E’ evidente che l’intermediazione tra utente ed emittente da parte dell’aggregatore radiofonico (la piattaforma per la fruizione delle radio online) comporta delle conseguenze destinate a riverberarsi su molteplici piani.
Il primo è ovviamente quello pubblicitario in senso stretto, che, allo stato attuale, generalmente si esplica nella pubblicazione da parte dell’aggregatore di banner visivi (naturalmente geolocalizzati) che, a seconda dei device impiegati, hanno diverse connotazioni (si pensi ai differenti casi dello smartphone, dell’iPad, del pc o dello smart tv). Di norma il modello più utilizzato è quello del medium rectangle1, ma rilevante è anche quello del pre-roll audio o audio/video, che consiste in uno spot audio o a/v veicolato prima dell’avvio della connessione al flusso streaming prescelto. A riguardo, in queste ultime settimane TuneIn ha avviato i pre-roll audio italiani, sicché in occasione dell’attivazione dell’app (anche se non necessariamente in occasione di ognuna di esse) si ascolta uno spot di 30” che precede l’ascolto dell’emittente.
E’ possibile che in futuro i principali aggregatori offriranno alle emittenti la possibilità di veicolare flussi audio puri, cioè senza innesto di contribuzioni pubblicitarie a fronte di canoni specifici, così come che possano concludere con i soggetti generatori di accessi rilevanti accordi di retrocessione per quote di competenza (ipotesi altamente probabile).
Non è da escludere, poi, che aggregatori dominanti possano assumere il ruolo di veri e propri centri media2 o concessionarie di pubblicità.
In realtà, però, l’aspetto più dirompente di una possibile evoluzione dell’aggregatore è quello della “personalizzazione di massa”.
In tale ottica, si pensi ad un “aggregatore liquido” che, attraverso la profilazione dell’utente (consapevole – cioè sulla base di espresse dichiarazioni – ma soprattutto inconsapevole – cioè attraverso l’analisi delle sue interazioni coi social) decomporrà il palinsesto radiofonico ricomponendolo in tempo reale in modo vacillante e incerto, fluido e volatile. Un esempio soccorrerà per la comprensione del concetto: assumendo a riferimento il layout di una radio con un formato music & news, l’aggregatore liquido lascerà intatto il contenuto originale della stazione, cioè il contributo del conduttore (quindi la personalità del contenuto), modificando la musica in funzione del profilo specifico dell’utente (cosicché ogni ascoltatore avrà una conduzione integrata in una playlist tarata sul suo gradimento senza per questo decadere nella convenzionalità di una successione individualizzata). Si tratta, in definitiva, della mutazione dei modelli Last.fm e Radio di Spotify, che consentono agli utenti, nel primo caso (Last.fm) di inviare le canzoni ascoltate al loro account (l’analisi effettuata da Last.fm permette agli utenti di Spotify di comprendere quali canzoni o artisti ascoltino di più) e, nel secondo caso, di generare playlist casuali basate su generi e decenni specificati dal fruitore (la funzione Artist Radio crea sequenze casuali di canzoni di artisti collegati all’autore selezionato, incluso lo stesso).
Evidente che in una prospettazione come quella enunciata il futuro editoriale radiofonico sarà pressoché esclusivamente concentrato sui contributi originali, con particolare riferimento agli apporti umani non surrogabili a mezzo software, in specifica relazione con la conduzione ed con l’informazione. Appena opportuno è precisare che anche la pubblicità sarà “liquida”, cioè personalizzata sul profilo dell’utente, qui aderendo all’ormai classico modello di Google. Sotto l’aspetto strettamente strategico-economico è intuitivo che il maggior valore aggiunto di un aggregatore è sin d’ora costituito dalla gestione del “Big data” cioè una raccolta di dati estesa degli utenti in termini di volume e varietà con l’obiettivo di estrarre informazioni aggiuntive ed eterogenee rispetto a quelle che si potrebbero ottenere analizzando piccole serie, con la stessa quantità totale di dati (trattasi del modello adottato dai social e dai grandi player del commercio elettronico3 per sondare le tendenze del mercato attraverso il fiume di informazioni che viaggiano e transitano attraverso il web). (M.L. per NL)
1 Il Medium Rectangle è il formato pubblicitario più popolare sul Web grazie ad una forma che rende facile e immediata l’esecuzione di qualsiasi soggetto creativo;
[2] ll Centro Media è una agenzia attraverso la quale le aziende delegano la pianificazione della pubblicità sui vari mezzi disponibili (carta stampata, televisione, radio, internet);
[3] come Amazon;