Cogliendo lo spunto che il primo di agosto scatterà in Germania il (ri)lancio della radio digitale DAB+, Andrea Lawendel, giornalista ed esperto di cose radiofoniche, fa una lucida analisi dello stato dell’arte della radiofonia numerica in Italia.
"E’ soprattutto un rilancio, perché le autorità regolamentari e finanziarie hanno concesso alla radio digitale una ultima prova di appello dopo anni di sostanziale stasi di una prima fase timidamente sperimentata tra anni Novanta e Duemila", spiega Lawendel, deus ex machina del seguitissimo blog Radio Passioni. "Devo dire che l’impegno da parte degli operatori mi sembra notevole, almeno seguendo il "ticker" informativo allestito da Radiowoche. In questi giorni si parla di convergenza mediatica a Monaco, nel corso dei Medientage. I costruttori moltiplicano i loro annunci in previsione della folla di persone che vorrà attrezzarsi per ricevere i nuovi programmi. Noxon per esempio, già nota per le sue Internet radio, propone per poche decine di euro il Noxon DAB Stick, una chiavetta USB con ricevitore DAB+ integrato. Tra i grandi brand Philips è sicuramente uno dei più attivi. Non solo sta potenziando l’offerta con hi-fi, portatili e radiosveglie compatibili DAB+ (per la verità alcuni modelli sono già presenti anche sul catalogo italiano) ma ha anche attivato una politica di partnership con i fornitori di contenuti. Philips ha infatti annunciato di voler collaborare con 90elf Deutschlands Fußball-Radio per favorire il più possibile la ricezione delle cronache radiofoniche delle partite della Bundesliga, che 90elf trasmetterà live e in esclusiva sul DAB+". "Che cosa pensate che succeda in Italia se Raiway si decidesse ad attivare il DAB nelle dieci città principali e la Lega calcio si accordasse per trasmettere le radiocronache live di tutte le partite di Inter, Milan, Roma, Juventus e Napoli? Non credete che questo basterebbe a generare l’acquisto di centomila ricevitori digitali?", si chiede retoricamente il giornalista. "Invece sappiamo tutti quello che NON sta succedendo dalle nostre parti con gli ex-ambiziosi piani di digitalizzazione della radio. Il Ministero dello Sviluppo Economico (nella nostra situazioni di crescita zero dovrebbero cambiare un nome che suon come una presa in giro) ha pubblicato l’"Elenco dei soggetti legittimati a svolgere le attività di fornitore di contenuti di programmi radiofonici su frequenze terrestri in tecnica digitale". Il ricorrente e fumoso legalese per definire le emittenti radiofoniche autorizzate (su oltre 1.200 domande pervenute) a trasmettere in DAB". "Un documento surreale – osserva Lawendel – oltre trenta pagine con oltre trenta nomi per pagina, un numero francamente abnorme di stazioni "autorizzate". Eccoci di nuovo nel pieno della nostra vocazione al paradosso. In questo momento gli impianti DAB in Italia si possono forse contare sulle dita delle mani, ma se andiamo a leggere le delibere, i regolamenti e gli elenchi pubblicati da Agcom e dall’MSE sembra che nottetempo debbano spuntare diverse centinaia di antenne. Mentre nella realtà dei fatti non c’è una lira da spendere, neppure in un piano di sviluppo conservativo come quello delineato da Raiway ben più di un anno fa". "Al marasma infrastrutturale – prosegue il giornalista – si accompagna il vuoto di idee sui contenuti del DAB. Che cosa pensano di trasmettere i mille prodi ministeriali sui futuribili multiplex della radio digitale che gli sono stati appena concessi? Gli stessi contenuti che milioni di persone possono ascoltare gratis sull’FM?" "I miei contatti in Radio Rai mi parlano per esempio dei piani per riprendere sul DAB+ i flussi delle nuove Web Radio Rai: un’idea molto bella, ma quanti italiani avranno davvero modo di accedere a questi programmi?", conclude Lawendel. (A.M. per NL)