Poche le certezze: un diritto d’uso nazionale dei tre già assegnato e due in corso di assegnazione (ma pare si discuta ancora su cosa vada a chi) ed un piano nazionale di assegnazione delle frequenze (provvisorio) pronto da questa estate. Tantissime le incertezze, a partire dal numero di soggetti consortili che concorreranno ai bandi per le frequenze areali, al contenuto degli stessi, passando per la ridotta dotazione frequenziale sull’area adriatica che potrebbe lasciare a piedi tante emittenti (salvo diminuire la capacità trasmissiva pro capite e sacrificare i nativi digitali). Sempre che, in soccorso del DAB, non arrivi il relitto della rete 12 televisiva.
Reliquie
I tempi per una (quanto mai opportuna) revisione dell’antica delibera 664/09/CONS non ci sarebbero e quindi l’adeguamento all’intervenuta evoluzione tecnologica e di mercato potrebbe essere esclusivamente demandato al Mise (chiamiamolo ancora per un po’ così, visto che Mini, acronimo di Ministero delle imprese e del made in Italy, non sembra un buon auspicio per la crescita del settore).
Bandi per i consorzi locali
Dicastero che, magari previa concertazione con Agcom, potrebbe prevedere per i bandi per i consorzi locali criteri selettivi innovativi (rispetto a quelli della delibera 664/09/CONS), soprattutto per compensare la penalizzazione che aggregazioni prevalenti di emittenti comunitarie subirebbero verso quelli formati massimamente da stazioni commerciali.
Censura
Beninteso, con tutti i rischi di censura avanti ai giudici amministrativi che, inevitabilmente, accompagnano le procedure competitive. E che, in questo caso, sono piuttosto elevati, posta la distanza che separa il quadro regolamentare da quello di mercato.
Bandi sotto l’albero
Fatto sta che, dando ascolto a rumors qualificati, gli editori potrebbero trovare già sotto l’albero i bandi per i consorzi locali.
Proroghe. Essenziali
Magari accompagnati da una indispensabile proroga dell’esercizio delle autorizzazioni sperimentali rilasciate nell’ultimo anno e mezzo, nonostante l’avversione di alcuni player nazionali che mal digeriscono l’euforia frequenziale areale registratasi in particolare nella prima metà del 2022.
Stallo
Avversione che, se non essa stessa causa del sopravvenuto stallo, ne trae soddisfazione. Il Mise da quest’estate, infatti, ha sospeso il rilascio di nuove autorizzazioni.
Fotografia vecchia di 6 mesi
“Stiamo solo attivando gli impianti autorizzati oltre 180 giorni fa”, ci fanno sapere i consorzi Mediadab e Space Dab.
Sgoccioli
“In questi giorni attiveremo i mux residui assentiti, tra cui quelli su Monte Meto (Lucca), per completare la copertura della Toscana, e nel Lazio, a Latina. Poi, però, stop a nuovi impianti”.
Due conti
Insomma, chi c’è c’è e chi non c’è non ci sarà fino alle assegnazione dei diritti d’uso definitivi (si fa per dire, visto che il PNAF è provvisorio). Che, calcoli spannometrici alla mano, in caso di pubblicazione dei bandi per i consorzi locali a dicembre, difficilmente porterebbero a concrete attivazioni prima dell’estate 2023.
La spada di RAI
Ammesso che il ricorso al TAR di RAI contro il must carry non blocchi tutto, beninteso. (M.L. per NL)
foto antenne di Floriano Fornasiero