Secondo il TER ormai quasi 4 milioni di italiani ascoltano la radio via IP. Secondo altre fonti (come Audiweb, ad esempio), in realtà la fruizione attraverso piattaforme eterogenee su internet sarebbe di gran lunga superiore. Ma anche considerando il dato del Tavolo Editori Radio (elaborazione grafica di Confindustria Radio Tv) si tratta comunque di una massa rilevante di ascoltatori. Così importante che la digital audio (cioè la pubblicità specifica su vettori IP) ha cominciato ad emergere in forma sempre più consistente. Ed è proprio questo il punto.
Generalmente ci sono due tipi di inserzioni a carico di chi ascolta i flussi streaming audio: per dirla in maniera poco tecnica, i banner che compaiono sul display del device impiegato per l’ascolto (smartphone, smart speaker con display, tablet, pc, ecc.) ed i preroll. Quest’ultimi sono messaggi audio (od audiovideo) di norma di durata tra i 10 ed i 30 secondi che partono all’apertura dell’app o del singolo flusso streaming in caso di fruizione attraverso aggregatori.
Si tratta di una forma pubblicitaria particolarmente fastidiosa, sia per la durata (abbiamo più volte osservato la progressiva intolleranza del pubblico online verso i preroll di YouTube, quasi tutti skippati dopo 5 secondi), che per le modalità di utilizzo.
Molte emittenti infatti, impongono all’utente l’ascolto del proprio preroll tutte le volte che viene avviato il flusso streaming. Per capirci meglio, se facciamo zapping tra le emittenti inserite tra i preferiti di un aggregatore (es. FM World o Replaio) riascolteremo ogni volta che passiamo su quella stazione (anche nell’arco di pochi secondi) il fastidiosissimo messaggio pubblicitario (che quasi mai ha una durata inferiore ai 20 secondi).
Meno invasiva la soluzione adottata da altre emittenti (come quelle del brand bouquet di LolliRadio) di far ascoltare all’utente il preroll con un vincolo di ripetizione temporale (il medesimo ascoltatore se entra ed esce dal flusso streaming non riascolterà il messaggio prima del decorso di un determinato lasso temporale).
Ma se si ascoltano le stazioni attraverso TuneIn, si devono subire due preroll: quello dell’aggregatore (che giustamente deve avere una propria fonte di business) e quello della stazione. Intollerabile per l’utenza abituata all’immediatezza.
Occorre quindi che si crei una cultura apposita sulla gestione e commercializzazione dei pur necessari preroll, intervenendo su modalità di impiego e durata dei messaggi, affinché lo sfruttamento commerciale non divenga un deterrente all’ascolto della stazione che ne fa impiego.