C’è una domanda spinosa che circola da mesi tra i piani più alti dei gruppi radiofonici italiani: “Qual è il futuro della radio?”.
Domanda a cui su queste pagine negli ultimi mesi abbiamo cercato di dare una risposta con ripetuti interventi, prevalentemente nella direzione dello sviluppo dell’IP broadcasting.
Un quesito al quale ha dato una risposta (peraltro molto in sintonia coi nostri interventi) Giorgio D’Ecclesia, conduttore radiofonico, docente di Conduzione e Regia Radiofonica, autore del libro “Teorie e Tecniche di conduzione Radiofonica”), deus ex machina del portale Radio Speaker.
“Nessuno si vuole sbilanciare tra i grandi operatori: la risposta più comune è sempre la stessa: la radio sarà su tutte le piattaforme: FM, DAB e WEB. Ma io non ci sto, troppo comodo”, esordisce D’Ecclesia.
“Se ci pensate è come dire che la musica di oggi è su tutti i supporti: vinile, cd e online. Verissimo, è in tutti questi formati, ma da quanto tempo non inserite una musicassetta nello stereo di casa? Da quanto tempo non aprite un vinile? Quante volte al giorno invece ascoltate musica online da Facebook, Youtube, Spotify, dal sito o dalla App della vostra radio? Quindi qual è il supporto sulla quale si baserà il futuro della radio come la conosciamo oggi? Io sono pronto per sbilanciarmi: il futuro della radio è destinato ad essere sul Web. Non so quanto tempo dovrà passare prima che questa affermazione si trasformi in realtà, ma i segnali che arrivano sono, a mio avviso, tutti in quella direzione”.
Eppure non tutti sono concordi sul punto: “Le obiezioni classiche a questa affermazione sono di solito queste: “Lo streaming ha il problema della banda, il numero di ascoltatori contemporanei è limitato, quanti slot devi acquistare per arrivare a milioni di ascoltatori contemporanei?” e “La qualità audio dello streaming è bassa”. Tutte obiezioni valide, per carità, ma per quanto tempo lo saranno ancora? Le connessioni internet ormai permettono una qualità audio elevatissima e la banda è sempre più “larga”. Le compagnie telefoniche annunciano di voler introdurre tariffe flat anche per il mobile, quindi non avremo più i “giga contati” e non dovremo più aspettare lo scatto del mese per ricaricarci di connessione. La connessione sarà come quella di casa, si pagherà un mensile e si navigherà senza limiti a velocità elevatissime e a costi bassi”.
Anche l’automotive è pronto a dare uno scossone al sistema. “Sì, un altro segnale che punta verso quella direzione arriva proprio dal mondo delle automobili: i computer di bordo connessi ad internet sono già una realtà. Le autoradio saranno connesse ed è recente la notizia che la Vodafone ha aperto una sezione di Automotive dedicata. Ma a convincermi definitivamente sono state le risposte che mi sono dato a questa domanda: “Un consumatore medio preferirà avere una radio dab o fm che gli permetterà di ascoltare le radio della sua zona, o una radio connessa ad internet che gli permetterà di avere una vastità di scelta pressoché infinita e tutta una serie di contenuti multimediali connessi? Non so voi, ma io preferirei un’autoradio connessa che mi consenta di: scegliere tra le radio di tutto il mondo; ricercare una radio a seconda del tipo di musica/argomento trattato/Lingua, ecc.; ascoltare contenuti in digital audio o podcast; integrare l’audio con foto/video/testi; visualizzare il traffico o il meteo in tempo reale sullo schermo. Solo per citare le prime cose che mi vengono in mente. E se è vero che il mercato segue le esigenze dei consumatori, le aziende automobilistiche potrebbero scegliere di integrare molto presto le radio web nei loro dispositivi di serie. Considerando che oltre l’80% dell’ascolto radio avviene in auto, per proprietà transitiva il futuro della radio è On Line”.
E per gli addetti al settore cosa potrebbe cambiare con le Radio Online? “Nuovi Player: potrebbero arrivare nuovi player nel mercato, ad oggi esclusi per via della limitazioni delle concessioni e degli elevati costi dell’fm. La copertura del segnale potrebbe non fare più la differenza: a determinare il successo di un’emittente quindi non contribuirebbe più la copertura del segnale o la quantità di frequenze disponibili. Ci sarà un aumento base d’ascolto: il numero di ascoltatori potenziali potrebbe aumentare, basta considerare ad esempio tutti i nuovi ascolti provenienti dagli italiani all’estero. Vivremo l’esplosione delle radio tematiche: potrebbe esserci un’esplosione delle radio tematiche con contenuti specifici Aumento della produzione di podcast, audiolibri, audioguide, contenuti digitali. Assisteremo poi all’evoluzione del Programmatic: la pubblicità sarà gestita in modo completamente diverso e in base ai dati forniti dalla rilevazione degli ascolti in tempo reale ed avremo dati d’ascolto certificati (potremmo sapere quante volte, per quanto tempo, in quali orari quella radio o quel contenuto viene ascoltato. Oltre ad un’infinità di dati aggiuntivi)”.
Quando avverrà tutto questo? “Per ora è solo un’ipotesi di futuro e nessuno può sapere quando si avvererà. Un dato di fatto è che ognuno di noi passa la giornata con uno smartphone in mano, gli apparecchi radio tradizionali spariscono dalle case, dai negozi e dagli uffici e la fruizione di contenuti è sempre più online”.
Sicuramente temi su cui seguirà un lungo confronto: “Certamente, tanto che anticipo sin d’ora che avremo modo di approfondirli il 28 ottobre, a Roma al Web Radio Festival 2017 (www.webradiofestival.it)”. (E.G. per NL)