"No universal switch off date for analogue services in Band II can be planned". E’ questa la lapidaria quanto eloquente sentenza emessa al termine della decima riunione del gruppo FM PT45 dello European Communications Office.
Il gruppo di lavoro che si occupa di radio digitale e di digitalizzazione della radio analogica, riunitosi nei giorni scorsi a Copenhagen, in Danimarca (e di cui abbiamo dato conto su queste pagine), alla conclusione del consesso ha stabilito che i due possibili candidati per la digitalizzazione della banda II VHF (cioè la modulazione di frequenza), il DRM+ e l’HD Radio, per essere dispiegati su vasta scala richiederebbero una redifinizione delle soglie di protezione e una riallocazione delle frequenze emersa da una nuova conferenza generale. Che nessuno dei partecipanti dice di volere. L’unica cosa che si potrà fare è intervenire ad hoc per licenze su singoli servizi, a fronte di un esame della situazione, per scopi più esplorativi che altro. A livello europeo non si può fare altro per ora. Per acquisire un commento autorevole sui dati raccolti ed elaborati da FM PT45 ci siamo rivolti al lume della radio digitale in Italia, quell’Andrea Lawendel che i lettori di questo periodico ormai hanno ampiamente conosciuto e sicuramente apprezzato. "Io resto del parere che l’industria non è ancora pronta per il DRM+ e per quanto l’esperienza insegni che quando i presupposti ci sono la componentistica viene fuori in poco tempo, sono troppe le incognite tra un percorso di digitalizzazione totale (con modulazioni numeriche) rispetto a uno scenario di evoluzione anche a lungo termine che preveda una ibridizzazione sempre più spinta tra FM analogica e radiofonia su IP", ci ha spiegato il fondatore del seguitissimo blog Radio Passioni. "Sono molto più stimolanti idee come RadioDNS (che può fare da efficace ponte tra i metadati oggi trasmessi via RDS e Web) che pesanti interventi infrastrutturali obbligati, come quelli cui ci costringerebbero le modulazioni numeriche", ha rimarcato Lawendel. Il quale, a riguardo della scelta obbligata di convergere sulla banda III (DVB-T permettendo) – in presenza di oggettive difficoltà a digitalizzare, almeno nell’immediato, la modulazione di frequenza congestionata pressoché ovunque – ci ha dichiarato: "Il DAB su frequenze separate va benissimo, anche se i costi infrastrutturali sono ancora più onerosi. Ma c’è una incognita pesantissima che non è tanto legata alla componentistica e ai terminali (quelli arriveranno, autoradio comprese): la questione roof top. La banda III è un disastro per la ricezione indoor, un disastro autentico". Considerazione basate su verifiche dirette e puntuali: "Le mie esperienze di viaggiatore con radio al seguito sono molto eloquenti: man mano che ti addentri nelle case, più diventa difficile ricevere il DAB, occorre una antenna esterna come per la televisione analogica o digitale. Questo impatta moltissimo sull’ascolto in casa e in ufficio, mentre in mobilità restano ancora da risolvere i problemi delle autoradio DAB inesistenti". Insomma, ben venga la migrazione progressiva verso la radio digitale europea. Ma l’FM analogica non si tocca. A quanto pare ancora per tanto, tanto tempo. (M.L. per NL)