Sonoro schiaffone sulla faccia dei guru della radio analogica dal 15° Rapporto del Censis (NB: non un’indagine di parte…).
In particolare a quelli secondo cui la radio va ed andrà sempre benissimo così (-2,9% rispetto al 2017, cfr. Censis); l’FM vivrà per sempre (-55% nelle case), l’ascolto in auto prospera (-2,5%, secondo il 15° Rapporto) ed altre anacronistiche sciocchezze propinate nella sala da ballo del Titanic… Il mezzo, secondo il Censis, è invece in profonda trasformazione, come peraltro dimostrato dall’inversione ad U dei principali player in particolare a riguardo di aggregatori, smart speaker e visual radio, che già avevano preso atto del problema a seguito del milione di ascolti certificato come perduto nell’indagine TER.
Infatti, la Radio perde il 2,9% degli ascolti e sul suo presidio primario, l’auto, cala del 2,5%, per fortuna recuperati dall’ascesa dell’ascolto IP in generale.
Tuttavia il Censis riconosce che il medium è all’avanguardia nei processi di ibridazione del sistema dei media, con chiaro riferimento all’integrazione della Radio nella Tv attraverso la componente visual.
Richiamando la famosa frase di Leon C. Megginson, erroneamente attribuita a Darwin, non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento. E la Radio ha nel suo DNA questa capacità. Quelli che probabilmente non ce l’hanno, invece, sono alcuni dei suoi protagonisti.