L’Unione europea di radiodiffusione (UER o in inglese EBU), ente che associa diversi operatori pubblici e privati del settore della teleradiodiffusione, sente il fiato sul collo delle telco quali probabili prossime candidate a trasportare contenuti radiofonici digitali, minando le rendite di posizione dei broadcaster e pertanto mette in guardia sui costi dell’IP broadcasting attraverso un’analisi tecnico-economica.
L’iniziativa di EBU (Cost-Benefit Analysis Shows Mobile Broadband Not an Economical Alternative to OTA Radio) si colloca in un momento storico di forte accelerazione dello sviluppo della radio digitale in Europa, che dopo un lungo periodo di acerrimo confronto tra i sostenitori dell’una o dell’altra tecnologia (FM, DAB+, HD Radio, IP Radio) ha preso la direzione di un sostanziale, quanto inevitabile (perché logico sul piano tecnico), compromesso attraverso l’hybrid radio (DAB+/mobile broadband), con declinazione tv (DTT, sat, smart tv) e switch-over con l’FM.
Lo studio tecnico realizzato dall’EBU, che cade in concomitanza con il consesso europeo IBC che ha quale filo conduttore l’IP broadcasting, pone a confronto i costi reali di distribuzione e fruizione della radio attraverso le soluzioni broadcasting classiche (FM/DAB) e IP mobile attraverso le statistiche disponibili nei principali cinque paesi UE (Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito), in relazione all’imminente introduzione delle connected car, che negli USA sta preoccupando fortemente tutti i broadcaster.
La modulazione di frequenza dagli esiti delle analisi EBU è risultata essere la piattaforma di distribuzione di contenuti radiofonici più costosa, mentre, secondo i rilievi dell’ente, “la transizione digitale verso il DAB ridurrebbe indiscutibilmente il budget attualmente necessario per l’esercizio dell’attività, consentendo di destinare maggiori investimenti nella produzione di contenuti e nell’occupazione”.
Per contro, la banda larga ha, come è naturale, un costo variabile che dipende dal tempo di ascolto (consumo di banda, lato utente) e dalla popolazione raggiunta (limite alla contemporaneità, lato emittente): allo stato, secondo EBU, si tratta di una tecnologia costosa e limitata per la distribuzione non in grado di competere con DAB, considerato che il costo effettivo di un minuto d’ascolto radiofonico via web mobile sarebbe di sette volte più alto rispetto a quello broadcasting (DAB) e che l’infrastruttura non potrebbe reggere una fruizione esclusivamente IP di tutti i contenuti disponibili (in sostanza la rete – in un ipotetico scenario di switch-off immediato a favore dell’IP – collasserebbe, stanti le attuali dimensioni dell’ascolto radio in modalità broadcasting, in Italia pari a circa 30 mln di utenti, ancorché non contemporanei). Sebbene lo studio EBU non tenga conto dell’evoluzione tecnologica lato emittente (sono in fase di studio algoritmi di compressione che consentiranno l’aumento esponenziale della fruizione contemporanea di flussi streaming elevando i limiti fino a 10000 volte a parità di costi) e della riduzione delle tariffe lato utente (sostanzialmente flat, con 20/30 GB a 15 euro/mese), l’ente riconosce che la mobile broadband (MBB) potrebbe essere considerata come una soluzione alternativa alla trasmissione terrestre in casi estremi dove la densità della popolazione è molto bassa e quindi non è conveniente la copertura DAB.
Peraltro il MBB sopperisce già ora a quelle particolari situazioni in cui non è possibile sfruttare i ricevitori stand-alone (quindi per l’ascolto non automotive) – che EBU indirettamente riconosce essere in diminuzione come più volte esternato su queste pagine – primo fra tutti il caso degli smartphone privi di ricevitori FM/DAB.Lo studio EBU conclude sottolineando la predominanza nel rapporto costi/benefici per emittenti e utenti della tecnologia DAB+, pur sottolineando la necessità di rendere disponibile sia la ricezione broadcast radio analogica che digitale su dispositivi portatili (smartphone, tablet, ecc.), riservando i pacchetti di dati mobili su tali dispositivi per usi più appropriati (si pensi a soluzioni come Shazam for Radio).Nondimeno, secondo l’associazione dei broadcaster europei, per le emittenti radiofoniche la via da seguire potrebbe essere quella di una transizione morbida verso il digitale attraverso una soluzione ibrida DAB/IP, che consentirebbe peraltro di sfruttare la connettività internet per erogare ulteriori servizi agli ascoltatori. (E.G. per NL)