Il giorno dopo il 24 aprile, data fissata dalla Delibera 664/09/Cons dell’Agcom come termine per la presentazione delle domande per i fornitori di contenuti per la radio digitale terrestre da parte dei soggetti già attivi in ambiente analogico, si comincia a riflettere sul prossimo scenario.
Che è di mere ipotesi, più che di certezze. Anche perché – e pochi ci hanno fatto caso – è la prima volta che gli operatori sono stati chiamati ad avanzare un’istanza per ottenere qualcosa che ancora non hanno. Sino ad ora le emittenti esistenti avevano, infatti, sostanzialmente chiesto allo Stato la ratifica delle condizioni d’esercizio di fatto (L. 223/1990), oppure l’abilitazione a proseguire l’esercizio dell’attività (L. 66/2001). Mai, però, era stato loro consentito di avanzare istanza per ottenere più di quanto già posseduto (che peraltro dovrebbe essere la regola, e non l’eccezione, come invece accade sovente nel nostro curioso paese). In un certo senso, quindi, si è trattato di un salto nel vuoto. Perchè nessuno oggi può sapere quale sarà il riscontro del mercato verso la radio numerica e ciò tanto più che essa si affiancherà, senza sostituirla, alla radio analogica. Forse nuove ed interessanti opportunità deriveranno dal simulcasting digitale in banda VHF III; ma quel che è certo, per ora, è solo che dallo sviluppo della radio digitale terrestre discenderanno nuovi costi in aggiunta a quelli per sostenere la diffusione analogica. A breve il dipartimento delle Comunicazioni del Ministero dello Sviluppo Economico renderà noto l’elenco dei soggetti autorizzati alla fornitura di contenuti digitali, così come previsto dalla richiamata Delibera Agcom n. 664/09/Cons. Si stima (ma non ci sono dati certi) che le emittenti radiofoniche operanti dovrebbero essere un migliaio, gestite da circa 800/900 soggetti (molti sono i pluriconcessionari). Interessante sarà pertanto vedere quanti di questi hanno avanzato istanza per conseguire una priorità d’accesso al nuovo assetto misto analogico/digitale. Che se è una vera e propria scommessa, possiamo però darla già per vinta da un terzo inaspettato. Quel dicastero dello Sviluppo Economico che, con un’abile mossa, è riuscito, in men che non si dica, a farsi pagare in maniera indolore i propri crediti da emittenti morose anche dal 1995. Perchè – lo ricordiamo – uno dei requisiti per la presentazione delle domande per la fornitura di contenuti sulla radio numerica era proprio la regolarità del versamento dei canoni concessori. Regolarità che i più hanno dovuto dimostrare correndo in fretta e furia a versare gli arretrati. (A.M. per NL)