Il più grande aggregatore del mondo di flussi streaming audio, TuneIn (ormai verso le 115.000 stazioni veicolate, 4 mln di podcast e 75 mln di ascoltatori), fondato nel 2002 a Dallas ed oggi con sede a San Francisco, in California, torna far parlare di sé dopo la diatriba con Pandora e con alcuni broadcaster europei.
Ad avere attirato l’attenzione è la notizia della raccolta di 50 milioni di dollari per finanziare un portafoglio crescente di programmazione per un servizio a pagamento concorrenziale a quello di Sirius XM, provider di radio satellitare (SDARS) e online di proprietà della Sirius XM Holdings, che a sua volta ha investito a giugno 480 mln di dollari in Pandora (piattaforma, come detto, in contenzioso con TuneIn)
La provvista finanziaria arriva da Causeway Media Partners, Marker, IVP, Sequoia Capital, General Catalyst Partners e Comcast Ventures, cioè in parte gli stessi fondi che dal 2014 hanno creduto in TuneIn (che è appunto supportata da Institutional Venture Partners, Sequoia Capital, Google Ventures, General Catalyst Partners ed Icon Ventures).
In particolare, a credere nell’aggregatore USA – disponibile come app su smartphone, tablet e su oltre 200 piattaforme (tra le quali sono inclusi 55 modelli automobilistici di Ford, General Motors, Tesla, BMW e MINI), tra cui Sonos, Amazon Echo, HEOS by Denon, Logitech, Samsung TV, Roku, Google TV, ChromeCast, Nexus Player, Ouya e consolle PlayStation 3 e PlayStation 4 – è il fondo di investimenti che fa riferimento a Comcast Corporation. Quest’ultimo è ad oggi il più grande operatore via cavo degli Stati Uniti (head quarter a Philadelphia) e una delle principali industrie mediatiche del mondo, avendo acquistato nel gennaio del 2011 la maggioranza del gruppo multimediale internazionale NBC Universal. La sua attività consiste principalmente nella fornitura di servizi di tv via cavo, internet e di digital phone presentandosi sul mercato americano attraverso il marchio Xfinity.
Dopo l’acquisizione della NBC Universal, Comcast è anche un produttore di contenuti televisivi e cinematografici, possedendo numerosi canali satellitari e via cavo, due canali nazionali (NBC e Telemundo), uno studio cinematografico di primo livello (Universal Pictures), numerosi parchi tematici e diverse proprietà internet. Le sinergie con TuneIn sono quindi evidenti e ben si comprendono dal fatto che l’aggregatore utilizzerà i finanziamenti raccolti per realizzare una programmazione più originale, con musica dal vivo, podcast, one of a kind radio, e sport.
“Due anni fa abbiamo lanciato un abbonamento premium per lo sport, con diritti in tutto il mondo per ogni dispositivo connesso“, ha dichiarato il Chief Executive Officer di Tune In John Donham, aggiungendo: “Ora dobbiamo mettere a frutto l’investimento effettuato”.
TuneIn non ha mai nascosto l’ambizione di diventare il Google (che peraltro ne partecipa il capitale) delle radio online. (E.G. per NL)