l’automobile diventi un ecosistema chiuso dominato esclusivamente dai produttori di veicoli”, conclude Rinaldi.
Futuro
L’evoluzione dell’infotainment in-car è appena iniziata, e il modo in cui verrà regolato e strutturato nei prossimi anni sarà cruciale per determinare il futuro della radio e della distribuzione di contenuti digitali nell’auto del futuro. (E.G. per NL)