Nelle more dell’emanazione (da parte di Agcom) dell’atteso Piano nazionale di assegnazione delle frequenze per la radiodiffusione sonora in tecnica digitale (DAB+), si è insistito molto sulla necessità di rilasciare da parte del Mise autorizzazioni sperimentali a consorzi locali per (tentare di) recuperare l’enorme gap accumulatosi con le stazioni nazionali. Da molti anni solidamente ancorate a titoli all’esercizio al tempo rilasciati in via transitoria.
Sperimentazioni non commerciali
Il problema è che le poche autorizzazioni sperimentali rilasciate con finalità non commerciali ad alcuni consorzi, si riducono ad impianti di poche decine di watt illuminanti ristrettissimi fazzoletti di territorio. Con la conseguenza che la concreta utilità ai fini del consolidamento dell’ascolto è tutta da verificare.
GE-06
Ricordiamo che l’emanazione da parte dell’Agcom di un piano di assegnazione delle frequenze DAB-T pienamente in linea con i diritti internazionali italiani (GE-06 + accordi di coordinamento) potrà avvenire solo dopo la conclusione positiva dei negoziati in corso, che mirano a ottimizzare l’originaria previsione di GE-06.
(Dis)accordi internazionali
Trattative che, tuttavia, non sono fin qui giunte a compimento a causa del vincolo posto dagli stati confinanti con l’Italia di definire preventivamente un’altra annosa, anzi atavica, questione: quella delle interferenze in modulazione di frequenza, figlie della mancata pianificazione FM.
TUSMAR
Per risolvere quest’ultima questione, nel nuovo TUSMAR (D. Lgs 208/2021) sono state inserite sibilline previsioni di una ricognizione di tali situazioni, nelle more della approvazione del piano FM. Con l’effetto del cane che si morde la coda, su cui ci siamo già soffermati.
Quote DAB+
Ma per il DAB+? La situazione è ingessata, oltre dai citati coordinamenti internazionali, anche dalle definizione del processo di refarming della banda 700 MHz che consentirà di destinare una quota (non tutte) delle frequenze VHF sfruttate dalla tv digitale terrestre alla radio digitale via etere.
Consorzi e kmq
Così, nelle more del conseguimento di questi ultimi due obbiettivi, il Ministero dello sviluppo economico ha rilasciato alcune autorizzazioni su frequenze rottamate dai network provider tv a consorzi DAB su limitate (rectius, limitatissime) porzioni di territorio, attraverso impianti quasi esclusivamente a raso, che offrono un’illuminazione di pochi km.
Meglio che niente?
Il risultato, abbastanza scontato, è una generale insoddisfazione da parte degli editori che confidavano (probabilmente sulla scorta di eccessive aspettative, poste le premesse) su soluzioni di portata ben più ampia, che avrebbero potuto offrire il rilancio (anzi, il lancio) della radiodiffusione sonora in tecnica digitale per il comparto locale.
Tornelli
Non a caso, alcuni di questi consorzi appaiono dei tornelli, con un turn-over di emittenti che entrano ed escono dal bouquet. (E.G. per NL)