Marco Cavestro: di analogico (nella radio) è rimasto ben poco: ormai è multi-piattaforma.
Certamente la banda FM non resterà analogica a vita, anche se oggi spegnerla, come si dice in giro, non ha molto senso. Parlare di switch off crea solo equivoci.
Con la fine del refarming tv si libera tutta la banda terza: otto canali televisivi che corrispondono a 32 blocchi DAB, cioè oltre 600 emittenti. Ma solo potenzialmente perché poi bisogna coordinarsi con i confinanti e che una un bacino non interferisca l’altro.
Piano FM: sarà un bagno di sangue. Le frequenze assegnate all’Italia non sono nemmeno tutte quelle utilizzate dalla Rai. Il Ministero non ha mai aggiornato il piano del ‘84. Ma potrebbe farlo ora. Ci sono nazioni che continuano a inserire frequenze. La Confederazione elvetica, per esempio, ne aveva pochissime una volta. Poi man mano le ha integrate, sono nate le emittenti private ed hanno iniziato a lamentarsi delle interferenze italiane. Preesistenti da anni.
Quindici anni fa c’erano le premesse per mux locali e copertura ottima ed omogenea. Invece le associazioni hanno insistito per ricalcare il modello FM. E si sono tirate la zappa sui piedi.
Newslinet intervista Marco Cavestro
Continuiamo a parlare di DAB, argomento quanto mai caldo in questa fase di congiuntura tra la FM e le tecnologie digital. Lo facciamo oggi con Marco Cavestro, tra i maggiori esperti di reti radiofoniche analogiche e digitali operanti in Italia.
Gli argomenti toccati sono molteplici, la totalità di quanto discusso e’ disponibile in formato podcast.
L’intervista – Marco Cavestro
(Newslinet) – Due parole sulle tue esperienze per i pochi che non ti conoscono…
(Marco Cavestro) – Ho lavorato dal 1980 nel mondo della radio occupandomi della gestione della progettazione e dello sviluppo delle reti di Radio 105, Radio Montecarlo. Poi sono passato a RTL 102.5 e infine ho curato la rete digitale EuroDAB. Nel 2006 ho attivato il TMC sulla rete di RTL 102.5 e il DAB-TMC su quella di EuroDAB
Oltre l‘RDS
(NL) – DAB-TMC?
(Marco Cavestro) – Si tratta del TMC in forma nettamente più avanzata: considera che in DAB c’è molto più spazio per i dati che in FM. Si tratta di un sistema molto più efficiente rispetto alla limitata possibilità offerta dal RDS .
All digital
(NL) – C’è stato molto dibattito tra le varie radio e sulla questione del passaggio dall’analogico al digitale, transizione che per la tv (e per l’industria musicale) è acquisita da anni. Ma la radio ancora tarda…
(Marco Cavestro) – In generale direi che di analogico è rimasto ben poco; la radio ormai è multi-piattaforma. E certamente la FM non resterà analogica a vita. Anche se oggi spegnerla, come si dice in giro, non ha molto senso.
Spegnimenti equivoci
Parlare di switch off crea solo equivoci. Per la banda 88-108 che si vada in DRM o in HD-RADIO non ha importanza. Ma credo che questa attività debba essere fatta per prima dalla radio nazionale.
La questione switch off
(NL) – Sullo switch off sembra che ci sia qualche operatore nazionale storico che ha parecchia fretta…
(Marco Cavestro) – Credo che la fretta sia quella di andare a coordinare le frequenze a livello internazionale…
Il passo avanti, tutti insieme
(NL) – Il direttore di Radio RAI, Roberto Sergio, vuol spegnere tutte le reti FM, non solo quelle Rai. Dice, “facciamo tutti insieme un passo avanti, risparmiamo corrente e spostiamo i soldi risparmiati nei contenuti”. Però le radio private hanno paura di perdere troppa audience….
(Marco Cavestro) – Mah, direi che loro (RAI, ndr) di problemi di ascolto ne hanno sempre avuti…
Refarming
(NL) – Parliamo del piano di assegnazione delle frequenze FM a seguito del refarming tv. Si dice che eliminerebbe tra il 25 e il 40% delle attuali risorse, a partire dalla ridondanza, ovviamente.
(MC) – Sicuramente il panorama FM verrà notevolmente ridimensionato, sia come numero di emittenti che come copertura del territorio. Se si procede con il piano logico basato sulle frequenze assegnate a Ginevra 84 sarà un bagno di sangue.
Fermi al 1984
Le frequenze assegnate all’Italia non sono nemmeno tutte quelle utilizzate dalla Rai. Il Ministero non ha mai aggiornato il piano del ‘84. Dovrebbe farlo adesso, ma non so con che tempi e modi.
Facere
(NL) – Ci sono state altre conferenze dopo quella del 1984?
(Marco Cavestro) – No. Dopo il 1984 ogni Paese, man mano, poteva inviare una domanda come fosse un’autorizzazione per attivare nuovi impianti, specificando caratteristiche tecniche, posizione, ecc.. Un processo che l’Italia non ha mai fatto. Siamo rimasti al piano iniziale, basato solo sulle frequenze della Rai.
Valcava
Ti faccio un esempio: importantissimi impianti da Valcava non sono mai stati inseriti. Eppure è una delle più importanti e potenti postazioni della Pianura Padana. Queste frequenze, non essendo inserite, non potrebbero essere utilizzate per fare il piano nazionale dell’FM e dunque non potrebbero essere esercite.
Non facere
(NL) – Parliamo del 1984, non del 1944: le radio private esistevano già, legittimate dalla Corte Costituzionale. Perché nessuno ha fatto le dovute richieste?
(Marco Cavestro) – Se ne doveva occupare il Ministero. Che quei tavoli europei li ha sempre seguiti in maniera saltuaria. Avranno chiesto le frequenze, la Rai ha fornito le sue e hanno depositato quelle. E basta.
Tra pubblico e privato
(NL) – Però abbiamo avuto negli anni governi che – diciamo – prediligevano il pubblico e altri l’emittenza privata. Un modo simpatico di chiamare un ex capo di governo era “Sua Emittenza”. E a nessuno è venuto in mente di chiedere di intervenire?
(MC) – Apparentemente nessuno lo ha fatto. Però ci sono altre nazioni che continuano a inserire frequenze. La Confederazione elvetica, per esempio, ne aveva pochissime una volta. Poi man mano le ha integrate, sono nate le emittenti private ed hanno iniziato a lamentarsi delle interferenze italiane. Preesistenti da anni.
Chi va senza Piano non va lontano
Però hanno pianificato visto che quella frequenza, teoricamente, in Italia non c’era. Se la sono pianificata e così è rimasto. Conosciamo tutti il caso di RIN/Play/Virgin, per esempio (Castel San Pietro, ndr). Poi, per quanto riguarda il DAB, sono stati maestri: sono partiti con un’ottima copertura anche nelle gallerie. E da una base casalinga che riceveva comunque via cavo hanno potuto pensare allo spegnimento dell’FM con una certa tranquillità.
Non è troppo tardi. Forse
(NL) – Si potrebbe ancora richiederle oggi?
(MC) – Bisogna che il Ministero si adoperi: hanno tutti i dati, perché tutti gli impianti attuali sono censiti e sono stati aggiornati ed autorizzati. In teoria hanno tutte le caratteristiche.
Ricognitori
Adesso nel TUSMAR è prevista una ricognizione. Perché? Hanno tutto. Ci vuole la volontà. Dobbiamo andare a inserire più frequenze possibili. Devono farlo.
Iniziative sperimentali
(NL) – Veniamo al discorso DAB. Il Mise sta finalmente rilasciando le autorizzazioni sperimentali – sottolineiamo sperimentali – ai consorzi locali. Qualcuno dice che lo fanno per favorire l’affermazione del DAB in vista della soppressione delle frequenze FM incompatibili con quelli degli stati esteri…
(MC) – Tutto può essere. Però quelle che ho visto sono state rilasciate in aree non critiche. Se le frequenze dobbiamo spegnerle in Abruzzo perché danno l’autorizzazione in Piemonte? Avrebbe poco senso.
Spazio sufficiente
La vera zona critica è quella Adriatica e, in parte, la Lombardia. Ma in realtà c’è spazio sufficiente. I blocchi saranno parecchi. Su questo non c’è problema.
Concetti vecchi
Diciamo che le emittenti locali hanno sempre osteggiato il DAB. Avevano avuto le autorizzazioni come le nazionali, ma sono rimaste ferme ai concetti di bacini, splittaggi eccetera. E non hanno attivato gli impianti.
La 664/09/CONS
In realtà, poi, la delibera 664/09/CONS aveva chiuso la sperimentazione aprendo ai bandi di assegnazione. Ma sono rimasti bloccati nei bacini dove non c’erano risorse disponibili. Adesso stanno facendo recuperare terreno assegnando qualche frequenza.
Regime ma non per tutti
Però, in base alla delibera del 2009, è finita la fase sperimentale e siamo a regime. E le locali sono rimaste fuori perché non hanno presentato le domande o non hanno attivato gli impianti. Adesso, l’unica soluzione per il Ministero è fornire licenze sperimentali, ignorando Agcom.
Stop fase sperimentale
(NL) – Ignorando?
(MC) – Agcom ha approvato un regolamento che prevede che la fase sperimentale è finita e che le frequenze verranno assegnate tramite i bandi di gara più o meno regionali. Così hanno fatto in Trentino, in Piemonte, in Toscana e a Roma. E in Campania, dove c’erano parecchie risorse già utilizzabili negli anni scorsi.
Rin-corsa
(NL) – Lo stratagemma della sperimentazione, quindi, non sarebbe per frustrare le radio locali, quanto per dare una mano?
(MC) – Penso di sì, anche perché le associazioni di categoria si stanno rendendo conto che se non cavalcano il DAB il rischio è che spengano tutto.
Mare
Ma lasciami dire un’ultima cosa sulle frequenze adriache: a livello radiotelevisivo i paesi adriatici fino a dieci anni fa quasi non esistevano, perché non avevano impianti. Erano ancora in condizioni da guerra.
Spalle voltate alle antenne
E dobbiamo ricordare che hanno sempre ascoltato e visto radio e televisioni che arrivavano dall’Italia. Di fatto, quasi tutti sanno l’italiano. E ora protestano per le interferenze…
VHF prioritario per la radio
(NL) – Il 30/06/2022 terminerà il refarming della banda 700 MHz…
(MC) – … e scatta praticamente la riserva all’uso della banda, primariamente, al servizio radiofonico digitale DAB e solo in via residuale al servizio televisivo.
Via al PNAF
Quindi, una volta che tutta la banda terza è riservata primariamente al DAB, è possibile procedere con la pianificazione.
32 blocchi DAB
(NL) – Quanto si libera esattamente?
(MC) – Si libera tutta la banda terza: otto canali televisivi (i vecchi canali dal D all’H2, dunque del range 174-230 MHz), che corrispondono a 32 blocchi DAB.
600 emittenti. In teoria
(NL) – 32 x 20 = 640!
(MC) – Sì, oltre 600 emittenti. Potenzialmente. Bisogna coordinarsi infatti con i confinanti. E che una un bacino non interferisca l’altro.
Capacità e incapacità
(NL) – Un aumento consistente anche se non fossero 600. Già con 120 a Milano si osserva una certa instabilità. Qualcuno punterà sulla qualità alzando il bitrate?
(MC) – Dipende da come verrà fatta la pianificazione, da quello che so, vogliono fare delle SFN più o meno regionali. Così facendo però si sottrarranno molte frequenze, sprecandole con incompatibilità.
Spreco di risorse
Se in Toscana ho il 12A non possono dare alla Sardegna lo stesso 12A ad un altro operatore, perché si interferirebbero. La RAI spinge perche’ vuole regionalizzare le proprie emittenti. Ma così si sprecano molte risorse.
SFN vs MFN
(NL) – Qual è il motivo per cui sceglierebbero la SFN (single frequency network) anche a questo livello e non la MFN (multi frequency network)?
(MC) – Con la SFN si fanno una serie di impianti sincronizzati. C’è un intervallo di guardia di 246 microsecondi che corrisponde a circa 80 chilometri (73.8 Km N.d.R). Dunque con una rete ben progettata trasmettitori all’interno di 80 chilometri non si interferiscono, anzi si sommano ottenendo addirittura un raddoppio della copertura. Ma funziona con le reti nazionali.
La mia proposta di 15 anni fa
Quindici anni fa, quando si trattava di scrivere la delibera 664/09/CONS avevo suggerito di prevedere dei mux SFN composti da radio regionali, incrementando la loro copertura a bacini omogenei, tipo aree Nielsen. Così sarebbe stato ottimizzato l’utilizzo delle frequenze e creata una copertura ottima ed omogenea.
Le associazioni di radio locali hanno voluto ricalcare la FM. Tirandosi la zappa sui piedi
Invece le associazioni delle locali hanno insistito per ricalcare quello che faceva l’FM. Quindi Agcom ha accettato la logica, col risultato che ci saranno interferenze. Hanno puntato ad ottenere tanti blocchi; ma così facendo si sono tirate la zappa sui piedi.
Cara energia
(NL) – A seguito dell’incremento dei costi dell’energia pare che alcune nazionali abbiano abbassato la potenza anche di 6dB e che qualcuno spenga anche i trasmettitori secondari. E una decisione contingente legata ai costi energetici o è una presa d’atto del digitale?
(MC) – Sicuramente, oltre ai costi dell’energia, anche l’aumento di quelli legati a locazione e manutenzione influiscono su questa decisione. E il fatto che, soprattutto nelle case, si possono ricevere i programmi radiofonici su diverse piattaforme è un altro motivo. Perfino la RAS in Trentino ha disattivato diversi impianti.
FM in pensione
(NL) – Ma lì il DAB è attivo da anni. Quindi forse l’FM potrebbe andare in pensione da sola, spegnersi senza bisogno di decisioni politiche…
(MC) – Ho sentito che ad esempio in Valle d’Aosta qualcuno ha iniziato a spegnere gli impianti. Ricordiamo però che abbassare anche di 6 dB non porta grandi risparmi, per come sono fatti i trasmettitori e per via dei separatori di rete che restano attivi. E’ quasi dire al mercato che si è alla canna del gas…
Aggiungi un posto a tavola
(NL) – Spotify è un nemico della radiofonia?
(MC) – Beh, è qualcuno che si siede alla tavola e mangia la torta. Dovrebbe essere uno stimolo a fare una radio migliore, senza chiacchere inutili e arricchita da metadati. Molto utili per tutti coloro che ricevono nelle nuove vetture, in grado di visualizzarli su ampi display.
E adesso mi lasci dire due parole sul RadioDNS?
RadioDNS
(NL) – Certo…
(MC) – È ora che le emittenti si informino e si dotino di questa tecnologia che permette la radio ibrida, il passaggio seamless tra FM e DAB a IP.
Indoor off
(NL) – Al recente Design Week di Milano abbiamo visto finalmente delle splendide radio casalinghe. O meglio, degli altoparlanti Bluetooth di design e qualità sonora che per la prima volta incorporavano la funzionalità DAB. La radio intesa come oggetto importante potrebbe riprendere il suo spazio nelle case?
(MC) – Dubito che l’ascolto in casa possa tornare ai livelli precedenti. Oltretutto le reti DAB non sono e non saranno progettate per un ascolto da casa. (M.H.B. per NL)