All’indomani del clamoroso annuncio del divorzio (consensuale) tra Radio 105 ed il suo storico manager Angelo De Robertis, avevamo manifestato qualche perplessità a riguardo delle ragioni che avevano portato alla rottura di un rapporto quarantennale.
Per la prima volta da allora, Angelo De Robertis chiarisce le ragioni della decisione e di molto altro ancora. E decide di farlo aprendosi a NL in un’intervista fiume in cui racconta veramente di tutto.
(Newslinet) – Angelo De Robertis e Radio 105: sembrava un matrimonio indissolubile. Al di là delle dichiarazioni di facciata, vuoi dirci qualcosa di più su questa vicenda?
(Angelo De Robertis) – Sono diversi i fattori che determinano le separazioni e nel mio caso i motivi sono principalmente due e, in qualche modo, collegati tra loro.
Fuori posto
Il primo (quello scatenante) è l’arrivo della nuova proprietà: giorno dopo giorno mi stavo accorgendo che quello non era più il mio posto; l’ambiente non era più lo stesso. Quella possibilità di confrontarsi nell’essere creativi e poter sperimentare che ha contraddistinto il mio rapporto di collaborazione con Alberto Hazan in Finelco non c’era più e mi sentivo fuori luogo. Sentivo che la mia voglia di fare e la mia esperienza non venivano prese in considerazione. Il rapporto si trascinava ormai da mesi e così ho preso la mia decisione.
Quella voglia di rimettersi in gioco
Il secondo motivo riguarda la mia anzianità all’interno di Radio 105, dopo quasi 40 anni di onorata militanza forse era arrivato il momento di pensare di confrontarmi con qualcosa di nuovo e di rimettermi in gioco. Era un desiderio che nutrivo da tempo e che per ovvi motivi ho sempre rimandato: ero troppo legato a 105 per andarmene e c’è voluto questo cambio di proprietà per convincermi a farlo.
Non vi nascondo che è stata dura, ma ora sento che posso spendere tutte le mie conoscenze e le mie energie per nuove sfide. Il mondo della radio è in continua evoluzione e io voglio esserci a tutti costi perché ho ancora molto da dare.
Momento delicato
(NL) – Lasci una delle più grandi radio italiane in un momento molto delicato per la stessa…
(ADR) – Per tutte le radio di quel livello non c’è mai un momento che non sia delicato. Radio 105 in particolare, dopo l’arrivo di Mediaset, ha visto cambiare i suoi equilibri molto delicati.
Memoria storica
Pensando a Radio 105 ora, credo sarebbe stato meglio avermi ancora a bordo perché la mia era l’ultima e unica figura all’interno del gruppo che quel progetto lo ha visto nascere. Quella era casa mia. Era la radio alla quale ho dato 38 anni della mia vita: forse sarebbe stato giusto rimanere, ma non c’erano assolutamente più le condizioni.
Come abbandonata al suo destino
Lasciarla per me è stato come abbandonarla al suo destino, anche se il mio augurio è che possa essere un meraviglioso destino. Credo però che, purtroppo, non avrà una vita facile.
Tutto esaurito e Lo Zoo: due format incompatibili
L’attuale palinsesto ha principalmente due punti di forza: Tutto Esaurito e Lo Zoo. Due format da sempre incompatibili tra loro, ma che, nonostante la loro convivenza nello stesso palinsesto sia diventata sempre più insostenibile, ancora riescono a performare e ad alimentare gli AQH del network. Purtroppo però hanno dato tutto: sono gli stessi che risollevarono le sorti di Radio 105 20 anni fa ed è quindi evidente che questo progetto avrebbe una estrema necessità di essere “rivitalizzato e reinventato”.
Talenti inespressi e sterili cambiamenti
In quella radio ci sono altri programmi e personaggi che con dei piccoli investimenti potrebbero riservare delle belle sorprese e diventare quello che potenzialmente potrebbero essere, ma non sono mai stati valorizzati e con l’andare del tempo rischiano di “bruciarsi”. Al contrario sono stati fatti nuovi inserimenti e sterili cambiamenti che in prospettiva futura a mio parere non aiuteranno a migliorare la situazione.
Cambiamento a cui 105 non era assolutamente preparata
Negli ultimi due anni c’è stato un cambiamento epocale al quale Radio 105 non era assolutamente preparata. Sempre ammesso che Radio 105 (che è la radio in controtendenza da sempre e che per questo motivo si distingue per il suo carattere libero e la sua irriverenza) possa essere mai preparata ad un cambiamento così profondo. Chi fa la radio da tanti anni sa che per maneggiare un progetto radio ci vogliono sensibilità e malizia perché il suo processo produttivo è estremamente delicato e complicato.
Prima investivamo tanto su idee e poco sui mezzi. Mediaset ha fatto l’opposto
Radio 105 ha sempre investito molto sulle idee e poco sui suoi mezzi, mentre Mediaset ha fatto esattamente il contrario: a volte si sa, ad utilizzare solo “i muscoli” non solo non si ha la certezza di raggiungere gli obiettivi attesi ma si rischia anche di fare danni. Avete presente l’immagine dell’elefante in un negozio di cristalli?
Tutti si devono allineare alla strada della visual radio
(NL) – Nonostante le dichiarazioni contrarie di Salvaderi, il 2020 ha portato la versione tv sul digitale terrestre di Radio 105. Tu cosa pensi della visual radio?
(ADR) – Qualcuno ha già dimostrato che quella era la strada giusta da percorrere e ha raccolto i frutti della sua scelta coraggiosa. Ora tutti – anche chi aveva dichiarato che non sarebbe stato necessario- si devono allineare.
La radio può entrare in qualsiasi contesto e non esiste device al mondo nel quale non possa – e aggiungerei non debba – avere un suo ruolo e proporre i suoi contenuti.
Ma occorrono idee….
Credo però che anche in questo contesto a fare la differenza saranno più che mai le idee: le diversità strutturali dei due media e le diverse modalità di messa in onda del prodotto non devono penalizzare la qualità dei contenuti radiofonici, ma supportarli e amplificare il loro potenziale.
Nel caso di Radio 105 ci sono diversi programmi che sulla carta si prestano molto ad una versione video, ma sarà necessario avere la sensibilità e l’abilità di creare qualcosa che continui ad essere “radio” e che funzioni anche in tv. Già l’arrivo del web ha portato molti talent della radio a prestare molta attenzione all’immagine, erodendo così energie che prima venivano dedicate per creare contenuti per chi ascolta la parte audio.
Ego smisurato degli speaker
Gli speaker hanno un ego spesso smisurato e difficile da gestire e questo li porta a fare più volentieri quello che appaga la loro voglia di apparire. Servono idee tante meravigliose idee perché quella che si prospetta per la radio è una meravigliosa “nuova era”.
La paura di rischiare porta all’omologazione
(NL) – Non sono un po’ troppo omologate le radio nazionali italiane? Paura di rischiare?
(ADR) – Direi di sì. Le differenze tra i network importanti sono ormai quasi inesistenti e pressoché impercettibili all’orecchio di un ascoltatore medio. L’atteggiamento più comune di tutti i player è quello di difendere la propria posizione, innescando così un processo irreversibile che ha portato all’omologazione dell’offerta.
Tutti fanno la stessa cosa perché pensano di farla meglio
Mi hanno sempre insegnato che di fronte al mio competitor, se non ho la possibilità di fare meglio di lui quello che fa lui, è fondamentale farsi venire delle nuove idee e fare qualcosa di diverso. Questa è una regola che credo ancora oggi sia perfetta da seguire, ma nessuna la applica più; forse tutti pensano di essere meglio del proprio competitor e alla fine fanno tutti la stessa cosa.
La personalità si conserva di più con le radio verticali
Le radio verticali (anche se hanno altri tipi di problemi di sopravvivenza) hanno più facilità a conservare la loro personalità e così si garantiscono un futuro più tranquillo, mentre le radio generaliste per mantenere la propria importanza nel panorama radiofonico dovrebbero reinventarsi ogni giorno.
Ragioni politiche e fini paralleli
Le radio sono purtroppo omologate anche quando utilizzano spazi preziosi per soddisfare altri tipi di esigenze, quelle che io chiamo usando un gergo anche troppo nobile delle “forzature”; invece di provare a realizzare delle scommesse (anche piccole) o a spenderli per rafforzare la propria personalità. Sto parlando di fattori che vengono inseriti per motivi politici e con fini paralleli; contenuti che in uno scenario ”flat” come quello attuale sono altamente tossici e mal tollerati dagli utenti.
Passaggio al digitale: evoluzione della specie
(NL) – E’ comunque un dato di fatto che la radio si stia trasformando. A parte la componente visual, il presidio in FM sta lasciando spazi sempre più grandi ad altre piattaforme, come il DAB+ e l’IP…..
(ADR) – Stiamo assistendo ad una vera e propria evoluzione della specie e il passato più recente ci ha insegnato che i cambiamenti non vanno vissuti come pericoli ma come nuove meravigliose opportunità. Ne abbiamo già vissuti molti altri, ma quello che stiamo vivendo è un cambiamento che allarga gli orizzonti e che moltiplica in maniera esponenziale l’offerta per il mercato.
Straordinaria esigenza di contenuti
Questi innumerevoli nuovi contenitori hanno straordinariamente bisogno di contenuti da pubblicare e la radio, che ne crea abilmente e abitualmente, è assolutamente in grado di tenere il passo. La scommessa si basa piuttosto sulla capacità di creare una propria unicità e di creare contenuti esclusivi che possano fare la differenza. Con questo moltiplicarsi della richiesta e della rispettiva offerta di contenuti assisteremo ad una competizione tra player basata sulla capacità di creare quantità di contenuti originali e di qualità.
Nuovi format non vincolati dall’FM
Non sarà più (o non sarà solo) l’FM a dettare le regole del gioco e mi piace pensare che, con l’arrivo di queste nuove piattaforme, le radio potranno tornare a sperimentare e saranno in grado di accogliere i nuovi format e creare così i potenziali fenomeni del futuro, ma allo stesso tempo riproporre o rivisitare anche vecchi format. C’è tanto spazio – non per tutti – perché a vincere anche questa volta sarà chi avrà le migliori idee.
Chi è nato ascoltando la radio fa fatica a cambiare abitudine
(NL) – In IP cambieranno completamente le regole. Dal segnale più forte in FM si passerà alla capacità di attrarre il pubblico con prodotti sempre più competitivi, ma soprattutto di farsi trovare in mezzo a centinaia di migliaia di flussi streaming…. A proposito di streaming: Spotify e lo streaming on demand in generale, sono un pericolo per la radio?
(ADR) – Non credo che ci possa essere una migrazione di massa dalla radio tradizionale verso questi canali. Chi è nato ascoltando la radio fa fatica a cambiare questa abitudine. In più ci sono troppe differenze tra i due ambienti: uno ti propone il pranzo servito e l’altro il self service.
Servizio al tavolo
Ancora oggi credo che la maggior parte degli utenti preferisca farsi servire, perché anche se a volte il prodotto servito non è eccellente, si continua però a preferirlo. Al self service invece ci si va qualche volta magari anche più frequentemente e si trovano anche cose molto buone. Ancora oggi, però, soprattutto per il target più adulto, la radio tradizionale è la prima scelta.
Ma lo streaming potrebbe divenire il problema di domani
Lo streaming è invece un terreno molto frequentato dai più giovani che passano le loro giornate con lo smartphone in mano, abituati a seguire solo quello che piace a loro e che possono condividere con i loro amici sui social.
Questo potrebbe diventare un problema per le radio che inizierebbero ad avere una serie di difficoltà a coltivare il proprio pubblico di domani.
Radio: Spotify = Tv : YouTube
La radio con le sue dinamiche è poco agile e in qualche modo “impegnativa” da seguire sullo smartphone e questo porta i giovani a migrare sui canali streaming. Con le dovute proporzioni e sicuramente con delle tempistiche molto differenti, l’impatto secondo me è più o meno simile a quello subito dalla tv con l’arrivo di YouTube e dei social.
I giovani sono troppo attratti da quanto accade sul loro smartphone: non c’è spazio per altri media
Il problema è generazionale: i giovani sono troppo attratti da quello che accade sul loro smartphone e non c’è spazio nelle loro giornate per tv e radio (sempre che non sai trovino la formula e le idee per essere competitivi anche su quelle piattaforme). Da quando esistono le autoradio, è l’automobile la prima opportunità di incontro tra giovani e radio, ma anche in macchina ormai si è diventati super connessi con carplay e quant’altro, grazie ai quali lo streaming e l’on demand possono giocare la loro partita anche qui, disturbando in particolare le radio musicali tematiche che mancando di una conduzione o comunque uno stile – che io amo definire anima.
Per le connected car serve un altro modello di Radio
Anche in questa situazione la radio che vuole essere presente su questi canali non può pensare di entrarci con il prodotto che utilizza normalmente in FM, ma deve creare qualcosa che abbia le caratteristiche idonee per questo ambiente.
(NL) – Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Accasamento in qualche emittente o consulente indipendente che metterà a disposizione di più clienti l’enorme esperienza accumulata in ruoli di prim’ordine?
(ADR) – Sono disponibile a valutare qualsiasi proposta il mercato possa offrirmi, ma il mio sogno sarebbe poter fare entrambe le cose. Senza necessariamente ambire ad un ruolo di rilievo, mi piacerebbe entrare a fare parte di una nuova squadra importante e rimanere così nel massimo campionato. Allo stesso tempo, però, mi piacerebbe rimanere “neutrale” per confrontarmi con diverse realtà e, in base alle loro esigenze, mettere a disposizione tutte le mie competenze.
La voglia e la determinazione non mancano, quando la passione per la radio è tutto. (M.L. per NL)