La storia insegna che le avventure degli Agnelli con la Radio non si sono mai concluse bene. Ha destato notevole interesse la conferma delle trattative tra CIR – Compagnie Industriali Riunite – ed Exor, la finanziaria di diritto olandese degli Agnelli, concernenti una possibile operazione di riassetto dell’azionariato di Gedi che condurrebbe all’acquisizione del controllo di Exor attraverso una successione nelle azioni della prima, portando la partecipazione dall’attuale 6,2% al 52%.
Interessi convergenti
Beninteso, nessun fulmine a ciel sereno: la volontà di disimpegno dei De Benedetti da Gedi a seguito della faida familiare in corso era nota, come lo era quella degli Agnelli di ampliare il raggio d’azione di Exor.
Quest’ultima, che è la prima società in Italia per fatturato e la 19ª al mondo, oltre al gruppo automotive FCA, include anche la compagnia di capital good CNH Industrial, il gruppo riassicurativo PartnerRe, la casa automobilistica Ferrari, la squadra di calcio della Juventus e soprattutto il settimanale The Economist, che permetterebbe sinergie con l’editoria di Gedi.
Radio & Agnelli: scappatelle
Se tutto andrà come sembra debba andare, Il gruppo Agnelli assumerebbe il controllo de La Repubblica (anche se si parla di un possibile spin-off che ricondurrebbe il quotidiano a Carlo De Benedetti), La Stampa (già del gruppo torinese), Il Secolo XIX, le emittenti Radio DeeJay, Radio Capital, m2o, oltre alla partecipazione in Radio Italia.
Relativamente al comparto radiofonico, il più proficuo del gruppo Gedi, è difficile ipotizzare la destinazione riservata dagli Agnelli, che verso il mezzo hanno mostrato storicamente un altalenante interesse, generalmente accompagnato da risultati economici disastrosi.
All’albore dell’emittenza privata, il gruppo acquisì il controllo di una radio locale, Radio Torino International; avventura presto archiviata insieme a quella televisiva (Tele Torino International). Nei primi anni 2000 ad attirare l’attenzione dei torinesi, fu la genovese Radio Nostalgia (attraverso Itedi); altra operazione finita nel disinteresse. Anche in ambito nazionale, escludendo l’interesse sulla pubblicità radiofonica attraverso varie concessionarie, gli Agnelli ebbero un ruolo non molto felice. Play Radio era infatti partecipata dalla FIAT attraverso RCS MediaGroup, come lo divenne il gruppo Finelco attraverso l’operazione Virgin Radio. Insomma, la storia ricorda frequenti avvicinamenti degli Agnelli alla Radio, seguiti però da altrettanti allontanamenti.