L’avvento dell’elettronica nel settore automobilistico ha messo fine all’era della meccanica appannaggio dell’infotainment. L’utente che deve acquistare un’automobile, oggi, è più attento alla sincronizzazione tra smartphone ed autovettura, alla intuitività dell’interfaccia del sistema audio o alla schermata del navigatore [1] che alle prestazioni meccaniche.
I sistemi IVI [2] sono ormai diffusi sulle vetture appartenenti ad ogni fascia di mercato: BMW è stata sicuramente tra i pionieri dell’infotainment con l’interfaccia iDrive seguita da Mercedes e Audi che offrono rispettivamente le soluzioni Comand e Mmi.
Sulla scia dei colossi tedeschi tutte le case si sono adeguate: Renault con R-Link con IOS Android; Blue&Me di Fiat, basato su piattaforma Windows Embedded Automotive [3], sviluppato da Magneti Marelli in collaborazione con Microsoft; poi Sync di Ford; la Entune di Toyota, fino a UVO di Kia Motors e via via tutte le altre, di cui si darà conto nel dettaglio in seguito.
Le piattaforme di infotainment sono innumerevoli e spesso frutto di collaborazioni e accordi con fornitori specializzati come Panasonic, Pioneer, Harman, Continental ed Alpine [4] per quanto riguarda terminali multipurpose [5] e NXP [6] e la franco-italiana ST Microelectronics per la componentistica a semiconduttore.
Dalle city car proposte a poco meno di 10.000 euro alle ammiraglie da oltre 100.000 euro, la triade dei protocolli di comunicazione è sempre più gettonata e apprezzata.
Apple CarPlay, Android Auto e MirrorLink sono le parole d’ordine che aprono le porte dell’era moderna. I tre principali standard di connettività tra auto e smartphone sono ormai un must per qualsiasi vettura.
I sistemi, sulla carta caratterizzati da funzioni pressoché analoghe, portano però in dote un’operatività variabile in funzione dei punti di forza dei rispettivi software. Differenze spesso difficili da cogliere, al punto che un numero crescente di case preferisce tagliare la testa al toro dotandosi di tutte le risorse sul mercato.
Ad esempio Volkswagen che per la nuova monovolume Touran, presentata nel 2015, così come per la recentemente rinnovata SUV Tiguan ha adottato tutti e tre gli standard di connettività più diffusi. In funzione dello smartphone utilizzato, è così possibile spaziare da Apple CarPlay ad Android Auto, oppure affidarsi al MirrorLink.
Apple CarPlay e Android Auto non sono solamente dei modelli di dialogo tra device portatili e vettura, ma anche dei sistemi operativi che permettono di gestire l’intero comparto d’infotainment del veicolo. Non hanno, al momento, veri e propri rivali, fatta eccezione per una selva di sistemi operativi proprietari delle singole case automobilistiche, poco gettonati e apprezzati non tanto per dei bug interni, quanto piuttosto per l’assenza di uno standard comune che agevoli il dialogo tra le vetture e permetta di sfruttare appieno il vasto mondo delle app.
Sotto il profilo più strettamente pratico, entrambi i protocolli permettono di visualizzare sul display in abitacolo le informazioni provenienti rispettivamente dagli smartphone della Apple e di Android; CarPlay nello specifico, porta in dote la possibilità d’interagire con Siri [7].
Android Auto, che al momento non dispone di un supporto vocale funzionale quanto Siri, può invece annoverare tra i propri plus la navigazione web.
Il primo standard presentato è stato CarPlay, portato al debutto nel 2011 da alcuni prototipi del Gruppo BMW e dedicato al sistema operativo mobile iOS 7.1 e successivi. Nonostante una prima accoglienza entusiastica, oggi è utilizzato in forma esclusiva solamente da pochi costruttori, tra i quali spicca Ferrari [8].
Maggiore diffusione ha incontrato Android Auto, sviluppato da Google e reso disponibile nel 2015 per il sistema operativo mobile Lollipop. In questo caso, Hyundai è stato il primo costruttore al mondo a offrire tale protocollo, nello specifico per la berlina Sonata, commercializzata principalmente negli Stati Uniti e in Cina. Non si è trattato, a dire il vero, di una scelta “esclusiva”, dato che la vettura coreana adottava anche l’alternativa Apple. Android Auto è, pertanto, uno standard molto giovane, ma in costante ascesa grazie alla piena compatibilità con app di successo quali Google Maps, Google Play Music, Spotify, Songza, Stitcher, iHeartRadio e TuneIn, nonché in forza del ruolo privilegiato riconosciutogli dalla Open Automotive Alliance [9].
La terza via, alternativa o meglio integrativa rispetto ad Android Auto e Apple CarPlay, è rappresentata dallo standard MirrorLink che, coerentemente con il proprio nome, si limita a proiettare sul display in auto quanto visualizzato dallo schermo dello smartphone. Una tecnologia ampiamente diffusa e che, qualora non adottata da un costruttore, può essere implementata mediante alcuni modelli di “autoradio” [10] aftermarket, ad esempio a marchio Pioneer. Sebbene le funzioni supportate varino da device a device e spesso non siano adattate per l’utilizzo durante la guida, tanto da risultare bloccate qualora potenzialmente lesive della sicurezza, il protocollo MirrorLink è comunque molto diffuso in quanto assai semplice, essendo sufficiente collegare via USB il device portatile per replicarne parte dell’operatività in abitacolo.
Proprio la connettività USB, del resto, è la soluzione pressoché universalmente adottata da tutti i sistemi di comunicazione vettura/smartphone. Tanto pratica quanto banale, consente alla vettura, una volta innestato il connettore, di riconoscere il device e avviare il sistema operativo supportato. L’alternativa Bluetooth, di crescente importanza per alcune funzioni vocali, resta al momento secondaria dinanzi allo spopolare del classico cavetto.
Come alternativa ai grandi colossi, troviamo OS’Car [11], la nuova piattaforma che il gigante cinese dell’e-commerce Alibaba ha realizzato insieme a SAIC Motor [12] per il SUV Roewe RX5. Basato sul sistema operativo per dispositivi mobili YunOS [13], OS’Car è ottimizzato per l’industria automobilistica; dopo due anni intensi di sviluppo, Roewe RX5 è costantemente supportata da una piattaforma “cloud” che permette lo streaming dei dati [14].
Audi e Volvo, invece, stanno collaborando con Google per impiegare Android come sistema operativo di bordo per le nuove auto in arrivo dai due costruttori [15]. Si tratta di una integrazione diversa rispetto a quella vista finora con CarPlay di Apple e Google Auto: nei nuovi modelli di Audi e Volvo, Android sarà già preinstallato per gestire integralmente il sistema di infotainment di bordo [16]. La nuova soluzione sarà disponibile sui nuovi modelli Volvo nel prossimo futuro e l’accordo di partnership promette di cambiare radicalmente il modo in cui i clienti interagiscono con la propria auto con servizi connessi e predittivi all’interno dell’auto e ad essa correlati [17]. Il costruttore svedese ritiene che le partnership intelligenti rappresentino il futuro dell’industria automobilistica e spiega che utilizzando Android come sistema operativo di base sarà possibile aumentare la rapidità e la flessibilità del processo di sviluppo e offrire ai clienti la possibilità di personalizzare l’esperienza di connessione a bordo dell’auto [18].
Il CES 2017 di Las Vegas ha ufficializzato l’accordo tra Ford e Toyota, che hanno costituito lo SmartDeviceLink Consortium, cioè un’organizzazione no-profit per lo sviluppo e la gestione di una piattaforma software open source che si pone l’obiettivo di dare ai consumatori l’opportunità di accedere e controllare le applicazioni dei propri smartphone nei momenti trascorsi al volante [19]. Mazda Motor Corporation, il Gruppo PSA, Fuji Heavy Industries Ltd (FHI) e Suzuki Motor Corporation sono stati i primi costruttori d’automobili ad aderire al consorzio, mentre Elektrobit, Luxoft, e Xevo i primi fornitori a divenirne parte. Inoltre, Harman Kardon, Panasonic, Pioneer e QNX hanno firmato lettere di intenti per l’adesione. SmartDeviceLink fornirà ai consumatori un facile accesso alle applicazioni del proprio smartphone utilizzando, in modo integrato, i comandi vocali e il touchscreen dell’auto [20].
SmartDeviceLink consente agli sviluppatori di integrare, in modo funzionale, le app per smartphone con la tecnologia a bordo del veicolo, come l’interfaccia del touchscreen, i comandi al volante e il riconoscimento vocale [21]. Dal punto di vista dei consumatori, inoltre, il beneficio sarà maggiore poiché sviluppatori e case automobilistiche, lavorando insieme, contribuiranno al costante miglioramento dell’open source code, aumentando la qualità e la sicurezza del software [22].
La tecnologia SmartDeviceLink si basa sul contributo di Ford reso attraverso il software AppLink per la comunità open source rilasciato nel 2013. Il Ford AppLink è attualmente disponibile su oltre 5 milioni di veicoli a livello globale. Le applicazioni più diffuse come Pandora, Spotify, iHeartRadio, AccuWeather e altre sono già disponibili per gli utenti Ford AppLink. (M.L. per NL)
[1] pesantemente condizionate dai “look and feel” simili a quelli del mondo Android o Apple;
[2] In – vehicle infotainment;
[3] unione del sistema operativo Windows CE con il middleware Microsoft Auto;
[4] nelle prime posizioni;
[5] audio, navigazione, etc;
[6] fondata da Philips;
[7] vale a dire l’assistente digitale presente nei dispositivi iOS, e di controllare il telefono, la messaggistica, la navigazione satellitare delle mappe e la riproduzione dei brani musicali;
[8] La Casa di Maranello, nello specifico, nel 2014 ha dotato la granturismo a 4 posti e 4 ruote motrici FF della prima versione completa del sistema d’infotainment Apple CarPlay, gestibile mediante l’interfaccia (il display) in abitacolo oppure tramite Siri, il software di riconoscimento vocale ideato dall’azienda californiana;
[9] un’alleanza tra 28 Case automobilistiche e i principali fornitori di contenuti mobile per lo sviluppo di uno standard di comunicazione con i device portatili, nel caso specifico la piattaforma Android, così da rafforzare la penetrazione “in car” delle tecnologie d’ultima generazione;
[10] per usare un termine decisamente riduttivo;
[11] letteralmente sistema operativo per automobile;
[12] il costruttore di automobili più grande della Cina;
[13] il terzo al mondo dopo Android di Google e iOS di Apple;
[14] In concreto, OS’Car dà una localizzazione precisa e “millimetrica” senza l’uso del WiFi e del GPS, aumentando per esempio lo zoom del navigatore basandosi sulla velocità dell’auto. Ci sono poi quattro videocamere montate nell’abitacolo, tramite le quali “catturare” le istantanee del viaggio e condividerle sui social (come Citroen sulla nuova C3, che però di camera ne ha solo una); ci sono tre touchscreen integrati, specchietti retrovisori intelligenti e tanto altro ancora.
Roewe RX5, presentato al Salone di Pechino di aprile 2016, è soprattutto il segnale che le case automobilistiche europee, americane, coreane e giapponesi dovranno ben presto guardarsi anche dalla concorrenza cinese e che non c’è più molto tempo per capire cosa fare nei confronti di Google ed Apple e, più in generale, dei colossi dell’hi-tech; conviene trovare al più presto il modo per lavorare insieme, magari come ha deciso di fare FCA con Google, a costo cioè di cedere qualcosa dei propri dati;
[15] Android in the Car;
[16] quindi non solo telefonate, musica e contatti ma anche per gestire aria condizionata, finestrini fino ad arrivare al cruscotto digitale vero e proprio dietro al volante;
[17] L’impiego di Android di serie nelle auto Audi e Volvo sembra non precluderà l’uso di iPhone e CarPlay a bordo: in base alla volontà e al modello i costruttori sembra potranno abilitare il collegamento con dispositivi iOS a bordo;
[18] Volvo sta collaborando con Google anche nell’ambito di un’altra iniziativa di aggiornamento dei recenti modelli Volvo che vedranno l’aggiunta di Google Local Search, un’applicazione di servizi basati sulla localizzazione. L’applicazione verrà rilasciata attraverso un aggiornamento del sistema di navigazione Sensus offerto ai clienti;
[19] Gli sviluppatori ne potranno trarre un notevole vantaggio perché potranno concentrarsi maggiormente sulla creazione di una migliore experience per i clienti, integrando una soluzione unica di connessione per l’utilizzo dell’applicazione da parte di tutti i costruttori d’automobili partecipanti;
[20] Adottando una piattaforma open source sarà possibile per le case automobilistiche e i fornitori utilizzare uno standard uniforme di riferimento per l’integrazione delle app;
[21] Grazie a questo nuovo livello di integrazione, gli automobilisti potranno utilizzare le loro applicazioni preferite durante la guida in modo più semplice e comodo;
[22] L’adozione globale dello SmartDeviceLink potrà dare agli sviluppatori di applicazioni l’opportunità di vedere integrate le proprie innovazioni su milioni di veicoli in tutto il mondo. Le aziende partecipanti e i fornitori saranno quindi in grado di offrire un’esperienza finale all’utente che possa soddisfarne le singole esigenze, pur mantenendo il controllo sulle modalità di interazione tra auto e applicazione, oltre al notevole accesso ai dati del veicolo che le applicazioni possano avere.