Switch-off radiofonico in Gran Bretagna nel 2015, con obbligo per network e radio regionali di lasciare l’FM alle radio "ultra-locali", adottando una controversa tecnologia monoformato (DAB "europeo", operante in VHF III, come in Italia del resto).
Una decisione che agli osservatori qualificati ed agli esperti del settore è parsa avventata e che, con ogni probabilità, non troverà adesione in nessun’altra parte d’Europa. Sebbene la volontà britannica vada adeguatamente contestualizzata, per esempio considerando che il governo locale si era esposto verso l’obsoleto formato Eureka 147 in maniera così massiccia da rendere impensabile una retromarcia (ancorché davanti ai disastrosi rendiconti degli operatori), sono ancora troppi i nodi da sciogliere in un programma di spegnimento dell’analogico che pare un diktat più che la logica conclusione di un processo tecno-sociale. Le spine che rischiano di far sanguinare l’antico mezzo di informazione nella fase del traghettamento tecnologico sembrano veramente troppe: dall’elevatissimo numero di apparati tradizionali ancora in commercio (nonostante oltreamanica la vendita di radio con ricevitore DAB-T incorporato non abbia certo registrato i numeri irrisori degli altri paesi), all’evidente disinteresse della popolazione per il medium numerico via etere; dalla scarsa qualità d’ascolto indoor del DAB-T (lontana dalla FM evoluta) che, utilizzando la banda III VHF impone nei casi di maggior distanza dai trasmettitori l’utilizzo di un’antenna esterna (come per la tv) – con conseguente cablatura della casa (tanto varrebbe allora utilizzare le Internet radio…) – alla chiusura di promettenti formati digitali alternativi (addirittura nel testo normativo non si fa riferimento alla radio via web, cioè lo standard che sta riscuotendo il maggior successo al mondo!). Rimane poi il dubbio amletico: l’utilizzo dell’FM abbandonata, posto che del maiale radioelettrico non si butta via niente. Che farne se non destinarla all’HD Radio, al DRM o comunque alla radio digitale in modulazione di frequenza? E allora torniamo al punto di partenza: non sarebbe stato meglio ipotizzare un simulcasting analogico/digitale in modulazione di frequenza quando fattori tecnologici e politici lo avessero consentito?. Si chiedono in molti: perché così tanta fretta nel voler abbandonare l’FM? Per capire, nel merito, come possa il Regno Unito essere arrivato ad approvare un provvedimento che ai più appare un vero e proprio omicidio volontario della radiofonia e che proprio per ciò, per molti altri, sarà presto oggetto di revisione normativa, attingiamo, come sempre, da Radio Passioni di Andrea Lawendel. (A.M. per NL)
"Dunque è arrivato il 9 aprile il Royal Assent al controverso Digital Economy Bill. In un clima ormai pre-elettorale, con l’aiuto dell’opposizione conservatrice, il governo di Gordon Brown ha fatto passare una legge che oltre a far passare severe norme contro la pirateria su Internet spiana il terreno normativo alla decisione di spegnere la radio analogica britannica, almeno quella dei network nazionali e regionali, addirittura nel 2015. Lasciando a quanto sembra di capire spazio solo alle emittenti ultra-locali, che potranno continuare a utilizzare l’FM (e forse le onde medie). Su un iter di approvazione così affrettato, come se su questa legge Gordon Brown si giocasse le speranze di rielezione, si leggono in queste ore molte critiche sulla stampa britannica. Mentre Frontier Silicon, principale fornitore di componentistica DAB, esprime – comprensibilmente – una grande soddisfazione. Difficile condensare qui il dibattito attualmente in corso, mi limito a inserire due commenti di ElectronicsWeekly, dove tra l’altro si cita il documento ‘Digital Switchover of Television and Radio in the United Kingdom’ fatto circolare alla House of Lords. Un testo pieno di sensate obiezioni, dove si legge tra l’altro che tutto sommato sulla radio analogica esiste, da parte degli ascoltatori, un forte grado di soddisfazione: "From the perspective of the general public, the case for switchover to digital radio is much less clear than for television. Although there are problems of reception quality in some areas, there is a high degree of listener satisfaction with the FM and AM services currently available. There is no polling evidence on whether consumers wish to receive national radio services in digital only. Ofcom’s latest research found 94 per cent satisfaction among radio listeners with the radio content they receive56. We received written submissions to this inquiry from over 120 members of the public, many of whom are unable to see how a switchover of the national radio channels to digital only would benefit listeners. This included a number who already had bought and listened to digital radios and think that reception, particularly of music channels, is better on FM". La pagina ufficiale del progetto di legge la trovate qui mentre qui potete leggere un testo che purtroppo è solo una lunga lista di emendamenti ad atti precedenti, quindi non è di immediata comprensione. Un riassunto delle conseguenze della legge si trova qui sul sito del Primo Ministro. Le perplessità riguardano da un lato il problema delle radio analogiche – 50 milioni di apparecchi stimati – che in molte zone del Paese dovranno essere rottamate. Dall’altro quello della qualità di ascolto garantita dal DAB, che i critici definiscono troppo bassa. I fautori della legge citano le statistiche sulle kitchen radio che in questi ultimi anni sono state vendute con incorporato il DAB, milioni di apparecchi già utilizzati da una discreta percentuale di popolazione. Permettetemi di dire che sono statistiche del pollo, danno per scontato che accendere una radio con il DAB e l’FM equivalga ad ascoltare il DAB. Questo sarebbe (più probabilmente) vero se il DAB non desse tutti i problemi di ricezione indoor registrati da chiunque abbia *veramente* (non statisticamente) acceso un apparecchio. Non ho nulla contro il DAB, la trovo anzi una tecnologia interessante, a patto di usare codec musicali di ultima generazione, non quella schifezza di Musicam. Ma l’uso di frequenze in banda FM III trasforma di fatto la radio in un mezzo di diffusione che richiede, tassativamente, una antenna esterna, come per la televisione hertziana. Non si scappa da questo requisito, un ostacolo facilmente aggirabile ma pur sempre un ostacolo. E’ chiara l’intenzione del legislatore: spegnere l’analogico per favorire la transizione verso il digitale esattamente come è stato fatto per la televisione. Ma i vantaggi di una radio tutta digitale non sono quelli di una tv tutta digitale, neppure in termini di frequenze "ereditate". Quei 20 MHz tra 88 e 108 non sono un patrimonio così prezioso a meno di non pensare che lo switch off favorisca in questa banda l’adozione di tecnologie come DRM+ o HD Radio (non è una ipotesi inverosimile, anzi). C’è comunque un grosso rischio. Che a partire dal 2015 – se fosse davvero rispettata una data che sembra francamente troppo anticipata – per una parte significativa del pubblico britannico ascoltare la radio terrestre diventi più complicato, forse addirittura impossibile. I critici del DAB trovano molto strano che nel contesto di questa legge non si parli mai di Internet Radio, di Wi-Fi- radio. Tutto si concentra sul DAB, una tecnologia che per come è stata definita può essere implementata in uno scenario di convivenza che salvaguardi sia la radio analogica sia la radio digitale su IP, già molto concreta e apprezzata e oltretutto destinata a un brillante futuro con l’evoluzione della larga banda mobile. Approvare una legge così rischiosa, protezionista e poco lungimirante, solo per imprimere una accelerazione a una tecnologia, il DAB, che in un arco di quasi vent’anni non è riuscita a raccogliere chiari consensi di mercato è un atto a dir poco sorprendente. Soprattutto considerando che ad approvarla è una democrazia attentissima agli spazi autonomi di discussione. E’ probabile che ora questa discussione porti a un atteggiamento più prudente rispetto alle date e alla modalità dello switch off. Ma resta il fatto che il Digital Economy Bill è una legge approvata da una delle prime nazioni dell’UE che favorisce uno standard profondamente europeo come Eureka 147. E’ inevitabile domandarsi se il DAB farà giurisprudenza in Europa. Se porterà al delinearsi di una strategia di switch-off della radio analogica comune a tutti gli stati UE. Ci vorrà tempo ma è una conseguenza del tutto verosimile. La radio FM analogica (perché di questo ormai si tratta, le onde medie in Europa sono un retaggio che in ogni caso non resisterà così com’è per molti anni ancora e personalmente dubito che possano comunque evolvere al digitale) non esisterà più, anche se obiettivamente sembra ancora funzionare molto bene, considerando l’enorme semplicità di infrastrutture e dispositivi-utente e la grande, democratica facilità di accesso a questa risorsa. E considerando soprattutto la grande efficacia dell’attuale sinergia tra radio FM e Internet Radio, sinergia e semplicità che è molto più "digitali" delle astruse modulazioni numeriche favorite dalla inquietante norma approvata dalla Corona.
Government writes FM death warrantSteve BushFriday 09 April 2010
The Digital Economy Bill has become law, quelling arguments over the FM radio switch-off. A result of the pre-election legislation "wash-up", the move comes barely a week after a well-balanced House of Lords report questioned the wisdom of moving all national and regional radio broadcasting to DAB. It echoed many criticisms voiced over the bill, which is likely to consign all FM and AM radios to landfill in five years, except for listening to ultra-local (town-scale) FM stations. On the plus side, much of the world DAB industry revolves around decoder chips and modules from UK companies, in particular Frontier Silicon. These firms can expect a bonanza as consumers replace FM radios with DAB receivers. "The passing of the Digital Economy Bill into law is great news for receiver manufacturers," said Frontier CEO Anthony Sethill, "It provides the industry with the confidence it needs to increase investment in digital radio products across all sectors of the market including home, portable and in-car." The main reason for switching off FM is not to boost radio sales, but to cut broadcasting costs as many stations are currently simulcasted on FM and DAB. FM switch-off is not thought to be a cloaked Government money-raising venture as re-licensing VHF spectrum is likely to raise only a tiny fraction of the 3G sell-off. Digital radio switch-over arguments are unlikely to cease for long as the new law constructs a framework of conditions rather than fixing a date. It requires DAB coverage and listening-share to reach a certain level before FM switch-off can be initiated, followed by a delay before the transmitters are actually turned off.
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Digital radio switch-over under fireSteve BushWednesday 31 March 2010
In a report, the House of Lords has questioned digital radio switch-over provisions in the Government’s forthcoming Digital Economy Bill. The Bill, largely based on the Government’s Digital Britain report, proposes the transfer of all AM medium wave and FM VHF broadcast stations to DAB, leaving only ultra-local. The transfer date depends on certain criteria, but is intended to be 2015. The Lord’s report ‘Digital Switchover of Television and Radio in the United Kingdom‘ is comprehensive, being based on over 150 written submissions and stakeholder interviews. "The surveys show that there is strong public satisfaction with the present FM system and with the range of programmes that are provided," said the Report. "The case for radio switchover has not been made to the public although the date of switchover is only a few years away". This said, the Report is not anti-DAB and accepts the need for change, including moving away from simul-casting stations on DAB and FM as the doubled transmission costs are tough on the BBC and are close to crippling commercial radio broadcasters. "No one can be satisfied with the present position. There is an urgent need for clarity which was emphasised by almost all those who gave us evidence. No way forward is entirely painless but at the very least the public deserve to know what is being planned," said the Lords. "They need to be assured that every effort is being made to minimise their financial loss and that they will benefit from a better radio service. As taxpayers, they need to know how the costs of the programme will be apportioned."
Switch-over date
Amongst other topics, some of the fundamental statistics underpinning the choice of switch-over date are discussed. "An analysis of digital versus analogue radios sold in 2009 shows that, in the category of standalone radios, also known as kitchen radios, digital sets accounted for 63 per cent of all sales. Whilst this statistic for kitchen radios suggests a major shift in listening habits, Grant Goddard, an independent radio analyst, has pointed out that, if other types of radio are taken into account – for example, portable handheld radios, clock radios, mobile phones and hi-fi systems – the picture is very different. In 2009, sales of digital radios made up only 28 per cent of total radio sales". It also comments that sales figures for digital radios include radios which have both digital and analogue tuners as most DAB radios now on sale incorporate an FM tuner. Product development firm Cambridge Consultants (CCL) has also been questioning the approach taken in the Government’s Digital Economy Bill. CCL has consumer and wireless product expertise, and has developed a Wi-Fi enabled internet radio concept called Iona. Wi-Fi radio was largely absent from the Digital Britain report. "It is too soon to turn off analogue radio," CCL commercial director Duncan Smith told Electronics Weekly. "On one hand the Government is legislating for more sustainable product life cycles, which consumers are starting to care about; and on the other hand it is causing 100 million radios to be thrown in the skip in 2015." Smith claims he is not anti-DAB, but pro appropriate technology.
Additional services
He argues that, unlike TV watchers, radio listeners are usually concentrating on another activity – driving or in the kitchen for example – and do not need or desire the additional services made possible by digital technology. "This is not to say digital services are not important," he said. "For radio, listen-again and on-demand services would be a huge step forward". However, the Internet can provide such services, plus a back-channel and hi-fi quality bit rates, far better than DAB. When interactivity or hi-fi is required away from fixed access: "If we look forward to 2015, I can see mobile broadband being sufficiently prolific that if you want more than analogue radio it will be there for you," said Smith. "This could be cellular, or it may be WiMax or some other system. If there is a current need, someone will provide the bandwidth." He summarised: "Consumers will not adopt technology for its own sake. Many of today’s radio listeners in the UK are satisfied with FM most of the time, only listening to two or three stations. They will only make a switch if there is a much more compelling reason than what is currently argued for DAB. Hence, proposing a switchover to DAB without considering the merits of IP based radio services is premature".