Radio digitale: percorso a tappe per dilaniare le piccole radio locali od opportunità per svegliarsi dal torpore?

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Il Conna è una delle più antiche associazione di emittenti radiotelevisive locali italiane.

Posa infatti le sue radici addirittura nel 1976, quando si costituisce sotto il nome di "Comitato difesa Montecavo", per poi evolvere giuridicamente nel 1980 come AEL (Associazione emittenti del Lazio), modificando quindi denominazione in Coordinamento nazionale Emittenti nel 1981, per assumere, infine, l’attuale denominazione nella metà degli anni ’80. Da sempre il Conna è presieduto da Mario Albanesi, un ingegnere-giornalista di grande cultura e dai principi netti, capace di portare avanti battaglie durissime a volte (quasi) da solo. Molti dirigenti del MSE-Com, dell’Agcom (soprattutto quelli che già occupavano le sedie quanto ancora l’organo si chiamava Garante delle tlc) e del Dipartimento Editoria della Presidenza del consiglio dei ministri, ricordano molto bene le infiammate arringhe dei rappresentanti del Conna su argomenti scottanti per le emittenti locali quali: il Piano di Assegnazione delle Frequenze (chimera dell’etere italiano), i canoni di concessione, i requisiti per esercitare l’attività a carico delle stazioni locali, le provvidenze per l’editoria, ecc. L’associazione presieduta di Albanesi non ha mai risparmiato critiche sferzanti nei confronti degli altri sindacati, in particolare verso quelli monorappresentativi, oppure quelli paralizzati dalla presenza tra gli associati di grandi organizzazioni con interessi agli antipodi rispetto a quelli di enti più piccoli (noi stessi, su queste pagine, più di una volta abbiamo evidenziato come sia impossibile per un sindacato difendere al medesimo tempo le posizioni delle reti e delle emittenti locali, che per natura sono spesso contrastanti). Ora, dopo essere stata praticamente l’unica associazione di emittenti locali ad aver preso le distanze dal digitale terrestre televisivo (NB: non verso il digitale tautoradio20HD20Ford 1 - Radio digitale: percorso a tappe per dilaniare le piccole radio locali od opportunità per svegliarsi dal torpore?v in generale, ma nei confronti del DTT come introdotto nel nostro Paese), il Conna ha reagito in una maniera durissima contro quello radiofonico, pubblicando on-line, in 6 puntate, lungo una decina di giorni, un articolo in cui la radio numerica, per come voluta dall’Agcom con la delibera 664/09/Cons, viene demolita nei suoi principi ispiratori. Mario Albanesi, nel suo esteso articolo a puntate, non fatica a far notare come tale novella normativa potrebbe costituire un percorso a tappe lungo il quale cadrà un altro buon numero di piccole emittenti radiofoniche locali e che si arresterà solo quando sarà raggiunto quel famoso equilibrio di mercato locale che si vorrebbe costituito da circa 200 emittenti commerciali e 300 comunitarie (oggi sono circa 900 in tutto). Ma, allo stesso tempo, il Conna riconosce che questa potrebbe essere, per il comparto della radiofonia locale minore, una buona occasione per svegliarsi dal torpore e riprendersi dall’inedia che l’hanno caratterizzato almeno nell’ultimo decennio, tanto più che, ormai definitivamente terminato il periodo d’oro della compravendita delle frequenze, ai soggetti rimasti sul mercato non rimane che valorizzare la propria impresa come azienda editoriale vera e propria piuttosto che come mero (ed avvilente) insieme di "beni strumentali" nell’accezione contabile del termine. Oggi l’associazione Conna pubblicherà sul proprio sito l’ultima delle 6 puntate dell’articolo di Mario Albanesi; ma ha ritenuto di concederne in anteprima a questo periodico la pubblicazione.
Di seguito, quindi, riportiamo ampi stralci della serie degli interventi del presidente del Conna sulla radio digitale (la versione integrale può essere letta sul sito dell’associazione), pubblicando invece (in anteprima) per intero l’ultima (6^) puntata. (A.M. per NL)
 
(1) LA “DELIBERA” DIGITALE
 
di Mario Albanesi (presidente Conna)
 
Le numerose visite alle “ultimissime” dei nostri siti ponevano implicitamente altrettante domande: come è possibile che il Conna non abbia ancora preso posizione sull’ultima trovata della sperimentazione digitale delle radio? Abbiamo volutamente aspettato un po’ di tempo prima di far sentire la nostra voce per non intralciare gli affari – e lo abbiamo già fatto in altre occasioni – di chi per mestiere gestisce uffici commerciali di supporto a radio e tv. Non appena, è stata annunciata l’ennesima "delibera" dell’autorità sulla sperimentazione del digitale radiofonico infatti, le radio sono state immediatamente bombardate di offerte di iscrizioni, di consorziamenti e di assistenza: come turbare questo momento felice per molti (detto senza ironia alcuna) che negli ultimi anni sono stati colpiti da una dura crisi? Il Conna che non ha interessi economici in gioco, come associazione sindacale non profit di categoria non vede, ovviamente, come “concorrenti” coloro che svolgono una attività amministrativa, la sola posizione chHD20Radio20mobile 1 - Radio digitale: percorso a tappe per dilaniare le piccole radio locali od opportunità per svegliarsi dal torpore?e riteniamo indecente è quella di coloro che pur mirando solo ai loro guadagni (sono indicative le ingenti quote di iscrizione che sottraggono annualmente a degli sprovveduti senza fare praticamente nulla) si spacciano per organizzazioni di categoria. Il Conna è sempre stato presente nei momenti cruciali, per esempio quando concepì e riuscì a far inserire un emendamento al decreto-legge 19/10/1992 n. 407 coordinato con la legge di conversione 17/12/1992 n.482 che sollevava da canoni e cauzioni quelle radio che avevano un massimo di 4 trasmettitori della potenza massima di 400 W ciascuno sottraendole ai boia che le volevano costringere al silenzio. Oppure quando in tempi più recenti salvò circa 200 radio dalla chiusura certa ottenendo la riapertura dei termini per trasformare le ditte individuali in associazioni. Chi ha fatto in Italia per le emittenti locali ciò che noi riuscimmo ad ottenere in queste due occasioni? Eppure molti titolari di emittenti “beneficiate” si guardarono bene dal rafforzare la nostra associazione preferendo farsi incantare da sirene travestite da procacciatori viaggianti di iscritti al soldo di note "associazioni” a carattere speculativo. Fatta questa premessa per chiarire i termini della questione, con gli articoli che seguiranno, andremo al sodo e studieremo il da farsi.
 
(2) IRRESPONSABILE IMPREVIDENZA
 
Sull’atteggiamento dell’autorità e di Corrado Calabrò abbiamo già detto e scritto (…) Per quanto ci riguarda, chi ha buona memoria ricorderà che in tempi lontani abbiamo parlato della rovina che avrebbe potuto colpire televisioni e radio con scelte avventate di finto progresso tutte da verificare. Il "digitale terrestre" – come avevamo previsto – si è rivelato inadatto anche dal lato tecnico a servire il territorio italiano e a questo ostacolo che tocca quell’utenza che non ha la ventura di risiedere in prossimità dei punti di diffusione, si sono aggiunti inconvenienti che si sono riflessi contro gli interessi delle televisioni il cui numero degli ascoltatori è sceso fino al livello di meno 55 per cento. DAB%20RADIO - Radio digitale: percorso a tappe per dilaniare le piccole radio locali od opportunità per svegliarsi dal torpore?Le ragioni sono molteplici; a quelle tecniche e dell’allargamento dell’offerta delle reti nazionali, si è aggiunta l’irresponsabile imprevidenza dell’autorità per le comunicazioni che non ha provveduto per tempo all’adozione di un decoder unico come stabiliva la legge e ad adottare sistemi per una facile ricerca da parte degli ascoltatori delle stazioni che erano soliti vedere. Poi si è aggiunta tutta una casistica di impedimenti di genere diverso e gli esempi ognuno se li può cercare autonomamente. Uno dei tanti che ci viene in mente è quello di un ascoltatore tipo impossibilitato a ricevere una delle tre reti nazionali (Rai, Mediaset, e La7) al quale è stato consigliato di acquistare decoder e parabola per sintonizzare TvSat. E’ intuibile che questo spettatore non potrà più ascoltare le emittenti locali che abbisognano di un altro tipo di decoder: una perdita che sommata a tante altre cause andrà ad aggravare la già forte emorragia di pubblico. Le televisioni locali a cominciare da quelle della Sardegna non sanno come uscire da questo imbroglio perché attualmente si trovano nelle medesime condizioni di un’auto cui il motore sia stato improvvisamente spento: il veicolo ancora procederà, ma lo farà per inerzia, cioè con l’energia residua immagazzinata. D’altra parte, hanno paura di uscire allo scoperto in ordine sparso informando la popolazione della violenza che stanno subendo dopo ben 35 anni di vita stentata perché sbloccherebbero sì, finalmente, lo scandaloso silenzio stampa sulla questione digitale, ma sarebbero costrette a dichiarare ai loro inserzionisti di non avere più la popolazione di un tempo cui "vendere" i loro prodotti.
 
(3) LO STALLO
 
(…) Come reagire quindi ad un pericoloso stallo che non è solo motivo micidiale di caduta per gli aerei? Agendo collettivamente. Intanto le televisioni devono sganciarsi (…) da associazioni che sono all’origine di tante prepotenze venute dalle istituzioni. IBOC%20Hd%20Radio%20tascabile - Radio digitale: percorso a tappe per dilaniare le piccole radio locali od opportunità per svegliarsi dal torpore?Esse, pur godendo della forza che le conferivano grosse aziende loro “assistite” si sono rivelate inerti, incapaci di organizzare una qualsiasi difesa (…) Come non bastasse hanno accettato senza battere ciglio che l’allora Ministero delle poste e telecomunicazioni rilasciasse nel 1993/94 false concessioni in assenza dei piani di assegnazione (…). Questa presa di coscienza e rimozione delle macerie del passato da parte delle aziende televisive a nostra opinione è essenziale per far pulizia e per spezzare il laccio di fil di ferro che si sta stringendo sempre di più minacciando di strozzare anche le più solide delle televisioni locali, quelle che ritengono ancora oggi di essere al riparo da ogni pericolo, le stesse cui era stato detto e promesso durante i “congressi” annuali organizzati da queste associazioni parassitarie che tutto stava procedendo per il meglio e che bastava far parte del “gruppo” per non correre rischi di sorta. In un primo tempo avevamo tentato di proporre un comitato di emergenza composto dalle varie associazioni, poi, constatando la spocchia e la malafede di certi individui insieme al precipitare della situazione, siamo giunti alla conclusione che un Supercomitato doveva germinare dalle emittenti medesime in modo indipendente, durante una loro riunione generale nazionale con l’esclusione di tutte le associazioni, nostra compresa. Diciamo subito che l’impresa non si presenta semplice perché il digitale terrestre imposto ancora in poche regioni non coinvolge la totalità delle emittenti ma solo una parte di esse; tuttavia, attraverso uno scambio di informazioni ed un allarme preventivo, forse sarà possibile “bucare” il muro di attendismo e indifferenza dei colleghi che ancora non si trovano nell’occhio del ciclone. Ci poniamo però a questo punto una domanda: riunione nazionale per dire e fare che?
 
(4) LE RAGIONI
 
L’azione del Supercomitato, avendo come interlocutori principali il governo e l’autorità di Calabrò con le sue “delibere” a ripetizione deve essere delineata e impostata in partenza come segue (simulando la voce delle emittenti fatta propria da uno staff legale): “Siamo stati investiti da una operazione di finto progresso che ha cambiato completamente le basi sulle quali erano state rilasciate le “concessioni”, è come se si fosse obbligato un settore qualsiasi dell’industria e del commercio a cambiare totalmente i propri indirizzi, i piani di produzione, le macchine e le basi consolidate della sua attività oltre ogni ragionevole e normale avvicendamento tecnologico. In sostanza sono state alterate profondamente le regole del gioco che vanno al di là di ogni adeguamento di mercato. Ne consegue che tutti gli oneri economici e di altro genere derivanti da una operazione avventata e accelerata che si dice concepita a vantaggio dei cittadini– fatte salve responsabilità di carattere penale per abusi in atti di ufficio di ministeriali e dell’autorità -sia giusto vengano sostenuti dallo Stato per un congruo periodo di anni e non ricadano sulle aziende che non hanno responsabilità alcuna”. autoradio - Radio digitale: percorso a tappe per dilaniare le piccole radio locali od opportunità per svegliarsi dal torpore?Ce n’è abbastanza per una class action che ponga con le spalle al muro i responsabili dei governi che verranno e dell’attuale che ha pure anticipato di tre anni una disgraziata operazione, affinché siano indotti in futuro a mostrare tutto il rispetto che meritano mezzi di pubblica utilità quali sono le radio e le televisioni, e per l’immediato, chiamando per nome tutte quelle persone che hanno dimostrato imprudenza, impreparazione e menefreghismo in misura inaudita (…) Pur presentando in partenza una fondata motivazione degna di essere presa in considerazione, il ricorso o i ricorsi in chiave giudiziaria non potranno costituire un atto isolato ma dovranno essere uniti ad una azione coesa di massa autoguidata che miri ad informare i cittadini sulla gravità delle scelte compiute che si ritorcono sui loro interessi informativi e su come poterne attenuare gli effetti nefasti. Raramente Televisioni e radio hanno utilizzato a loro difesa le potenzialità informative in loro possesso; lo fece Fininvest con le trasmissioni di Maurizio Costanzo a metà Anni ottanta quando ritenne di dare una forte “spallata” in suo favore volta a ottenere ciò che nessuna impresa al mondo era mai riuscita ad ottenere, ovvero la proprietà di intere reti a copertura nazionale: un cattivo esempio che si estese rapidamente a macchia d’olio in tutto il mondo e che assestò un primo colpo all’esistenza e al prestigio dell’emittenza locale fino ad allora in costante ascesa e crescita. Un altro esempio venne poi da ReteMia, l’emittente di Giorgio Mendella il tele-finanziere di Lucca che nonostante fosse in difficoltà per cause da lui stesso provocate, riscosse un forte appoggio popolare.
 
(5) PENOSO FRAZIONAMENTO
 
L’emittenza televisiva locale, per il suo penoso frazionamento, non ha mai sfruttato a sua difesa le enormi potenzialità insite nei mezzi di diffusione che possiede come seppero fare le emittenti nazionali e che avrebbero potuto bloccare tante regole di ordinaria ingiustizia, alcune di esse palesemente incostituzionali, ma oggi è il momento che esse riguadagnino il tempo perduto e lo facciano trovando un momento di intesa fra di loro: sottostare in silenzio ai diktat di chi rappresenta molto male le istituzioni, è augurabile susciti in tutti un moto di indignazione e di ribellione. Il nostri consigli per quanto riguarda le televisioni finiscono qui. Come non bastasse il caos scatenato dall’imposizione intempestiva del digitale terrestre televisivo, l’autorità di Corrado Calabro e il delegato alle comunicazioni Paolo Romani, si sono inventati la “sperimentazione radiofonica digitale”, creandosi l’alibi delle imposizioni europee quando in altri casi se ne sono tranquillamente infischiati. La diffusione radiofonica in digitale terrestre rischia di essere più infelice di quella televisiva perché gli esperimenti tecnici che sono stati tentati fino ad oggi si sono rivelati fallimentari, mentre quelli da satellite – come per la televisione – specie se integrati da gap fillers, offrirebbero prospettive di studio meritevoli di essere approfondite. IBOC - Radio digitale: percorso a tappe per dilaniare le piccole radio locali od opportunità per svegliarsi dal torpore?E’ così che questa indefinibile “autorità”, in solitudine, cioè senza sentire nessuno, invece di fermarsi e riflettere sui clamorosi errori che ha commesso, trascinata dall’onda incessante dei conati da “delibere”, nel novembre scorso ne ha prodotto un’altra, di una ventina di pagine, la numero 664/09 con allegato regolamento, scritta con una arroganza rivoltante, dove dopo la consueta serie scolastico/dilettantesca di “visto” e “vista” che caratterizzano tutti i suoi provvedimenti, viene stabilito che per essere abilitati a fornire programmi radiofonici in tecnica numerica è fatto obbligo di rivolgere domanda al ministero entro quattro mesi dall’entrata in vigore del regolamento medesimo (24 aprile 2010). Semplice no? Le radio di tutta Italia “produttrici di contenuti” dovrebbero caricarsi di spese per una decina di anni e forse più (apparecchiature di trasmissione, postazioni, antenne, spese generali e di energia elettrica) per giunta consorziandosi, senza poter guadagnare un centesimo di euro stante la completa assenza di ricevitori da parte dell’utenza. Non essere “abilitati” d’altra parte significherebbe che non appena fossero presenti sul territorio italiano un certo numero di apparecchi ricevitori, tutti coloro che operano in banda di modulazione di frequenza verrebbero immediatamente “oscurati” fra il silenzio generale.
 
(6) TANTE ASSOCIAZIONI
in anteprima per NL
 
Può stare il in piedi tutto questo pasticciaccio brutto giocato sulle spalle di una emittenza locale già provata da anni di inedia e spesso in difficoltà, specie in questo periodo di crisi economica? Non ce n’è abbastanza per alzarsi in piedi e dire “no, alle vostre condizioni”? E qui si pone il medesimo problema che hanno le televisioni, cioè quello di scrollarsi di dosso anzitutto le sanguisughe affariste e incapaci che hanno determinato l’attuale degrado sostituendole con uno studio amministrativo di consulenza degno di questo nome, e poi – sul piano strettamente sindacale – giungendo ad organizzare una difesa in chiave moderna del tipo di quella che in passato riuscì a limitare l’animosità contro le “locali” di politici e funzionari amministrativi: numerose manifestazioni di piazza del Conna, occupazione della principale vetta di trasmissione di Roma e altro. DAB%20+%20ricevitore - Radio digitale: percorso a tappe per dilaniare le piccole radio locali od opportunità per svegliarsi dal torpore?Oggi però esistono a differenza di quei tempi ormai lontani mezzi che allora non c’erano (comunicazione elettronica, la già citata class action, leggi infarcite di casi macroscopici di incostituzionalità maggiormente dimostrabili ecc..) che possono essere utilizzati per scoprire le carte di chi persegue lo sporco gioco di approntare altre leggi, regolamenti e “delibere” pur di favorire gli asfissianti monopoli che esigono una concentrazione ancora più massiccia dei mezzi di comunicazione di massa. A differenza delle televisioni che avendo in genere maggiori capacità organizzative e finanziarie possono difendersi attraverso un Supercomitato nazionale, le radio devono svolgere una azione simile e altrettanto dirompente su scala regionale o provinciale creando ovunque grandi e piccole associazioni territoriali, primo passo, se non sarà possibile modificare profondamente la “Delibera” 664/09/ per la creazione di eventuali consorzi, che devono essere costituiti senza fretta, con molta ponderazione, tenendo conto che per la loro formazione non sono state fissate date come per i “fornitori di contenuti”. Queste associazioni dovranno necessariamente far capo ad una organizzazione sindacale centrale: se al Coordinamento nazionale (Conna) e al suo giornale Nuove Antenne che hanno assunto questa veste fin dal loro nascere verrà riconosciuta questa funzione saranno a disposizione come parte promotrice e organizzatrice, altrimenti continueremo a curare gli interessi dei soli associati. Sarà necessario però procedere rapidamente indicando intanto a tutti i responsabili delle associazioni territoriali e ai singoli come rivolgere entro il 24 aprile autocertificazioni e domande nelle varie tipologie per ottenere l’autorizzazione alla sperimentazione; fatto questo primo passo per restare comunque dalla parte della ragione e della “delibera”, dovrà essere organizzata una potente attività di informazione a tappeto diretta alla popolazione di tutta Italia e ai politici eletti nelle varie regioni, affinché tutti vengano posti a conoscenza che alle tante attività di questo governo – spesso in contrasto con gli interessi dell’intera collettività – si deve aggiungere l’intento di fatto liberticida di voler calpestare l’art. 21 (libertà di espressione) ed l’art.41 comma 1 (libertà di iniziativa privata) della Carta costituzionale. A questo scopo dovranno essere realizzati “spot” e comunicati in stretta collaborazione e magari in concorso con le associazioni medesime. Per quanti vorranno rispondere, specie se intenzionati a creare gruppi locali o a presiedere associazioni mettiamo a disposizione i nostri siti Internet e lo speciale indirizzo di posta [email protected]

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