Radio digitale. Verso le tariffe flat in mobilità per lo streaming senza limiti che lancerà l’IP Radio

Come previsto, il mercato della telefonia mobile va a gambe levate verso la fruizione di servizi di streaming audio senza limiti (o con limiti così elevati da rendere virtualmente illimitato l’accesso).

L’offerta pubblicizzata da Vodafone (sola la prima di tutte quelle che seguiranno a brevissimo a prezzi sempre più competitivi) consegue ovviamente all’operazione di dumping del provider francese Iliad, in procinto di mettere le mani sugli asset di Wind-3 consistenti in antenne e frequenze in eccedenza, oltre che ad un accordo sul roaming della durata di cinque anni (rinnovabile ad altri cinque) per riuscire a lanciare il proprio operatore, Free mobile, immediatamente in tutta Italia. L’aspetto interessante dell’offerta di Vodafone è l’accordo con alcuni fornitori di contenuti radio di spessore (nel caso di specie, Radio Deejay, Radio 105, RDS, R101, RTL 102.5 e Radio Italia oltre ai servizi Spotify, Deezer Music, SoundCloud) che traccia lo scenario che si consoliderà nei prossimi anni: quello di emittenti radiofoniche di forte appeal che saranno preeinserite nelle offerte dei provider telefonici per incentivare la sottoscrizione di abbonamento. Ovviamente gli operatori telefonici dovranno comunque consentire l’accesso incondizionato alla piattaforma IP (ancorché con procedure per l’accesso meno immediate rispetto a quelle delle emittente "favorite") anche a tutte le altre emittenti disponibili in webcasting, per evitare forti censure di trust. Il tutto, integrato dalla sviluppo della diffusione in 4 e 5G (in Italia dopo il 2020) e dalla connettività in auto, farà letteralmente esplodere l’IP Broadcasting, che diverrà in breve la vera espressione della radio digitale, ancorché in convivenza transitoria con altre piattaforme quali il DAB+, il DTT e ovviamente la modulazione di frequenza. D’altra parte, secondo l’analisi di BuzzAngle, nel primo semestre 2016 negli USA lo streaming è cresciuto del 58% e quello audio di Spotify ha ormai surclassato YouTube quanto a quantità di accessi. E quel che accade là, si riflette immancabilmente da noi con una latenza di 1 o 2 anni. (M.L. per NL)

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