Gianni Prandi (Radio Bruno): credo che solo ultimamente gli editori locali abbiano compreso appieno le pesanti problematiche, non solo economiche, che deriveranno dal DAB.
Una nuova piattaforma che sarà, penso per diversi anni, solo un costo in più.
Modelli di business? Vediamo, ma una cosa deve essere chiara: le CU devono intendersi come un patrimonio di ogni singolo editore.
Quanti soldi sono stati spesi dalle radio in contenziosi dal 1976? Mi auguro che la cosa non si riproponga tra consorzi.
Prominence: oggi l’elencazione delle stazioni è alfanumerica e non distingue per carattere della concessione. Occorrerà trovare il modo di fare la stessa cosa per bilanciare le posizioni.
Però, secondo me, gli editori non hanno ancora compreso l’importanza della questione…
Sintesi
Gianni Prandi, editore di Radio Bruno, una delle più importanti superstation italiane, compendia su Newslinet, in una lunga intervista raccolta dalla giornalista Elisabete Guerra, i temi della digitalizzazione radiofonica, che con il DAB sta passando dalla fase sperimentale alla stabilizzazione conseguente all’attribuzione dei diritti d’uso.
Ma gli alti costi di gestione, la litigiosità tra consorzi (un esempio è quello che è accaduto in questi giorni in Friuli Venezia Giulia con una situazione interferenziale inutilmente protrattasi per settimane) e le difficoltà tecniche stanno mettendo a dura prova l’emittenza locale.
Le criticità spaziano dall’impossibilità di differenziare contenuti editoriali e pubblicitari alla competizione crescente con piattaforme digitali.
E’ essenziale, in questa transizione tecnologica, la necessità di preservare la rilevanza delle radio locali, bilanciare i modelli di business ed affrontare sfide come la prominence nei sistemi di infotainment.
La mancata collaborazione tra editori rischia di aggravare una situazione già penalizzante per l’emittenza locale, mentre le strategie per competere in un mercato sempre più digitale restano un nodo cruciale.
I conti in tasca
(Newslinet) – In molte aree italiane i consorzi DAB stanno passando dalla lunghissima fase di sperimentazione a quella dell’attribuzione dei diritti d’uso, che dovrebbe prevedere una stabilizzazione attraverso la progressiva attivazione degli impianti previsti dai rispettivi progetti di rete. Ciò presuppone, però, l’aumento dei costi di gestione. E così, prevedibilmente, si stanno registrando le prime defezioni dai consorzi.
(Gianni Prandi) – Credo che solo ultimamente gli editori locali (compreso il sottoscritto) abbiano assimilato appieno le problematiche non solo economiche (e saranno pesanti) che deriveranno dal DAB. Una nuova piattaforma che sarà, credo per diversi anni, solo un costo in più ed al quale temo non potranno corrispondere nuovi ricavi.
Splittaggio
Non solo: per come è stato articolato il sistema ed attuata la pianificazione delle poche risorse disponibili, in moltissime regioni sarà impossibile – o molto più difficile – poter differenziare la pubblicità ed i contenuti editoriali. Pensiamo ad esempio alle radio che hanno tanti splittaggi ed a quelle che differenziano ad esempio la programmazione dei notiziari e dello sport (come Radio Bruno, ndr).
Caratteristiche precipue che rischiano di scomparire
Una caratteristica dell’emittenza locale, molto utile anche al territorio, che rischierà di scomparire o di essere fortemente ridotta.
Reti locali DAB più critiche delle nazionali
Inoltre l’emittenza locale sarà ulteriormente penalizzata perchè le nostre reti dovranno rispettare i PDV a livello regionale, mentre i consorzi delle nazionali devono rispettare solo quelli con i paesi confinanti. Risultato: l’emittenza locale avrà impianti meno performanti e ad altezze basse.
Reti complesse, segnali fragili, costi superiori
Con le conseguenze negative del caso: maggior numero di impianti da accendere per coprire tutto il territorio, quindi più costi anche di gestione ed enorme difficoltà per poter essere ascoltati indoor.
Come sempre, ognuno per conto suo
Ragionare col senno di poi è sicuramente più facile, ma credo che forse l’emittenza locale avrebbe dovuto confrontarsi maggiormente, fare sinergie ed economia, mentre invece, dovendo affrontare delle gare, di fatto ognuno ha cercato di fare per conto suo. Peccato. Fra l’altro leggo da qualche parte che ci sarebbero dei canali inutilizzati… quindi a maggior ragione non si capisce perchè l’emittenza locale (e solo quella locale) debba essere sempre penalizzata.
Modello di business…
(NL) – Parliamo quindi del modello di business dei consorzi: c’è chi apre completamente ai nativi digitali sacrificando CU dei soci per alleggerire le spese degli stessi e chi, viceversa, si chiude all’interno…
(Gianni Prandi) – Credo che ogni singolo consorzio abbia il diritto di decidere quello che ritiene più opportuno per la propria gestione economica.
… ma sia chiaro: CU sono patrimonio del singolo editore
Una cosa però, secondo me, deve essere chiara: una volta ottenuti i diritti d’uso le CU devono intendersi come un patrimonio di ogni singolo editore.
Litigiosità editoriale
(NL) – L’italica litigiosità tra emittenti sta lasciando il posto a quella tra consorzi. Si parla sempre di fare sistema, ma, alla prova dei fatti, gli operatori non riescono ad andare d’accordo.
(Gianni Prandi) – E’ quello che ho inteso dire prima. Non so in quale altro paese europeo si siano registrati in FM tanti contenziosi come in quasi 50 anni di radiofonia italiana, anche se la colpa non e’ soltanto degli editori radiofonici, ma principalmente di chi all’inizio avrebbe dovuto legiferare e regolamentare il settore, evitando quella che poi giustamente e’ stata denominata “la giungla dell’etere”.
Quanti soldi spesi
Se potessimo avere il dato di quanti soldi sono stati spesi dalle radio in contenziosi dal 1976 ad oggi rimarremmo amaramente sorpresi. Mi auguro davvero che la cosa non si riproponga tra i consorzi. Sarebbe ridicolo da un lato e paradossale dall’altro.
Paradosso
Siccome, infatti, diverse realtà radiofoniche sono contemporaneamente soci di consorzi diversi anche nella stessa regione, potrebbe accadere che il Consorzio A, di cui fa parte la società X, litighi col Consorzio B, dove, con una diversa concessione, è presente la stessa società X . Paradossalmente si litigherebbe con sé stessi…
Fare tesoro dell’esperienza passata
Mi auguro invece che si faccia tesoro di quanto successo in FM e si cerchi il piu’ possibile di collaborare e di cercare formule che permettano di contenere i costi. La radiofonia locale di problemi ne ha e avrà già abbastanza senza crearsene da sola.
Consorzi od operatori indipendenti?
(NL) – Non è che rimpiangeremo di non avere preferito l’operatore di rete terzo (come per il digitale tv terrestre) a favore della formula consortile?
(Gianni Prandi) – Onestamente non saprei. Ci sarebbero stati i pro e i contro anche in quel caso.
(NL) – Sarebbe favorevole alla futura possibilità di cedere i diritti d’uso ad un operatore di rete puro, uscendo dalla logica del consorzio?
(Gianni Prandi) – Beh, dopo tutti gli investimenti che faremo direi di no. Ma è una valutazione personale.
FM ancora essenziale
(NL) – A proposito di FM: il gruppo Radio Bruno è uno dei pochi che investe ancora sull’analogico. In Svizzera la radio pubblica l’ha dismessa da una settimana…
(Gianni Prandi) – Non conosco la situazione radiofonica svizzera, ma sono certo che al momento la Radio in Italia non può prescindere dalla copertura FM.
Reti nazionali più avanti nella copertura
Le reti nazionali sono più avanti con le coperture ed anche questo non è stato certo un regalo fatto all’emittenza locale che in questo momento ha una copertura DAB ridicola o comunque limitata. Quindi parliamo del nulla.
La maggior parte degli italiani non ha il DAB in auto
E poi ricordo che la maggioranza degli italiani in auto il DAB ancora non ce l’ha.
Anacronismo concessorio
(NL) – Definire Radio Bruno una radio locale è un azzardo. D’altra parte, con l’elevazione del limite di copertura a 30 mln di abitanti fa un po’ ridere la pretesa di differenziare gli ambiti tra locale e nazionale. Non sarebbe meno ipocrita dire che è locale chi fa contenuti locali, a prescindere dalla dimensione territoriale? Tanto più che con streaming e IP tante radio locali sono di fatto nazionali…
(Gianni Prandi) – Sono abbastanza d’accordo in linea di principio, poi ci sono le leggi da rispettare: la differenziazione tra locali e nazionali deriva da una concessione rilasciata dallo Stato. Radio Bruno, comunque, anche se ha una copertura abbastanza ampia, resta comunque una radio locale che fa moltissimi contenuti locali.
Pensiero astratto o distratto
Ecco perchè dicevo che chi ha pensato al DAB non ha concesso le frequenze che sarebbero necessarie per consentire di far fare alle radio quello che stanno facendo da “soli” 46 anni.
Prominence
(NL) – Un’ultima domanda: la radio sta perdendo il controllo del dashboard dell’auto. Le nuove vetture sembrano imporre a tutti i costi all’utente Android Auto ed Apple CarPlay più che l’ascolto FM e DAB. Non è che la prominence giustamente introdotta a Agcom (con la delibera 390/24/CONS) arriverà quando i buoi saranno scappati dalla stalla?
(Gianni Prandi) – Quello della prominence è un nodo cruciale.
50, 200, 100.000
Se con la FM si ha una competizione con 50 stazioni, con l’aggiunta del DAB si è arrivati a 200 e con gli aggregatori si arriva a 100.000. Deve essere per forza di cose preservata la rilevanza delle stazioni del territorio: nazionale come principio, regionale come impiego.
Dashboard
Nel momento in cui scarico l’app preferita della stazione sullo smartphone, Android Auto od Apple CarPlay proporranno quella sul dashboard dell’auto.
Aggregatori da tenere d’occhio
Ma è improbabile che un utente che ascolta stabilmente più stazioni scarichi ogni relativa app e chiuda ed apra ciascuna di esse quando vuol cambiare emittente. Ergo potrebbe utilizzare un aggregatore.
Lista unica
E quindi è essenziale che la lista della prominence sia uguale per tutti: sia che un utente stia ascoltando con Radioplayer, FM World o Tunein.
L’elenco
Poi c’è il problema dell’elenco: sarebbe un’ulteriore penalizzazione se si partisse dalle radio nazionali e poi a seguire quelle locali, sia pur geolocalizzate per posizionamento dell’utente all’ascolto (per esempio con l’elencazione di quelle della regione dove si trova in quel momento).
Attenzione agli elenchi
Però Radio Bruno in Emilia Romagna, per esempio, è più ascoltata di tutte le emittenti nazionali (Prandi nell’intervista telefonica ha enfatizzato il “tutte”, ndr); quindi perché dovrebbe andare in coda ad esse?
Alfanumericità
Oggi l’elencazione è alfanumerica e non distingue per carattere della concessione.
Equilibrio necessario
Occorrerà trovare il modo di fare la stessa cosa per bilanciare le posizioni.
(mancata) Consapevolezza della questione
Però, secondo me, gli editori non hanno ancora compreso l’importanza della questione… (E.G. per NL)