Radio digitale: esiti consultazione pubblica Agcom utilizzo frequenze OM/OC. Si parte bene ma si finisce male

Il 5 luglio scorso era scaduto il termine – fissato dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni – per presentare la manifestazione di interesse a trasmettere in onde medie e corte, tanto in tecnica digitale quanto in quella analogica.

I soggetti destinatari di tale invito – contenuto nella consultazione pubblica indetta il 29 maggio 2013 dal Consiglio dell’Agcom con delibera n. 366/13/CONS – erano, in particolar modo per le onde medie, i soggetti interessati all’utilizzo delle bande di frequenze progressivamente lasciate libere dalla RAI. La procedura avviata non era comunque finalizzata al rilascio di una licenza a trasmettere, bensì semplicemente a raccogliere dati e informazioni sull’effettivo interesse – da parte di soggetti privati – all’utilizzo di gamme d’onda abbandonate dalla concessionaria di Stato. Agcom ha ora pubblicato le risultanze dei dati elaborati alla luce della succitata consultazione pubblica (da cui allegati è emerso che ben più della metà dei soggetti che hanno riscontrato l’invito sono stati assistiti dalla struttura di competenze a più livelli Consultmedia, collegata a questo periodico, che aveva dato grande rilievo alla questione). Secondo l’Autorità, dalle memorie pervenute emergono interessi di una qualche rilevanza nei confronti dell’impiego della banda delle Onde Medie (OM: 526,5-1605 kHz), con bacini di diffusione di dimensione regionale o pluri-provinciale. Le effettive possibilità di crescita del mercato, secondo l’Autorità, non sono chiare; tuttavia occorre riconoscere che fino ad ora non ci sono state concrete possibilità di conseguire autorizzazioni e diritti d’uso delle frequenze per avviare l’esercizio di stazioni trasmittenti in tale banda. Nella banda delle Onde Corte, ove sono stati manifestati alcuni interessi particolari, secondo l’organismo pubblico "non appare al momento configurabile un utilizzo commerciale da parte dei privati, anche in considerazione della natura sostanzialmente internazionale della radiofonia in tali bande". Per l’ente di garanzia "esiste, di fatto, una disponibilità di risorse di spettro nella banda delle OM, già coordinata a livello internazionale presso l’UIT (piano di Ginevra 75), venutasi a creare a seguito della contrazione del servizio radiofonico svolto dalla Rai in tale banda. Tale disponibilità appare, tuttavia, contenuta rispetto alle possibili richieste che potrebbero emergere, anche in considerazione della scarsa appetibilità delle frequenza più basse che comportano maggiori complessità e costi impiantistici". Ciò posto, alla questione principale che Agcom si è posta nell’avviare la consultazione pubblica – ovvero se sussista la necessità di provvedere a limitare i diritti d’uso, prevedendo quindi il rilascio di diritti individuali – l’ente ha ritenuto di dover rispondere affermativamente, "quantomeno in virtù di un principio di cautela, considerando la numerosità delle manifestazioni di interesse acquisite, rapportata alle risorse disponibili. Non può, infatti, in alcun modo condividersi quanto sostenuto, in particolare, nella denuncia alla Commissione Europea, che non sussista la necessità, dal punto di vista della quantità di spettro disponibile e dei rischi di interferenza, di limitare i relativi diritti d’uso ricorrendo a procedure per selezionare i soggetti destinatari di assegnazione. Infatti, l’uno e l’altro elemento vanno correttamente valutati non sulla base della singola esigenza ma in un contesto di sviluppo del mercato, anche prospettico, ed in un contesto di rispetto degli accordi internazionali in materia di spettro radio che l’Italia ha sottoscritto. Pertanto un percorso efficiente di sfruttamento della risorsa richiederebbe innanzitutto una attività di pianificazione che tenga conto del vincolo del coordinamento internazionale delle frequenze e che, per lo specifico, deve fare riferimento agli Atti Finali della Conferenza di Ginevra 1975 dell’UIT, ed in secondo luogo l’adozione di un provvedimento che fissi i criteri e procedure di assegnazione dei relativi diritti d’uso. Va rilevato che gli attuali vincoli normativi che impediscono l’ingresso nel mercato di nuovi soggetti risultano ampiamente comprensibili se riferiti alla radiodiffusione analogica nella banda VHF (la banda 87,5-108 MHz), dove la situazione di oggettiva congestione delle utilizzazioni in atto rende di fatto impossibile ipotizzare l’ingresso di nuovi soggetti, se non a seguito di una sostanziale ri-pianificazione della banda e revisione della regolamentazione". "Tuttavia – spiega Agcom nel report finale – in caso di disponibilità di nuove risorse, come avverrebbe se si rendesse disponibile attraverso una pianificazione la banda delle OM, lo stesso vincolo non troverebbe giustificazione, ma al contrario, si ritiene che dovrebbe essere valutata l’opportunità di stabilire una riserva per i soggetti nuovi entranti. Gli operatori del servizio di radiodiffusione sonora sono attualmente impegnati in un significativo sforzo di sviluppo del mercato della tecnologia digitale DAB+ nella  banda VHF III e vedono con timore l’eventualità di dispersione di risorse dello stesso settore della radiofonia in altre direzioni, in un momento particolarmente critico di  crescita del settore". Per Agcom, "occorre infine tenere nel debito conto la preminenza del servizio pubblico  nell’impiego della banda delle OM, armonizzandone le esigenze, come detto anche  in via prospettica, con l’eventualità di un uso della stessa banda da parte di soggetti privati". Alla luce degli esiti della ricognizione, l’Autorità intende ora avviare approfondimenti tecnici in merito alle metodiche di efficiente pianificazione della banda delle OM, per un utilizzo per il servizio di radiodiffusione sonora in tecnologia sia analogica che digitale, in relazione alle tipologie di esigenze prospettate dai soggetti interessati al servizio radiofonico in tali bande, dando tuttavia preminenza all’evoluzione verso tecnologie digitali, che consentono uno sfruttamento più efficiente della risorsa e l’introduzione di servizi innovativi. L’autorità vuole poi avviare "approfondimenti in merito alla situazione del mercato della radiofonia in OM negli altri Paesi dell’area europea e valutazione degli sviluppi in corso a livello mondiale nel mercato delle tecnologie digitali" e dare avvio ad una "interlocuzione con il Governo in merito all’esistenza, nel vigente quadro legislativo, di ostacoli all’eventuale ingresso nel mercato di soggetti nuovi entranti che non siano cioè già concessionari o autorizzati per il servizio radiofonico in tecnica analogica". Agcom, infine, intende  disporre un attento monitoraggio dello sviluppo del mercato della radiofonia digitale secondo gli standard DAB+ nella banda VHF III, per valutarne le conseguenze sulla eventuale pianificazione ed utilizzo della banda delle OM. Sebbene meritevole, l’intervento dell’Agcom pare essersi fermato a metà del guado del processo di liberalizzazione di una banda finora monopolizzata da RAI, verso la quale si registra una sorta di timore reverenziale. Una immotivata sudditanza pari a quella manifestata verso le sperimentazioni DAB+, che vengono assunte a riferimento per decisioni future sulle OM e OC. In spregio al principio della neutralità tecnologica, che dovrebbe spingere a considerare ogni formato autonomo e meritevole di dignità di specifica trattazione. (M.L. per NL)
 

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