Il gruppo Discovery potrebbe entrare nel settore radiofonico non solo come concessionaria di pubblicità, ma come socio e coeditore.
Come per primo aveva annunciato questo periodico, sono infatti in corso avanzate trattative per la successione di Discovery Pubblicità nella vendita degli spazi pubblicitari di Radio Italia Solo Musica Italiana, prossima orfana (dal 31/12/2016) del proficuo rapporto con Mediamond (30 mln di volume di raccolta annuale). L’interruzione della collaborazione con la concessionaria del Biscione è, come noto, la conseguenza delle restrizioni imposte dall’Autorità garante per la concorrenza ed il mercato per dare l’assenso all’operazione di concentrazione radiofonica tra Mediaset (già editore, attraverso la partecipata Monradio s.r.l., delle nazionali R 101 e di Radio Orbital, per la quale è atteso il lancio con nuovo format) e il gruppo Finelco (limitatamente tuttavia alle emittenti Radio 105 e Virgin Radio, posto che la terza rete, RMC, è passata sotto l’integrale controllo della famiglia Hazan), che ha portato i Berlusconi ad avere la maggioranza di quattro titoli concessori nazionali. Chiaro quindi che avere in portafoglio anche la vendita esclusiva di Radio Italia, Kiss Kiss, Subasio e Norba appariva un pugno nello stomaco della concorrenza. Di qui la decisione dell’alleggerimento imposto dall’Antitrust, che ha posto come condizione per il placet alla successione la rinuncia alla vendita di RISMI (dal 01/01/2017) e Kiss Kiss (dal 01/01/2018). A questo punto all’editore Volanti rimanevano tre opzioni: mettersi in proprio (con le difficoltà del caso, vista la sua assenza di esperienza in concessionarie captive), tornare con Manzoni – L’Espresso (con cui però l’ultima volta non si era lasciato molto bene) o sondare la disponibilità di un outsider con mire espansionistiche. Il gruppo Discovery, appunto, impegnatissimo nel free DTT (sua l’operazione di subentro in Dee Jay Tv con il canale Nove). Come avevamo scritto molte settimane fa, sono state avviate quindi trattative che, osservavamo, difficilmente si sarebbero tuttavia fermatoead un mero mandato di concessionaria di pubblicità monoemittente. Non stupisce pertanto che, secondo quanto riferito da autorevoli fonti economico-finanziarie, Discovery abbia manifestato disponibilità ad acquisire anche quote di Radio Italia (e forse non solo di quella), oggi in mano a Mario Volanti (90%) e al fallimento Radio & Reti (10%). A margine dell’indiscrezione raccolta, il quotidiano Italia Oggi in un articolo del 13/08/2016, riferisce della delicata situazione contabile di Radio Italia s.p.a., che, pur avendo avuto nel 2015 ricavi per 29.555.565 euro (con una proiezione del +8% nel 2016), vive una situazione finanziaria aggravata da un regime sanzionatorio tributario (13,4 mln di euro di debito verso l’erario, di cui oltre la metà da pagare nel corrente esercizio), da esposizioni bancarie (872.000 euro) e verso altri finanziatori a medio-lungo termine (1,3 mln) e fornitori (7,1 mln). Nel complesso, l’esposizione di Radio Italia è molto vicina al volume dei ricavi (27,3 vs 30 mln), con la conseguenza di un inevitabile ingessamento degli investimenti di cui avrebbe bisogno soprattutto sul lato della diffusione FM, dove la stazione di Volanti è tra le più sofferenti (è tra quelle che meno ha sviluppato la rete dal 2000 ad oggi). E un socio dotato di risorse finanziarie importanti sarebbe in effetti la panacea. (M.L. per NL)
Come per primo aveva annunciato questo periodico, sono infatti in corso avanzate trattative per la successione di Discovery Pubblicità nella vendita degli spazi pubblicitari di Radio Italia Solo Musica Italiana, prossima orfana (dal 31/12/2016) del proficuo rapporto con Mediamond (30 mln di volume di raccolta annuale). L’interruzione della collaborazione con la concessionaria del Biscione è, come noto, la conseguenza delle restrizioni imposte dall’Autorità garante per la concorrenza ed il mercato per dare l’assenso all’operazione di concentrazione radiofonica tra Mediaset (già editore, attraverso la partecipata Monradio s.r.l., delle nazionali R 101 e di Radio Orbital, per la quale è atteso il lancio con nuovo format) e il gruppo Finelco (limitatamente tuttavia alle emittenti Radio 105 e Virgin Radio, posto che la terza rete, RMC, è passata sotto l’integrale controllo della famiglia Hazan), che ha portato i Berlusconi ad avere la maggioranza di quattro titoli concessori nazionali. Chiaro quindi che avere in portafoglio anche la vendita esclusiva di Radio Italia, Kiss Kiss, Subasio e Norba appariva un pugno nello stomaco della concorrenza. Di qui la decisione dell’alleggerimento imposto dall’Antitrust, che ha posto come condizione per il placet alla successione la rinuncia alla vendita di RISMI (dal 01/01/2017) e Kiss Kiss (dal 01/01/2018). A questo punto all’editore Volanti rimanevano tre opzioni: mettersi in proprio (con le difficoltà del caso, vista la sua assenza di esperienza in concessionarie captive), tornare con Manzoni – L’Espresso (con cui però l’ultima volta non si era lasciato molto bene) o sondare la disponibilità di un outsider con mire espansionistiche. Il gruppo Discovery, appunto, impegnatissimo nel free DTT (sua l’operazione di subentro in Dee Jay Tv con il canale Nove). Come avevamo scritto molte settimane fa, sono state avviate quindi trattative che, osservavamo, difficilmente si sarebbero tuttavia fermatoead un mero mandato di concessionaria di pubblicità monoemittente. Non stupisce pertanto che, secondo quanto riferito da autorevoli fonti economico-finanziarie, Discovery abbia manifestato disponibilità ad acquisire anche quote di Radio Italia (e forse non solo di quella), oggi in mano a Mario Volanti (90%) e al fallimento Radio & Reti (10%). A margine dell’indiscrezione raccolta, il quotidiano Italia Oggi in un articolo del 13/08/2016, riferisce della delicata situazione contabile di Radio Italia s.p.a., che, pur avendo avuto nel 2015 ricavi per 29.555.565 euro (con una proiezione del +8% nel 2016), vive una situazione finanziaria aggravata da un regime sanzionatorio tributario (13,4 mln di euro di debito verso l’erario, di cui oltre la metà da pagare nel corrente esercizio), da esposizioni bancarie (872.000 euro) e verso altri finanziatori a medio-lungo termine (1,3 mln) e fornitori (7,1 mln). Nel complesso, l’esposizione di Radio Italia è molto vicina al volume dei ricavi (27,3 vs 30 mln), con la conseguenza di un inevitabile ingessamento degli investimenti di cui avrebbe bisogno soprattutto sul lato della diffusione FM, dove la stazione di Volanti è tra le più sofferenti (è tra quelle che meno ha sviluppato la rete dal 2000 ad oggi). E un socio dotato di risorse finanziarie importanti sarebbe in effetti la panacea. (M.L. per NL)