Il guanto di sfida lo aveva lanciato Mediaset a cavallo della primavera/estate, con l’acquisto di Radio Subasio (e brand annessi), la superstation umbra già commercializzata da Mediamond.
Ieri il comunicato stampa di GEDI – il gruppo editoriale che edita i quotidiani La Repubblica, la Stampa, il Secolo XIX, ma soprattutto le emittenti Radio DeeJay, Radio Capital ed m2o – che ha annunciato l’acquisto del 10% delle quote di Radio Italia, emittente il cui palinsesto pubblicitario era venduto dal gennaio di quest’anno dalla Manzoni (la concessionaria captive de L’Espresso) dopo la necessaria successione proprio alla Mediamond in ossequio alle disposizioni dell’Antitrust e dell’Agcom per dare il semaforo verde al deal Biscione/Finelco (anche se in realtà per Radio Italia si trattava di un ritorno in Manzoni, posta una precedente militanza nelle fila della più antica concessionaria di pubblicità italiana…).
Non è la prima volta che le quote della radio di Mario Volanti finiscono ad una sua concessionaria: era successo in passato con Radio&Reti, il colosso di Enzo Campione poi sgretolatosi sotto il peso di debiti, di un mercato mutato e di una gestione faraonica (il cui fallimento potrebbe comportare delle novità proprio in questi giorni).
Tuttavia questa volta ad entrare in punta di piedi nella compagine della prima radio nazionale di musica italiana non è una concessionaria indipendente, ma un soggetto strutturato, potente ed affamato.
Già, affamato: entrambi, Mediaset e GEDI, sono spinti non già dalla necessità di effettuare investimenti in un settore, quello radiofonico – che, pur alla vigilia di una trasformazione tecnologica senza precedenti che ne altererà i connotati nei prossimi 15 anni, ha ancora importanti potenzialità economiche – quanto dall’istinto di sopravvivenza.In ambito animale la predazione è una forma d’interazione in cui un organismo sfrutta un altro organismo di specie differente come cibo. Nella catena alimentare, grazie ad essa, i predatori hanno un ruolo essenziale, tenendo sotto controllo la popolazione delle prede e favorendo la spinta evolutiva, determinando lo sviluppo di adattamenti antipredatori.
Così per bilanciare settori sofferenti (sempre per avvicendamenti tecnologici, sociali, economici ed industriali di caratura mondiale), come quello della carta stampata, della pay tv, delle tlc, i grandi gruppi multimediali come Mediaset e GEDI devono presidiare altri settori o intensificare la colonizzazione già in corso, a nulla rilevando che l’intero volume pubblicitario radiofonico italiano (486 mln di ricavi pubblicitari nel 2016, secondo lo studio Agcom) sia ben poca cosa in relazione al volume d’affari del solo Biscione (Ricavi netti a 3.667 mln nello stesso anno).
Il predatore non seleziona le prede in funzione delle sue dimensioni, ma in base alla fame del momento: è l’istinto di sopravvivenza che lo muove.
La contromossa di GEDI con Radio Italia era attesa ed anche abbastanza prevedibile; un po’ meno quella di Mediaset con Radio Subasio: l’acquisto di una superstation (che è pur sempre una radio locale, ricordiamolo), ancorché con dimensioni di ascolto da nazionale di terzo livello ha lasciato un po’ tutti spiazzati. Certo, i Berlusconi hanno in pancia la concessione nazionale di GBR (il vettore della portoghese Orbital e prima ancora di Voice of America), convertibile in titolo nazionale commerciale a tutti gli effetti, e quindi in un nanosecondo potrebbero risolvere il problema di crescita fisiologicamente limitato a 15 milioni di abitanti che, già attillato con la gestione originaria della famiglia Settimi, ha reso l’abito skinny con l’iniezione dei 2 mln ed oltre di abitanti determinati dall’ingresso su Milano (la stazione umbra è da qualche giorno in onda su 87,5 MHz nel capoluogo lombardo).
Fatto sta che Radio Subasio non solo era un fenomenale serbatoio di frequenze ampiamente ridondanti (sia della rete principale ma anche e soprattutto dei due marchi minori) di cui le reti ex Finelco (in particolare Radio 105) avevano un famelico bisogno, ma era anche quanto di più sovrapponibile come target commerciale a Radio Italia, tenuto conto che in precedenza entrambe erano vendute da Mediamond, che quindi sul segmento aveva un presidio imponente venuto in parte a mancare.Tuttavia mentre Radio Italia veleggia ben oltre i 4 mln di ascoltatori, Subasio vede ancora lontana la costa dei 2 mln di ascoltatori e quindi nel portafoglio della concessionaria di Cologno si erano vaporizzati utenti importanti di una fascia d’ascolto non compensata dalle teste delle sopraggiunte radio di Finelco (Radio 105, Virgin e RMC, quest’ultima solo in portafoglio).
Ora con una partecipazione che, ancorchè di minoranza, comporta con ogni probabilità diritti di prelazione sull’eventuale vendita delle restanti quote di Mario Volanti, GEDI può disporre di maggiori certezze nel confronto di mercato con Mediaset, oltre che di un importante sbocco su un’utenza molto gradita ai centri media.
Ma il mercato radiofonico non è costituito solo da GEDI e Radiomediaset, anche se i due si mangiano due bei fettoni della torta e, sebbene ideologicamente distanti, hanno molte più affinità sul piano industriale di quanto si potrebbe pensare (per esempio entrambi puntano più di altri sull’ibridazione radiofonica, come dimostrano: 1) la nuova “campagna” di R 101 – “è ovunque” – ; 2) la gestione delle due piattaforme di radio online più importanti d’Italia; 3) la propensione “visual”). Al tavolo ci sono sono infatti anche RTL 102,5 (con i marchi Radio Freccia e Zeta L’Italiana, quest’ultima a sua volta sovrapposta a Radio Italia e a Radio Subasio, ancorché con volumi d’ascolto per ora non paragonabili), RAI (in forte rilancio con una tendenza multicast) e i mononazionale RDS, Radio 24 e Kiss Kiss, che necessita di un accasamento commerciale dopo il 31/12/2017, quando dovrà essere lasciata da Mediamond per il medesimo obbligo antitrust che aveva imposto l’interruzione del rapporto con Radio Italia.
E’ lecito quindi attendersi molto rapidamente almeno un altro paio di contromosse.
Tra prede e predatori. (M.L. per NL)