Radio. DAB ancora ostaggio delle interferenze internazionali in FM. Natucci: subiamo dopo 40 anni il Piano di Ginevra 1984

Da Marconi al DAB

Natucci (DAB Italia): Siamo vittime dell’ossessione di pianificare come previsto dallo scriteriato accordo interferenziale Ginevra 84. Un accordo che assegnava all’Italia – stiamo parlando di quaranta anni fa – una manciata di frequenze. Fu un attentato alla neonata emittenza privata che aveva, come uno tsunami, travolto tutti gli steccati del monopolio.
Rete 12: Dopo anni di stallo è giunto il momento di prendere la giusta iniziativa di assegnare le risorse VHF contenute nel Mux 12 DVB al suo destinatario: il DAB. Del resto chi ha ancora sul tetto di casa antenne in grado di ricevere programmi tv su queste frequenze?
Prominence: la Radio rischia di essere marginalizzata nei sistemi di intrattenimento installati nelle auto. Si tratta di una partita vitale, dove la strada si presenta tutta in salita. Ma per i broadcasters è ineludibile giungere al traguardo senza troppi indugi; il tempo non lavora a nostro favore.

Sintesi

L’intervista a Sergio Natucci (secondo da destra nella foto d’apertura di Umberto Labozzetta), direttore di DAB Italia – che segue quella con Anna Maria Genzano, esponente dell’altro player digitale radiofonico privato, Eurodab – approfondisce questioni centrali per il futuro della radio digitale.
Tra i temi discussi nel confronto di Natucci con la nostra testata, spiccano la necessità di garantire la prominence della radio nei sistemi di intrattenimento automobilistici in un momento in cui l’automotive vive una grande crisi, il dibattito sulla gestione delle frequenze VHF inutilizzate (la dodicesima rete nazionale DTT, non attribuita a nessuno da 3 anni a questa parte) ed i ritardi del MIMIT nell’implementazione del piano DAB.
In particolare, Natucci critica la centralità ancora attribuita alle interferenze internazionali in FM, un retaggio del passato che frena la transizione al digitale e sottolinea l’urgenza di un approccio strategico coerente.
Sul tema della differenza tra i modelli di operatori di rete tv (network provider terzi, astrattamente indipendenti) e radio (società consortili costituite dai concessionari FM), nonostante le difficoltà, secondo Natucci, la scelta italiana dimostra sostenibilità ed efficienza, differenziandosi positivamente dagli standard europei.

Sergio Natucci

Proseguiamo l’approfondimento di alcuni temi trattati al convegno milanese Da Marconi al DAB. Dopo l’intervista ad Anna Maria Genzano, portavoce del consorzio DAB nazionale Eurodab, abbiamo parlato con l’altro esponente privato, DAB Italia, nella persona di Sergio Natucci che, anche questa volta, non ha tradito l’aspettativa di un confronto pungente su temi scottanti.

L’intervista

(Newslinet) – Vero che il convegno verteva sul DAB, tuttavia, almeno nella parte iniziale, ad aver tenuto banco è stata la delibera Agcom sulla prominence, sulla quale però i pareri sono parsi contrastanti, tra chi la saluta come un’iniziativa di straordinaria rilevanza, anticipatoria di misure simili europee, e chi la considera un mero esercizio accademico, stante la difficile applicazione concreta…
(Sergio Natucci) – Nelle prossime ore si aprirà il tavolo prominence voluto da Agcom proprio per giungere ad un’efficace applicazione della delibera recentemente approvata.

Strada in salita sulla prominence

La strada si presenta tutta in salita; ma per i broadcasters è ineludibile giungere al traguardo senza troppi indugi. Il tempo non lavora a nostro favore.

Rischio emarginazione per la Radio dal car entertainment

Ciò vale ancora di più per la Radio, che rischia di essere marginalizzata nei sistemi di intrattenimento installati nelle auto. Si tratta di una partita vitale, altroché esercizio accademico! Per la Radio sarà, però, necessaria l’immediata istituzione un tavolo di confronto dedicato: lo impone la specificità del mezzo e delle sue forme di fruizione.

Le vicende giudiziarie del DAB

(NL) – Questa settimana, oggi per la precisione, è chiamata a decisione avanti al TAR la complessa vicenda RAI/Eurodab. Sullo sfondo la risorsa costituita dalla rete nazionale n. 12, con frequenze VHF inutilizzate…
(S.N.) – Dovrebbe essere inutile sottolinearlo. Le frequenze sono sempre e per tutti un bene limitato: ergo nulla deve essere sprecato o lasciato inutilizzato.

VHF prioritariamente al DAB

La legge ha già stabilito in modo diretto che il VHF è destinato prioritariamente al DAB. Cosa si può aggiungere?

E’ il momento di prendere l’iniziativa di assegnare le risorse VHF della rete 12 al DAB

Dopo anni di stallo è giunto il momento di prendere la giusta iniziativa di assegnare le risorse VHF contenute nel Mux 12 DVB al suo destinatario: il DAB. Del resto chi ha ancora sul tetto di casa antenne in grado di ricevere programmi tv su queste frequenze?

Il freno del MIMIT

(NL) – Hai riconosciuto nel tuo intervento l’impegno di Agcom sul DAB, ma, al contempo, hai stigmatizzato l’atteggiamento del MIMIT, che frenerebbe sullo sviluppo. Perché accade ciò?
(S.N.) – Il Ministero non ha certo favorito lo sviluppo della radio digitale. Un dato per tutti: dopo due anni e mezzo non è ancora concluso l’iter di rilascio dei diritti d’uso delle frequenze previste dal PNAF approvato da Agcom a luglio 2022.

Un Piano DAB che non è piaciuto al Ministero

Si ha come la sensazione che quel piano non sia mai piaciuto al Ministero che dovrebbe applicarlo e non giudicarlo, salvo che ravveda gravi inosservanze dei cardini legislativi e normativi italiani e internazionali. Se l’Agcom non avesse varato il PNAF DAB saremmo ancora nella fase del solito caos, molto italiano del “fai da te”, altro che soluzione post Tavolo Adriatico.

Italia sotto scacco dei paesi frontalieri

In quella sede si negozia da cinque anni, in ogni incontro l’Italia è sotto scacco dei paesi frontalieri che pretendono sostanzialmente la resa senza condizioni delle nostre imprese radiofoniche.

Il DAB ostaggio delle interferenze FM 

(NL) – Non è chiara una cosa: perché il MIMIT preme sulle questioni delle interferenze internazionali in FM ed allo stesso tempo rallenta la migrazione al DAB? Eppure un’affermazione della radio digitale via etere spingerebbe progressivamente all’abbandono spontaneo della modulazione di frequenza, come avvenuto per la AM. Così, invece, si lasciano gli editori a metà del guado. Cui prodest?
(S.N.) – Siamo vittime di una ossessione: pianificare come previsto dallo scriteriato Accordo interferenziale Ginevra 84. Un accordo che assegnava all’Italia – stiamo parlando di quaranta anni fa – una manciata di frequenze.

Attentato all’emittenza privata neonata

Fu un attentato alla neonata emittenza privata che aveva, come uno tsunami, travolto tutti gli steccati del monopolio.

Il quadro (anche geopolitico) è cambiato dal 1984

Dobbiamo farcene una ragione, quel piano non esiste, ma non esiste più neppure il quadro geopolitico che lo generò. Ormai la Jugoslavia è solo sui libri di storia.  Occorre che tutti si mettano l’anima in pace. Del resto dopo quaranta anni sull’altra sponda dell’Adriatico avranno trovato un equilibrio di coesistenza con l’Italia, anche là il DAB sta avanzando velocemente, almeno così dicono i croati.

FM centrale

Le reti FM sono ancora centrali per la vita del settore, la transizione sarà inevitabile ma certamente lenta. Il mercato dell’auto è in profonda crisi.

Contraddizioni storiche

I tempi del passaggio al digitale stabiliranno il rinnovo del parco circolante e non certo i desiderata dei paesi adriatici. Per il resto, di contraddizioni nella storia della radio italiana ce ne sono state frequentemente.

Ministero raramente coerente negli ultimi 50 anni

Il ministero, durante i cinquanta anni dalla caduta del monopolio, raramente è stato coerente. L’evoluzione è il digitale, mantenendo ferma la scelta del broadcast, ogni indecisione fa male al settore. Abbiamo già perso anni preziosi.

Operatori di rete DAB virtuosi

(NL) – Raccogliendo alcuni rumors a margine del convegno abbiamo rilevato che molti editori si stanno mostrando perplessi sulla scelta della forma consortile per gli operatori di rete. L’esperienza televisiva avrebbe fin qui mostrato che la scelta di network provider puri è stata efficace…
(S.N.) – Sceglierò un buon otorinolaringoiatra (sorride). Sinceramente, questi rumors non li ho sentiti neppure in occasione della stesura del contributo all’indagine conoscitiva promossa da Agcom sullo stato del mercato della radio digitale.

Reti DAB italiane da 3 a 10 volte più economiche delle altre europee

Dati alla mano le reti DAB italiane hanno un costo di servizio per i fornitori di contenuti trasportati tra tre e dieci volte più bassi che nel resto d’Europa.

Sostenibilità provata

L’architettura del nostro sistema ha retto alla sfida della sostenibilità sia per le reti locali sia per quelle nazionali. Siamo ancora in un mercato in fase di avvio, oggi questa ipotesi credo sarebbe negativa.

Network provider (im)puri

Il paragone al televisivo mi pare, in ogni senso, poco adeguato compresa la definizione – nessuno si offenda – di purezza dei network provider che, essendo soggetti di mercato, hanno naturali intrecci e collegamenti con il modo economico, imprenditoriale ed editoriale. (M.L. per NL)

foto di Umberto Labozzetta

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