Non c’è pace sul Tavolo Editori Radio: dalla scorsa settimana si parla nuovamente di tensioni a riguardo dell’imminente pubblicazione dei nuovi dati.
In particolare vi sarebbe uno dei più importanti soci della s.r.l., gestore di diverse radio nazionali, che si sarebbe opposto alla pubblicazione dei dati, presumibilmente in attesa di una verifica da parte degli organi di controllo su numeri che sarebbe incongruenti.
Ricordiamo le ultime rilevazioni sul secondo trimestre 2019 si sono concluse il 10 giugno e quindi a breve le emittenti conosceranno la pagella del periodo aprile, maggio e giugno e quella del primo semestre del corrente anno.
Ma intanto vi sarebbero diverse perplessità, tanto che risulta a questo periodico che qualcuno ha già richiesto l’esibizione delle schede di rilevazione del primo trimestre, considerato che non vi sarebbe stata coerenza con altri indicatori.
Non e’ la prima volta che il Tavolo finisce sul banco degli imputati.
I più attenti ricorderanno infatti che anche due anni fa, sempre in estate, vi fu un lungo braccio di ferro che determinò una revisione delle risultanze della rilevazioni – con l’intervento del consulente prof. Marbach – che comportò un notevole ritardo nella pubblicazione dei dati. Nel merito, Giorgio Marbach, luminare in ricerche di mercato – già rettore dell’ateneo telematico Universitas Mercatorum e professore Ordinario di Statistica economica – era stato incaricato dal cda della società di indagare sulla correttezza (o meno) dei criteri adottati per la conduzione dell’indagine TER.
In quell’occasione ad essere oggetto di contestazione (in particolar modo da parte di Radiomediaset) era la successione con l’indagine Radio Monitor. Problema poi risolto (si fa per dire) con la pubblicazione di un inedito “semestre mobile”, cioè non coincidente con il semestre solare.
In realtà da tempo all’interno del TER vi sono frizioni legate perlopiù alla perseveranza nell’impiegare un modello di rilevazione assolutamente anacronistico, qual è quello CATI, basato sulle interviste telefoniche. Un metodo che, si sa, premia principalmente la notorietà del marchio e che determina un ritardo nella pubblicazione dei rilievi incompatibile con l’esigenza delle emittenti di competere con altri mezzi che dispongono di feedback di gradimento in tempo reale basati su dati istantanei ed oggettivi attraverso i meter.
Roberto Sergio direttore di Radio RAI, aveva dichiarato proprio a questo periodico poco tempo fa tutte le sue perplessità sull’argomento.
E, rimanendo in ambiente TER, lo stesso Sergio, ha incidentalmente comunicato nei giorni scorsi, nel corso del WorldDab+ Automotive 2019 di Torino che il nome dell’aggregatore consortile che raggrupperà i flussi streaming delle radio italiane non sarà, come inizialmente previsto, Radioplayer Italia, ma PER Player Editori Radio. Tuttavia ancora una volta non è stata data notizia dell’effettiva partenza del collettore della radio digitale IP, originariamente fissata per la primavera 2019 ma probabilmente slittata all’autunno/inverno. (E.G. per NL)