Continua la pubblicazione da parte di NL dei contributi presentati dagli stakeholder nella consultazione disposta da Agcom preliminarmente all’adozione del Piano nazionale di assegnazione delle frequenze DAB+ (cd. PNAF-DAB). Dopo quelli di Confindustria Radio Tv, riportiamo oggi quelli dell’associazione Mave (Associazione Media Audiovisi Europei).
Piano parziale, ma non per colpa di Agcom
Secondo Mave, il “Piano posto in consultazione non risponda pienamente alle aspettative degli operatori radiofonici, anche alla luce della mancata conclusione degli accordi internazionali, più volte auspicati, con i Paesi Adriatici – per cause come noto indipendenti dalla volontà di Codesta Autorità – che avrebbero certamente favorito una pianificazione più stabile, razionale ed efficiente”.
Risorse insufficienti…
Le risorse previste nel Piano presentato per la consultazione, ad avviso dell’ente esponenziale, appaiono infatti “realmente insufficienti quantomeno a garantire che le attuali “emittenti legittimamente esercenti l’attività di radiodiffusione sonora in tecnica analogica in ambito locale che siano anche titolari di autorizzazione per la fornitura di programmi radiofonici in ambito locale ai sensi dell’art. 3 comma 14 del Regolamento Delibera 664/09/CONS” possano diffondere i loro contenuti in tecnica DAB+”.
… per le locali
“Appare, infatti, anche alla luce del principio dell’equa ripartizione delle risorse frequenziali, che il Piano DAB posto in consultazione, preveda risorse scarse a disposizione degli operatori di rete locali. Ciò non solo in relazione alle due reti a copertura regionale, ma anche e soprattutto in relazione alle ulteriori reti definite layer locali n. 4 oltreché le sette reti layer n. 5 e n. 6 a copertura provinciale o pluriprovinciale“, ha spiegato Mave in sede di consultazione.
Splittaggio e diversificazione
Infatti, per poter garantire adeguate risorse all’attuale comparto dell’emittenza locale, l’Agcom dovrebbe pianificare e garantire maggiori risorse, da assegnare non appena gli accordi internazionali tanto attesi troveranno una loro definizione, anche al fine di consentire il c.d. splittaggio della pubblicità e la diversificazione della programmazione, da sempre garantita e prevista dalla normativa di settore.
Soluzione (solo) transitoria
In ogni caso il Piano che verrà definito deve essere considerato temporaneo e certamente non conclusivo della fase di avvio delle trasmissioni in tecnica digitale, e ciò fin quando non verrà prevista una pianificazione stabile anche sulla fascia adriatica del territorio italiano e finché non verranno raggiunti i limiti di copertura e di diffusione degli apparati come previsto all’art. 1 dell’Allegato A della Delibera 664/09/CONS.
Roadmap chiara, coordinata e concordata
Mave ha poi evidenziato “la necessità che la calendarizzazione dei tempi di liberazione delle frequenze attualmente in uso venga preventivamente concordata tra gli operatori, l’Autorità ed il Ministero dello Sviluppo Economico si chiede che venga garantita una adeguata tempistica per l’ordinata transizione sulle nuove frequenze pianificate anche in relazione alle frequenze ad oggi assegnate dal MISE agli operatori di rete locale ai sensi dell’art. 21, co. 3, della Delibera 664/09/CONS”.
Esenzioni dai contributi per 24 mesi dall’attuazione del PNAF
La rappresentanza di categoria ha infine rappresentando l’opportunità che “almeno nei primi 24 mesi di attuazione del Piano i Consorzi aggiudicatari dei diritti d’uso locali vengano esonerati dal versamento dei contributi per la concessione degli stessi diritti d’uso, nonché di quelli previsti per l’installazione delle strutture ai sensi del D.lgs 207/2021, attesa la necessità di investimenti ex novo di rilevante portata”. (E.G. per NL)