Non si ferma il percorso normativo che nelle varie sedi internazionali vede la graduale adozione dei vari sistemi di radiodiffusione digitale ufficializzata come standard.
Così inizia un interessante post di Andrea Lawendel su Radio Passioni. "Tra standardizzazione e adozione da parte del mercato la strada può essere molto lunga, ma intanto le regole servono come punto di riferimento per chi deve costruire impianti trasmissivi e ricevitori. Diversi punti saranno in discussione a Ginevra per il meeting del 28-29 ottobre del Radiocommunication Study Group 6 dell’ITU. In agenda, come si vede da questo documento liberamente disponibile c’è la discussione riguardante la bozza di raccomandazione del sistema di radio digitale per le frequenze sotto i 30 MHz (Digital Radio Mondiale e IBOC-AM)". "Durante la riunione – spiega Lawendel – verrà svolto anche il Working Party 6A e qui tra i temi discussi c’è anche la raccomandazione ITU-R "Systems for terrestrial digital sound broadcasting to vehicular, portable and fixed receivers in the frequency range 30-3 000 MHz" (PDRR ITU-R BS.1114-6), quella in cui sono descritti il DAB, il sistema giapponese ISDB e IBOC-FM). Sembra che in questo contesto l’ITU possa concludere l’approvazione di Digital Radio Mondiale+, il sistema DRM debitamente adattato alle frequenze VHF. Il che apre la strada a nuove opportunità, non foss’altro sul piano della sperimentazione di questi sistemi, sinora poco accessibili anche per il addetti ai lavori. Sul sito della piattaforma Spark, usata per modulare via software segnali DRM+, è disponibile una guida intitolata "A Professional but yet Low-Cost Software-Defined Radio (SDR) Field-Test Setup for DRM+ DRM30, FM and AM", curata da Michael Feilen". "Anche sul sito della società tedesca RF Mondial si possono trovare i dettagli sulle soluzioni per la trasmissione e la ricezione in laboratorio con il sistema DRM+, uno dei possibili candidati per la sostituzione o l’affiancamento ("in band" o "out band") della modulazione FM analogica", ricorda RP, per il quale, però, "Siamo sempre sul piano della sperimentazione, perché per il momento sulla fattibilità del passaggio a sistemi come questo pesa come un macigno la scarsità di soluzioni di ricezione commercialmente proponibili. E’ un gioco di incastri molto complicato che tuttavia, come si è detto, può ricevere un grosso impulso da una standardizzazione ben fatta. In Italia c’è una lunga tradizione e un discreto mercato per l’impiantistica rivolta agli operatori di stazioni e network radiofonici e potrebbe aver senso, per le aziende che lo animo, esplorare certe opportunità".