Radio digitale. Tutto e subito, proclama Ofcom

Ed Richards, il capo dell’authority britannica Ofcom, intende premere sull’acceleratore della digitalizzazione della radio d’oltremanica


da Radio Passioni

E la BBC sembra concordare. Una sua esponente avrebbe dichiarato che “non fissare una data per lo switchover equivarrebbe a un suicidio” per i fautori della radio digitale. Il che è anche vero: non è ipotizzabile che da solo, il mercato dei contenuti radiofonici possa convincere il pubblico a buttar via milionate di ricevitori analogici.
Ecco un articolo apparso in questi giorni sul Telegraph, che riferisce del Radio Academy Festival che si è tenuto a Cambridge.

Drive hastened to switch off analogue radio
By David Sapsted
12/07/2007

(http://www.telegraph.co.uk/news/main.jhtml?xml=/news/2007/07/12/nradio112.xml)
A move to hasten the end of all AM and FM radio broadcasts in favour of digital radio has been signalled by the heads of Ofcom and the BBC’s audio services.
A wholesale switch-over would mean that more than 100 million analogue radios currently in people’s homes, cars and work places would have to be scrapped.
With the days of AM already seemingly numbered, Ed Richards, the chief executive of Ofcom, told a radio industry conference in Cambridge that plans to re-examine the future of FM broadcasts in 2012 “may be too long to wait”.
Jenny Abramsky, the BBC’s director of audio services, yesterday backed Mr Richards’ call for a government and industry working party to spearhead the drive towards digital radio. She said not setting a date soon would be akin to “committing suicide”. Analogue licences run for 12 years, with the first due to expire in 2009. The most recently awarded – and the last – was made this year and runs until 2019. “Without such an alignment [of an end date to licences] we will be condemned to a hotchpotch of analogue and digital for decades to come,” Mr Richards said. An alignment would require legislative change and the participation of the BBC, which Ofcom does not licence.
Miss Abramsky said the BBC still had a number of “roadblocks” to overcome in any switch-over, particularly as not all of its stations are yet able to broadcast digitally.
Mr Richards warned against the government announcing “a swift, forced march to analogue switch-off”, but said the cost of dual transmission “is a very real burden to the industry”.
“That is money that could be spent on content to attract and retain listeners,” he said.

Le onde medie analogiche vengono già date per morte, e su questo non posso che concordare. Con le lacrime agli occhi. Sono meno d’accordo con l’affermazione di Richards, per cui il regime ibrido, analogico-digitale sarebbe solo uno spreco. Optare per il secondo, porterebbe in cassa dei bei soldi per migliorare i programmi. Cari signori, i buoni programmi vanno fatti prima. In Europa è molto probabile che Regno Unito e Olanda spengano la radio analogica entro 5-10 anni. Le altre nazioni le seguiranno a ruota? E in questo lasso di tempo il mercato riuscirà a colmare l’attuale penuria di offerte di apparecchi digitali economici, portatili e con batterie di lunga durata? Per quanto mi sforzi, non riesco a trarre dallo switchover verso la tv digitale una lezione applicabile alla radio. Lo spettro televisivo era comunque meno affollato e meglio regolamentato. Lo standard per il digitale terrestre consolidato e con alle spalle una solida industria dei decoder. Per quanto “nuova”, la tv digitale non costringe milioni di famiglie a buttar via il loro televisore, la transazione passa per il semplice acquisto di un decoder che spalanca una finestra di opportunità con la pay tv. La qualità televisiva digitale è nettamente migliore di quella analogica e l’uso dello spettro molto più efficiente. In una parola, c’era solo da guadagnare.
Ma c’è veramente solo da guadagnare nella digitalizzazione di un mezzo che per come viene consumato adesso funziona molto bene? Le stazioni radio a copertura regionale e nazionale diminuiscono di numero, anche perché il pubblico trova su Internet, sul satellite e negli Mp3 una alternativa sempre più appetibile. E’ assurdo affermare che ci possano essere problemi di frequenze. Al tempo stesso, il digitale rappresenta una seria barriera di prezzo per chi trasmette e costringe chi riceve a liberarsi completamente di un parco installato che continua a fare il suo porco dovere. Ci perdiamo tutti e molte voci che oggi potrebbero conquistare l’etere con quattro lire di investimento saranno irrimediabilmente tagliate fuori o non avranno altra alternativa che Internet (che non arriva dappertutto). Digitalizzate pure ogni cosa e per colmo di misura la radio non sarà quasi sicuramente in grado di fare il suo dovere nel corso delle emergenze, quando le tecnologie digitali soffrono in modo vistoso.
A me sembrano obiezioni ragionevoli, mi auguro che qualcuno vorrà farle presenti al potentissimo Ofcom. Chissà una buona occasione potrebbe essere il 4 agosto prossimo, data in cui la stessa Radio Academy che a Cambridge potrebbe aver iniziato a seppellire la radio come la conoscono gli inglesi organizza, a Londra, una giornata celebrativa per il 40esimo anniversario delle leggi restrittive che avevano posto fine, con clamorosi arrembaggi nelle acque internazionali, alle radio offshore. Allora la sconfitta dei pirati delle due onde non bastò a spegnere l’entusiasmo e la voglia di una radio migliore e più libera. Sugli esiti di una completa digitalizzazione, non sarei così sicuro.

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