Una parte del settore radiofonico britannico non ci sta. Il governo di Sua Maestà ha da tempo presentato un piano, Digital Britain, che prevede, entro il 2015, il passaggio dalla modulazione di frequenza analogica al Digital Audio Broadcasting (con spegnimento delle antenne FM) per i network radiofonici nazionali pubblici e privati.
Come spiega l’amico-esperto Andrea Lawendel dal suo punto di osservazione online, ora, in previsione della discussione parlamentare delle norme che regoleranno la proposta di "switch over", un gruppo di editori in rappresentanza dell’emittenza FM e AM commerciale, una cinquantina di stazioni in totale, ha presentato alla House of Lords la prima dichiarazione ufficiale di contrarietà all’iniziativa. L’adesione da parte del Radio Centre – la federazione delle radio commerciali UK – al progetto di definitiva migrazione al DAB dei principali canali pubblici e privati, ha già provocato una scissione in seno a questa organizzazione. UTV Radio/TalkSport e UKRD, che possiede una quota di controllo in The Local Radio Company, se ne sono andate e ora insieme ad altre 11 aziende hanno presentato in Parlamento un documento che mette in dubbio le ragioni di fondo dello switch-off. Affermando tra l’altro che l’idea di migrazione parziale, che lascerebbe in FM solo le stazioni più piccole, rischia solo di penalizzare queste ultime. I firmatari di questa sorta di appello sostengono che sarebbe meglio piuttosto decidere per una data meno ravvicinata che riguardi la totalità delle emittenti. Contemporaneamente, continua Radio Passioni, sono uscite le ultime valutazioni RAJAR sull’ascolto della radio in UK e le notizie sono pessime per i fautori del DAB. L’ascolto è addirittura in contrazione e come se non bastasse l’insuccesso riguarda proprio i programmi presenti esclusivamente in digitale, come BBC The Asian Network, che costa 25 milioni di sterline e ha una audience di 360 mila ascoltatori, in calo rispetto allo scorso anno. 6 Music, altro canale BBC solo digitale, con quasi 700 mila ascoltatori, cresce leggermente ma potrebbe essere abolito nell’ambito di un’altra operazione di taglio dei costi sostentuti dall’emittente pubblica britannica. Come osserva giustamente The Register, l’ascolto del DAB rimane quasi statico, (pochi decimi di punto percentuale di crescita) a dispetto della penetrazione dei ricevitori nelle case, che è cresciuta di mezzo milione di famiglie. Il problema uovo-gallina si aggrava perché le stazioni solo DAB chiudono a causa dei bassi numeri di ascolto ma l’unico modo per far crescere le percentuali di ascolto è offrire una offerta esclusiva.