36 CU sul DAB saranno lo standard per la radiodiffusione digitale via etere a regime? Cioè, assisteremo ad un progressivo livellamento verso il basso come accaduto per il DTT?
Secondo alcuni osservatori si tratta di una tendenza di cui occorre farsi una ragione: tra gli utenti finali (gli utilizzatori di contenuti audio) si assiste, infatti, ad un generalizzato decadimento della cultura audiofila (soprattutto da parte delle generazioni più giovani),.
Tendenza recepita dai produttori di apparati hi-fi che in gran parte ne hanno cessato la produzione e dai distributori, che ormai li relegano in spazi minimali nei centri vendita (si vedano le catene Media World, Euronics, Unieuro, dove la presenza dell’alta fedeltà è minima).
Ma anche tra molte emittenti radiofoniche nazionali sembra non esserci (più) questa grande sensibilità nei confronti della qualità del suono digitale, sia esso diffuso su piattaforma DAB che IP.
Sensazione confermata
Una sensazione, questa, confermata dal fatto che anche dove non c’è un problema di utilizzo di banda per lo streaming, si tende spesso ad impiegare bit-rate immotivatamente bassi.
Giga buttati
E ciò nonostante la stragrande parte degli utenti finali (gli ascoltatori) non arrivi a sfruttare appieno i dati del proprio piano tariffario telefonico. Si stima infatti che mensilmente venga restituito per inutilizzo alle compagnie telefoniche più del 30% dei Giga disponibili.
Target audiofilo
Risorsa scarsa
Sul DAB, dove invece il problema della capacità trasmissiva è rilevante per via del numero di frequenze assegnate all’Italia a livello internazionale per la radiodiffusione digitale, va comunque osservato che l’evoluzione tecnologica ha oggettivamente consentito ottimizzazioni nello sfruttamento della risorsa scarsa.
Punti di vista
Circostanza che, al di là della necessità di far quadrare i conti dei consorzi DAB locali che, volenti o nolenti, in molti casi dovranno collocare all’esterno la capacità trasmissiva (quindi a favore dei cd. nuovi entranti) con conseguente limitazione allo sfruttamento interno pro capite, ha condotto, come al solito, a punti di vista differenti tra legislatore/regolatore e giudici di legittimità.
Il giudice tecnologico
Come noto, infatti, nella sua recente sentenza sull’obbligo di must carry di RAI sul proprio mux DAB, il Consiglio di Stato ha dato risalto alla determinazione della qualità minima sufficiente in termini di CU per un prodotto radiofonico giudicabile di sufficiente qualità.
CU minimi secondo il Consiglio di Stato
Sul punto, il CdS aveva osservato come gli appellanti il provvedimento di primo grado (sentenza TAR Lazio) non avessero “dimostrato né allegato dati tecnici con riguardo alle affermazioni (…) che il numero medio di 54 CU (unità di capacità trasmissiva) a programma sia sufficiente a garantire trasmissioni di qualità“.
Indimostrato
In altri termini, allo stato, non era stato dimostrato che sotto i 54 CU si potesse definire di buona qualità un contenuto radiofonico.
CU minimi secondo il legislatore
Viceversa, il legislatore, all’art. 12 comma 5 della Legge n. 14/2023 di conversione, con modificazioni, del decreto legge n. 198/2022 (cd. Milleproroghe 2023), pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 49 del 27/02/2023, ha definito il numero minimo di CU.
Il dato specifico
Introducendo un dato specifico.
36 CU sono sufficienti
In questo caso, la qualità minima (necessaria) è stata individuata in “una capacità trasmissiva di un modulo da almeno 36 unità di capacità trasmissiva (36 CU, per l’appunto, ndr) su un multiplex DAB con copertura nazionale” e ciò nell’ambito del procedimento per l’esecuzione dell’Accordo tra l’Italia e la Santa Sede in materia di radiodiffusione televisiva e sonora del 14 e 15/06/2010.
L’accordo col Vaticano
In quest’ultima condizione stabilendo che “il Ministero delle imprese e del made in Italy predispone entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto una procedura di gara con offerte economiche al ribasso per selezionare un operatore di rete titolare di diritto d’uso radiofonico nazionale in tecnica DAB che renda disponibile, senza oneri, per la Città del Vaticano, per un periodo pari alla durata dell’Accordo”.
Chi ha ragione?
In realtà, l’esperienza televisiva ci insegna che il concetto di “sufficiente qualità trasmissiva” è estremamente soggettivo.
In progress
E comunque destinato a modificarsi nel tempo, sempre in riduzione, soprattutto alla luce dell’evoluzione tecnologica.
36 CU parametro di riferimento minimo
Ma la nostra sensazione è che si andrà ad uniformare i CU minimi nella direzione dei 36.
Riapertura delle condizioni di must carry
Circostanza che potrebbe anche condurre alla riapertura dei termini delle condizioni di must carry.
…anche secondo l’orecchio medio
D’altra parte, secondo alcuni specialisti, i fatti (cioè l’orecchio medio) dimostrerebbero che alla presenza di una perfetta catena audio dal file d’origine, di un buon processamento sonoro (sulla materia sono stati effettuati notevoli progressi), accompagnato da un codec evoluto (come Fraunhofer), 36 CU sarebbero sufficienti per veicolare un prodotto radiofonico DAB di buona qualità.
Pregiudizi ed artifizi
E ciò al netto di pregiudizi puristi a riguardo dell’ingannevolezza dell’udito attraverso artifizi.
Contrasti giuridici
Nondimeno, le vicende processuali narrate evidenziano come il numero di unità di capacità trasmissiva in grado di garantire una trasmissione di “sufficiente qualità” già sia diventato oggetto di opinioni diverse sul piano giuridico.
Film già visto
Non si tratta di una novità: si ricorderà, infatti, come anche con il digitale televisivo terrestre è accaduta la stessa cosa.
Limite inferiore…
Specificatamente, fissando a 1,5 Mbit/s il limite inferiore per ciascun fornitore di servizi di media audiovisivi (FSMA) DTT post refarming.
… e superiore
Col DAB, invece, è stato fissato solo il limite superiore: 72 CU per socio del consorzio. (M.R. per NL)