Radio digitale: la complessa integrazione con l’infomobilità e il rischio di finire impantanati ancora per venti anni col monoformato

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Ieri, a Torino, si è tenuto il salone ITN Infrastructure, telematics, navigation/Telemobility.

Un evento che si presentava come il primo "in Europa in grado di offrire una visione completa, dalle infrastrutture intelligenti e smart grid ai sistemi di posizionamento e servizi di geolocalizzazione, tutti sotto lo stesso tetto". Lì, l’amico Andrea Lawendel, giornalista e instancabile aggiornatore di quella miniera di informazioni sull’evoluzione del mezzo radiofonico sotto il profilo tecnico che è Radio Passioni,  ha moderato un convegno sulle prospettive dell’infomobilità con l’introduzione della radio digitale. In verità, non è emerso – come del resto era ovvio – nulla di sconvolgente a riguardo della letargica radio numerica. Nondimeno, Andrea ha raccolto alcuni segnali che meritano riflessione ed una nostra annotazione finale.iphone20radio 1 - Radio digitale: la complessa integrazione con l'infomobilità e il rischio di finire impantanati ancora per venti anni col monoformato "Che la radio digitale non sia solo audio, che tra i vari servizi ci siano anche le informazioni a supporto di mobilità veicolare più sicura, razionale, efficiente lo sappiamo benissimo – scrive Lawendel su RP – Che la famiglia di standard TPEG rappresenti una evoluzione sostanziale rispetto alla tradizione rappresentata dall’RDS-TMC (una tradizione che in Italia non è mai stata sfruttata come avrebbe potuto), lo sto ripetendo fino alla nausea". "L’unica differenza rispetto al passato è che alcuni degli ostacoli normativi al radicamento del DAB in Italia sono stati rimossi e che per la prima volta in 15 anni siamo più o meno nelle condizioni di poter sperare che alla prossima edizione di ITNexpo si possa parlare di concreti casi di implementazione. Nel contesto dell’infomobilità rimane una perplessità che non sarà facile fugare nel breve termine e che è emersa in modo appena accennato negli interventi che si sono succeduti poco fa (per l’audio dell’evento dovrete attendere una connessione meno labile della chiavetta USB che sto utilizzando adesso). L’industria dei terminali è obbligata in qualche modo a risolvere la catastrofica carenza di ricevitori veicolari, di autoradio compatibili con la famiglia Eureka 147. Quello che è stato fatto finora è riuscito solo in minima parte a intaccare la richiesta di dispositivi per la mobilità personale. All’interno dell’auto non c’è ancora modo di ricevere, via DAB, quella pletora di servizi grafico-testuali di cui sentiamo parlare tanto in questi dibattiti. Certo, gli ultimi segnali che arrivano dai costruttori di chipset sono incoraggianti, ma è vitale che questi segnali siano raccolti dall’industria della car radio. Forse a questo proposito possono giovare gli esempi di dispositivi per i servizi di real time traffic information diffusi da infrastrutture numeriche satellitari (Sirius XM) e terrestri (HD Radio) negli Stati Uniti. Più che alla XNAV43HD che Dual aveva annunciato all’inizio dell’anno per i servizi di infotraffico da stazioni HD Radio (il ricevitore non è ancora riportato come disponibile sul sito Dual) penso ai sistemi aftermarket che Alpine e Eclipse hanno realizzato per il servizio Sirius Traffic dell’operatore satellitare SHD20Radio20autoradio 1 - Radio digitale: la complessa integrazione con l'infomobilità e il rischio di finire impantanati ancora per venti anni col monoformatoirius XM. La soluzione Alpine richiede il ricevitore Sirius SIR-ALP10T e un sistema di navigazione Alpine NVE-N872A, mentre Eclipse ha in catalogo un dispositivo con display da 7 pollici AVN6610 da utilizzare con il ricevitore satellitare Sirius SIR-ECL2nt. Non stiamo parlando di un’offerta ricchissima, ma sono punti di riferimento che fanno riflettere sulle reali opportunità di mercato di servizi che non sono comunque facili da gestire". Un commento che rafforza quanto da noi scritto ieri circa la necessità che Agcom, che sta per licenziare il regolamento per la radio digitale, ritorni sui suoi passi, modificando una bozza deleteria e anacronistica per lo sviluppo del medium in chiave numerica, introducendo quel concetto di neutralità tecnologica, che aveva enfatizzato pochi anni fa, per evitare di cadere nuovamente nelle sabbie mobili del monoformato (o quasi), che già avevano portato, con l’impiego del fallimentare DAB-T Eureka 147, a 20 anni di stasi. Vogliamo infatti aspettarne altri venti per capire che il futuro della radio digitale sarà contraddistinto da più tecniche trasmissive?
 

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