Radio. Credito d’imposta per settore broadcast. Cosa ne pensano gli editori? Un inizio, ma serve di più e ridefinire aziende energivore

credito d'imposta

Il 23 settembre 2022 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto-legge n. 144, recante “ulteriori misure urgenti in materia di politica energetica nazionale“.
Nel provvedimento è presente una prima misura di cui può beneficiare l’emittenza privata tramite credito d’imposta. Tuttavia, un rapido giro di opinioni di NL presso alcuni importanti operatori mostra come si tratti di un passo per nulla sufficiente.  Inoltre, network radiotelevisivi anche di grande dimensione non  possono tutt’ora essere definiti “aziende energivore“, restando esclusi dalle misure principali. Vediamo i dettagli.

Il decreto

Il decreto, consultabile a questo indirizzo, stabilisce che alle aziende a forte consumo di energia elettrica (dette energivore) beneficeranno di un credito d’imposta pari al 40 % delle spese sostenute per la componente energetica acquistata nei mesi di ottobre e novembre 2022.

Credito d’imposta per le emittenti radiofoniche

Per le emittenti radiotelevisive vale invece l’articolo 3: “Alle imprese dotate di contatori di energia elettrica di potenza disponibile pari o superiore a 4,5 kW, diverse dalle imprese a forte consumo di energia elettrica di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico 21 dicembre 2017 (…) è riconosciuto un contributo straordinario, sotto forma di credito d’imposta, pari al 30% della spesa sostenuta (…) nei mesi di ottobre e novembre 2022 qualora il prezzo stesso abbia subito un incremento superiore al 30% del corrispondente prezzo medio relativo al medesimo trimestre dell’anno 2019“.
Detti crediti sono cedibili ad altri soggetti, quali gli istituti di credito (art. 7).

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Richiesta di energia in Italia il 29 settembre 2022 alle 12.15

Osservazioni

Tralasciando il fatto che i mesi di ottobre e novembre non possono corrispondere ad alcun “medesimo” trimestre (visto che 2 ≠ 3), troviamo positiva la nuova soglia minima posta a 4,5 KW. Ovviamente c’e’ un po’ di burocrazia all’italiana (“l’ammontare del credito deve essere calcolato dal fornitore in base a una comunicazione da definire da parte dell’Agenzia delle Entrate”). Ma, almeno, possiamo dire che qualcosa si muove.

L’opinione degli editori

Anche se non abbastanza. Abbiamo chiesto un parere ad alcuni editori, ponendo la seguente domanda: “Ritenete questa misura utile e adeguata alla situazione?

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Giornale Radio

Iniziamo dall’editore di Giornale Radio, Domenico Zambarelli.

Serve almeno il 50% di credito d’imposta

Il quale ha risposto: “No assolutamente, va creato un meccanismo su rendicontazione mensile delle bollette con recupero del credito di imposta sul 50 per cento dei maggiori costi sostenuti, prendendo come parametro le bollette del 2021“.

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Radio Bruno

Gianni Prandi, editore di Radio Bruno, ha a sua volta dichiarato: “Il credito di imposta al 30% sicuramente è utile; ma, purtroppo, non basta assolutamente a compensare l’aumento del costo dell’energia rispetto al 2019. Basta guardare il costo a KW nel 2019 e confrontarlo con quello di agosto o di quello annunciato per settembre e l’inverno.

Riferimenti

E i ricavi delle aziende radiofoniche non sono certo più alti del 2019. Molte radio si stanno difendendo abbassando le potenze; ma sia chiaro che questo comunque penalizza il servizio all’utenza. Credo che occorrerebbe un credito d’imposta del 50% sul costo, almeno fino a quando il costo dell’energia rimarrà sui livelli attuali.”

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Un 50% …

Come vediamo, senza sapere l’uno della dichiarazione dell’altro, i due editori concordano sulla necessita di elevare l’aliquota al 50%.

… continuativo

Ed anche sul non limitarla a novembre (periodo scelto forse per non vincolare il nuovo governo a decisioni di quello dimissionario).

Sergio Natucci DAB Italia - Radio. Credito d'imposta per settore broadcast. Cosa ne pensano gli editori? Un inizio, ma serve di più e ridefinire aziende energivore

Niente aiuti per il DAB

Non è ovviamente solo la FM a consumare energia: anche i consorzi che gestiscono le reti DAB utilizzano un’infrastruttura che deve fare i conti con gli aumenti.

Diamo i numeri

Ecco dunque la dichiarazione molto preoccupata di Sergio Natucci, direttore generale di DAB Italia: In numeri assoluti, per gli operatori di rete DAB, l’incremento dei costi energetici potrebbe sembrerebbe poco significativo.

Realtà diversa

Purtroppo la realtà è ben diversa. Le percentuali d’incremento sono le stesse delle reti analogiche, insistono su un budget energia più limitato, ma la sostanza non cambia, l’impatto reale è davvero molto serio. Non solo, per noi non ci sono aiuti. Saranno briciole se riusciremo a rinegoziare i costi con i fornitori di servizi di ospitalità che molto spesso offrono anche la risorsa energetica.

Chi ha diritto al sostegno?

Loro sì, hanno accesso al sostegno previsto, che riteniamo sia di nostra competenza. Questa è l’unica strada. Il momento è davvero delicato tanto che rischia di condizionarne lo sviluppo nella complessa fase di adeguamento delle reti al nuovo Piano nazionale di assegnazione delle frequenze”.

Aziende energivore

Esiste, a nostro avviso, un altro punto importante che impatta tutte le imprese radiotelevisive, anche quelle di grandi dimensioni: secondo la definizione attuale non si tratterebbe di aziende energivore. Vediamo il motivo.

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1 GWh/anno

Nel decreto legge si stabilisce che sono aziende “a forte consumo di energia” quelle presentano un consumo medio pari ad almeno 1 GWh/anno, calcolato nel triennio precedente a quello di competenza.

Qualche calcolo

A quanto risulta a NL, la potenza media dei trasmettitori FM in Italia è pari a 1 KW, con consumi stimabili tra i 1,5 e 2 KW. Prendendo una tipica superstation, dotata di ottanta impianti, questi i calcoli:
1,5 Kw * 80 impianti = 120 KW di consumo istantaneo. Se gli impianti sono attivi 24 ore su 24 alla potenza nominale otteniamo un consumo mensile di 120 * 24 * 30 = 86.400 KWh/mese. Moltiplicando per 12 si ottiene 1.036.800 KWh, pari a 1,037 GWh/anno.

allegato 3 - Radio. Credito d'imposta per settore broadcast. Cosa ne pensano gli editori? Un inizio, ma serve di più e ridefinire aziende energivore

Ursula dixit

Dovremmo esserci, ma per la definizione di aziende a forte consumo si deve fare i conti anche con l’allegato 3 comunicazione 2014/C 200/01 della Commissione europea, recanteDisciplina in materia di aiuti di stato a favore dell’ambiente e dell’energia 2014-2020″. Non basta infatti consumare oltre 1 GWh all’anno, occorre anche essere in una delle categorie della tabella.

Estrazione di sale e fabbricazione di spago

Dove troviamo l’estrazione di sale, la fabbricazione di spago, corde funi, reti e altre aziende industriali. Niente illusioni: le reti di cui parla la Commissione sono quelle da pesca, non quelle FM.
Nessuno spazio per la “creazione e distribuzione di contenuti multimediali”. Senz’altro una svista, per una Europa che ritiene il settore dell’informazione tanto importante da dedicarci un European Medium Freedom Act.

Conclusioni

Forse il nuovo governo vorrà smarcarsi da queste definizioni europee e decidere autonomamente quali sono le aziende energivore (suggerimento: guardare solo ai consumi e non ai settori di attività).
Certamente fin da subito gli editori possono unirsi alle richieste di Radio Bruno e Giornale Radio, considerato trattarsi di una decisione che potrebbe essere presa rapidamente e ormai senza l’intralcio di eventuali europeisti intransigenti.

Supporto

Come più volte ribadito, Newslinet sarà lieta di supportare voci e iniziative in questo senso. (M.H.B. per NL)

 

 

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