Radio. Con sviluppo dei comandi vocali in auto e in casa è caccia a nomi alias. Obiettivo: intercettare nuova utenza e facilitare l’attuale

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Per i lettori più attenti di questo periodico non si tratta di una novità; ma, data l’importanza della questione, è opportuno un recap: l’utilizzo di alias e fonemi per semplificare la sintonizzazione di stazioni sempre più difficilmente rintracciabili (per affollamento della lista, confondibilità e/o complicatezza del nome, pronuncia, ecc.), ma anche per intercettare nuova utenza, si sta intensificando. Ovviamente in prospettiva di un impiego sempre più diffuso di comandi vocali sia in auto (attraverso i sistemi nativamente integrati nelle vetture, ma, soprattutto, con Android Auto ed Apple CarPlay), che a casa (con smart speaker, smartphone e smart tv).

Sintesi

In attesa che, sul piano regolamentare e normativo, l’indispensabile prominence delle emittenti radiotelevisive lineari (i servizi di media audiovisivi di interesse generale, per dirla in senso tecnico) trovi attuazione, i broadcaster radiofonici si danno da fare nella direzione della semplificazione della ricerca delle stazioni radio in un panorama che vede ormai centinaia di emittenti via etere in lista DAB+ e un numero x 1000 nell’universo radiofonico IP.
E lo fanno non solo attraverso specifici accordi commerciali di promozione sulle piattaforme di aggregazione (come la recente proposta del collettore FM-World), ma anche mediante strategie di intercettazione dell’utenza tramite nomi alias o fonemi tattici.

Lo stato di impiego dei comandi vocali in auto in Europa

“Negli ultimi anni, l’utilizzo dei comandi vocali nelle automobili ha visto una crescita significativa in Europa”, spiega Massimo Rinaldi, ingegnere della società di ibridazione broadcast-broadband Comnect (gruppo Consultmedia) che sull’incombenza è particolarmente impegnata da un anno a questa parte.

Hands-free

“Il fenomeno è evidentemente alimentato dalla crescente domanda di soluzioni hands-free che migliorano la sicurezza e l’esperienza di guida”, sottolinea Rinaldi.

Percentuali di impiego

Ma quali sono le percentuali di utilizzo dei comandi vocali nelle auto europee, i tipi di comandi vocali più comuni e la distribuzione dell’uso di sistemi nativi rispetto agli standard Android Auto e Apple CarPlay?

L’analisi di Media Progress

“Secondo un’analisi condotta nel 1° semestre 2024 da Media Progress (società di analisi strategica sempre del gruppo Consultmedia, ndr), circa il 60% degli automobilisti europei utilizza regolarmente i comandi vocali per interagire con i sistemi di infotainment del veicolo, qualora predisposto a riceverli”, continua l’ingegnere.

Comandi vocali maggiormente utilizzati

Ovviamente l’impiego di comandi vocali trova applicazione, per ora, in limitati ambiti, quali la navigazione, la gestione delle chiamate, il controllo della musica e la climatizzazione.

Navigazione e gestione delle chiamate

“Nell’alveo dell’impartizione di comandi vocali su vetture predisposte a riceverli, il 40% dell’impiego è per impostare destinazioni ed ottenere indicazioni stradali, mentre per il 25% l’utilizzo è teso ad effettuare e ricevere chiamate senza mani”, annota Rinaldi.

Controllo della musica, climatizzazione, messaggistica

“Il 20% dello sfruttamento delle invocazioni è per selezionare radio, playlist e – da parte dei più esperti – podcast e in generale contenuti specifici on demand. Il 10% dei comandi vocali è per regolare la temperatura ed altre impostazioni del climatizzatore, mentre il restante 5% è sfruttato per inviare ed ascoltare messaggi di testo”, ribadisce il manager​.

Sistemi di comandi vocali: nativi vs. Android Auto ed Apple CarPlay

In termini sistemici, l’uso dei comandi vocali può essere categorizzato in due principali segmenti: i sistemi nativi delle case automobilistiche e quelli di Google ed Apple, cioè Android Auto ed Apple CarPlay.

Sistemi nativi

I sistemi di comandi vocali nativi, come MBUX di Mercedes-Benz (nella foto d’apertura) e DS Iris di DS Automobiles (marchio automobilistico francese nato nel 2014 dalla separazione dal brand casa madre Citroën, dal 2021 parte del gruppo Stellantis), sono progettati per offrire un’integrazione profonda con le funzioni specifiche del veicolo.

Il 45% degli automobilisti europei usa comandi vocali nativi

“Circa il 45% degli automobilisti europei utilizza sistemi nativi, che spesso offrono capacità avanzate come il riconoscimento vocale multilingue. Ad esempio, il sistema MBUX di Mercedes-Benz è in grado di riconoscere oltre 27 lingue ed apprendere le abitudini dell’utente. Ma la tendenza è a decrescere a favore di Android Auto ed Apple CarPlay“, riprende l’argomento l’ing. Rinaldi.

Android Auto e Apple CarPlay

“Dall’altra parte, circa il 55% degli automobilisti – in progressiva crescita a detrimento dei sistemi nativi – preferisce utilizzare piattaforme come Android Auto ed Apple CarPlay, perché offrono un’interfaccia utente familiare e la possibilità di accedere ad un ampio ecosistema di applicazioni.

User friendly

Android Auto ed Apple CarPlay sono peraltro particolarmente apprezzati dall’utenza per la loro capacità di fornire aggiornamenti frequenti e di integrare funzioni come la navigazione tramite Google Maps o Apple Maps (coi relativi aggiornamenti che rendono tali applicazioni sostanzialmente irraggiungibili da parte dei sistemi captive delle case automobilistiche) e la gestione della musica tramite Spotify od Apple Music​.

TuneIn preferenziale…

Da ciò discende, evidentemente, come qualsiasi applicazione Android o iOS abbia una corsia preferenziale su tali sistemi, come dimostrato, nel caso di impiego radiofonico, dal fatto che spesso la somministrazione di contenuti audio radiofonici è intermediata da TuneIn (che ha partnership sia con Google che con Apple).

… anche per chi non ce l’ha

Per misurare l’importanza di questo aggregatore e dei suoi accordi con Google ed Apple fate una prova: se non avete installata l’applicazione di TuneIn sul vostro smartphone, chiedete, attraverso Android Audio, di sintonizzare una stazione: Assistant vi risponderà di scaricare tale collettore per poterla ascoltare, a nulla rilevando la presenza della stessa anche su altre piattaforme (aggregatori, app proprietaria, ecc.).  

100.000 concorrenti IP…

Arrivando al nocciolo della questione, l’offerta di TuneIn è di oltre 100.000 stazioni e le probabilità di intercettare nuovi utenti in assenza di un brand consolidato, di un corretta associazione ai contenuti o di un nome evocativo degli stessi (cd. denominazioni nomen omen) è sempre più bassa.

Immagini, tag, descrittori

Di qui l’esigenza di affinare parole chiavi ed elementi associativi (immagini, tag, descrittori), che identificano e rappresentano il contenuto, rendendo possibile la classificazione e la ricerca di informazioni.

… e 200 DAB

Un problema che riguarda non solo l’IP, ma anche il DAB, la cui lista di stazioni ricevute in città importanti come Milano e Roma ha raggiunto le 200 unità. Che l’utente, ça va sans dire, mai ascolterà tutte prima di effettuare una selezione per una successiva memorizzazione, preferendo soffermarsi solo su nomi noti, maliziosi o suggestivi”, sottolinea l’esponente di Comnect.

Analisi di merito

Della problematica qualche mese fa si è occupato anche WorldDAB, il forum globale del settore per la radio digitale DAB+, che ha, infatti, pubblicato delle linee guida a favore delle emittenti e dell’automotive sull’uso di fonemi e alias. Artifizi che dovrebbero consentire agli ascoltatori di individuare più facilmente le stazioni preferite utilizzando i comandi vocali al cospetto di nomi complessi, non caratteristici del contenuto o dalla pronuncia equivocabile.

How-to

“La nuova guida “how-to” di 18 pagine, facile da seguire (a cui NL ha dedicato un ampio approfondimento consultabile qui, ndr), è rivolta alle emittenti e a coloro che lavorano nelle stazioni radiofoniche, per aiutarli a verificare che i loro fonemi siano corretti”, aveva spiegato WorldDAB in una nota (le Linee guida sono disponibili gratuitamente sul sito dell’organizzazione).

Comandi vocali per trovare stazioni in elenchi di centinaia di brand

“C’è un uso crescente da parte degli ascoltatori dei comandi vocali per navigare tra le stazioni radio, in particolare perché l’elenco delle stazioni sta diventando sempre più esteso”, sottolineava WorldDAB sul tema dei fonemi e degli alias, raccogliendo un allarme più volte lanciato da Newslinet negli ultimi anni.

Il monito di NL del giugno 2021

“E’ necessario uscire dal recinto per intercettare quell’utenza nuova che scorre gli elenchi delle emittenti su una qualsiasi piattaforma aggregatrice.

Gli alias

Occorre ripensare alla strategia online e di comunicazione radiofonica, partendo dagli alias, nomi suggestivi e rappresentativi del contenuto da associare al proprio brand.

Guardare al passato per affrontare il futuro

I fenomeni dell’editoria online non vanno guardati con indifferenza dai radiofonici”, scriveva questo periodico nel lontano giugno 2021.

Tendenze & brand

Tre anni fa, infatti, evidenziavamo come le ultime analisi provenienti dagli Stati Uniti, mercato particolarmente attento (e reattivo) a tutti i segnali di cambiamento su media radio e tv, riportassero indicatori coerenti in base ai quali il brand identificativo di un contenuto risultava importante. Ma anche che sarebbe stato, per converso, un grave errore concentrare tutto su di esso.

I nuovi concetti

Alias e sincretismo sono due termini a cui gli editori dovranno abituarsi”, profetizzavamo.

Linguaggio naturale

“Gli smart speaker e gli assistenti virtuali utilizzano il riconoscimento vocale per comprendere ciò che viene detto loro e la riproduzione vocale per confermare le scelte e i risultati agli utenti in linguaggio naturale”, si legge nelle linee guida di WorldDAB, che ha raccolto il testimone.

Station ID

“Molte parole e frasi tipiche possono essere rappresentate da testo normale. Ma due situazioni non sono ben gestite: quando gli ascoltatori spesso richiamano una stazione radio con un nome diverso da quello ufficiale e quando l’identificativo di una stazione radio non viene pronunciato allo stesso modo in cui è scritto nel testo“, sottolinea l’ente esponenziale dei broadcaster europei.

L’idea di Consultmedia del 2021

Facendo – integralmente – propria l’idea lanciata a giugno 2021 dalla prima struttura italiana di competenze a più livelli in ambito mediatico Consultmedia e promossa su Newslinet, WorldDAB nel suo documento sottolinea come “In questi casi, gli alias e i fonemi possono aiutare gli ascoltatori a trovare le stazioni radio”.

WorldDAB Automotive 2024

La pubblicazione della nuova guida è arrivata a poche settimane dal WorldDAB Automotive 2024, che si è tenuto a Praga e online il 13 giugno scorso.

Approccio search

La constatazione (tardiva, va detto) dei broadcaster è che la multipiattaforma e la progressiva tendenza al consolidamento dei vettori IP impongono un approccio simile a quello dell’editoria online e delle regole del search.

Da Radio ad Audio?

“Qualcuno sostiene che la Radio non esiste più ed è stata sostituita dal concetto, più ampio, dell’Audio”, ci domandavamo, un po’ retoricamente, a giugno 2021.

No: da Radio a Piattaforma sincretica

“E’ vero; ma si tratta di una descrizione comunque imperfetta. Nemmeno l’Audio, da solo, è sufficiente per garantirsi un futuro allineato alle nuove richieste del mercato. Occorre un approccio sincretico“, ricorda sull’argomento Giovanni Madaro, economista di Consultmedia.

Post brand

Sul punto, va evidenziato che con percezione sincretica, in ambito sociologico, si intende la particolare tendenza ad assumere la realtà esterna globalmente, anziché nei suoi particolari.

Processo di semplificazione

Un processo di semplificazione che ci mostra il complesso di qualcosa e non le singole unità che lo compongono.

Il medium del futuro è sincretico

Così il medium del futuro è sincretico: visto dall’utente nel suo insieme e non nelle sue singole componenti“, richiama Madaro.

Ogni componente del sistema sincretico va valorizzata

“Testi scritti, immagini, suoni, animazioni in uno stesso supporto o contesto informativo. Questi, volente o nolente, determinano l’unicum della Radio e della Televisione, non già del futuro, ma di oggi.

Povertà online

Un’emittente con un buon contenuto sonoro o visivo ma con un sito only player o, peggio, povero di contenuti testuali e soprattutto non aggiornato, subirà pesantemente la penalizzazione di Google che non la indicizzerà, marginalizzandola nei risultati delle ricerche.

Occhio ai recinti

E siccome al flusso streaming ci si arriva spesso attraverso il motore di ricerca, ben si comprende il rischio che si corre recintandosi nel solo sonoro o video.

Si assuma a riferimento l’informazione online

Esattamente come accade ad un sito di informazione testuale non adeguatamente valorizzato con immagini e contenuti sonori e video originali.

I vasi non sono mai stati così comunicanti

Non si può più ragionare a compartimenti stagni: i fenomeni dell’editoria online non vanno guardati con indifferenza dai radiofonici e dai televisivi.

Ognuno guardi all’altro giardino

Esattamente come gli editori di contenuti testuali non devono manifestare disinteresse nei confronti dell’evoluzione radiotelevisiva. I vasi dei mass media non sono mai stati così comunicanti“, mette in guardia Madaro.

Il brand, se non accompagnato da altre strategie, è un recinto che contiene solo l’audience attuale…

E tornando al tema centrale del brand, l’economista specifica: “E’ importante. E’ un traino, un asset che garantisce una rendita di posizione al pari di quanto fino ad ora hanno fatto le frequenze radio ed i canali tv.

… ma non la sviluppa

Ma lo farà sempre meno, perché il brand in sé non garantisce necessariamente di intercettare nuovo pubblico.

Emersione ed individuazione sono elementi essenziali del futuro radio-tv

Il marchio, se non accompagnato da altre strategie, è un recinto che contiene l’audience attuale, ma non la sviluppa. Emersione ed individuazione sono elementi essenziali del futuro radiotelevisivo IP-centrico.

Occorre intercettare l’ascolto casuale, sfruttando le logiche del search

Consultmedia suggerisce da tempo alle emittenti di ripensare tutta la strategia online e di comunicazione, partendo dall’ adozione di alias, nomi suggestivi, magari maliziosi, ma comunque rappresentativi del contenuto da associare al proprio brand. Marchi e loghi da associare alla clonazione dello streaming. Forme di tag e meta descrizioni.

L’utenza nuova

Se sono una radio che fa musica dance ma il mio brand, pur molto radicato in ambito locale, è Radio Fragolina International, difficilmente potrò intercettare quell’utenza nuova che scorre gli elenchi delle emittenti su una qualsiasi piattaforma aggregatrice.

Nomen omen

E’ il principio del nomen omen (su cui NL si è molto soffermato, ndr).

Gli algoritmi

Gli algoritmi dei collettori di contenuti ragionano con tendenze degli altri utenti (suggerendo le stazioni più seguite), ma anche attraverso metadati e tag. Prendiamo Netflix col suo “riproduci qualcosa”.

Consigli (non) richiesti

L’OTT spiega che il proprio algoritmo di aiuto “offre consigli personalizzati per trovare serie TV e film che potrebbero interessare”.

Associazioni

A tal fine, è stato creato un complesso sistema di consigli che valuta le interazioni con il servizio (come l’attività di visione e le valutazioni di altri titoli). Ma anche con altri abbonati con gusti e preferenze simili e informazioni sui titoli, come il genere, le categorie, gli attori, l’anno di uscita, ecc.

Input

Non solo: l’algoritmo di Netflix valuta l’ora del giorno, i device ed il tempo di fruizione del servizio. Tutte queste informazioni costituiscono dati di input che forniscono suggerimenti. 

L’alias di Radio Fragolina International

E’ vero, su una piattaforma aggregatrice smart Radio Fragolina International potrà certamente registrarsi e taggarsi come radio dance e quindi essere somministrata tra le emittenti di quel genere.

Adeguamento

Ma la sua denominazione avulsa dal contenuto, non sarà di stimolo all’utente. Meglio cambiarla ed adeguarla. E se – come spesso accade – ciò non fosse opportuno per non perdere il radicamento locale, basterà dotarsi di alias.

Radio Dance

Iscrivendosi per esempio come Radio Dance o Dance Music, Radio Fragolina International (che comunque rimarrà accessibile anche con la denominazione originaria) avrà certamente più possibilità di intercettare nuova utenza interessata a quel genere.

Indifferenza insita

Utenza totalmente indifferente al fatto che poi, fruendo dello streaming, sentirà i jingles di Radio Fragolina International. In quanto il contenuto – cioè la musica dance – sarà comunque quello desiderato”, conclude il consulente. (E.G. per NL)

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