Claudio Tozzo (S+): Sono andato per 10 giorni in Croazia a misurare le presunte interferenze. Ho rilevato sempre zero.
I croati usano sistemi automatizzati, posti in quota, che scansionano 24 ore su 24 tutto lo spettro FM. E quando c’e’ una propagazione troposferica fanno partire la segnalazione.
Le radio croate pianificate nel 1986 avrebbero dovuto accendere nel 1987, non dieci anni dopo.
Con impianti ben progettati si può limitare alle nostre coste e non andare oltre confine.
Il Mise, lo stato italiano, deve farsi rispettare, visto che per anni ha incassato i canoni delle concessioni.
La questione adriatica
Il nostro giro di tavolo sulla questione dei costi dell’energia, che ha visto tra gli altri l‘intervento di Massimiliano Montefusco, prevedeva un’ultima intervista con Claudio Tozzo, editore di Radio Studio+. Tuttavia, durante la conversazione, il discorso è finito sulla questione delle interferenze adriatiche e, alla luce degli ultimi sviluppi, abbiamo deciso di dividere il suo intervento in due appuntamenti. Il primo focalizzato sulla questione adriatica; il secondo dove approfondiremo appunto gli aspetti relativi alla crisi attuale.
L’intervista
(NL) – Iniziamo da un aggiornamento, quante stazioni fanno parte del gruppo?
(C.T.) – Ovviamente Radio Studio+, poi Radio 607080 e Radio Studio+ Ibiza, dove trasmettono per un’ora al giorno i principali DJ del mondo. A partire da Bob Sinclair.
Frequenze libere e potenze ragionevoli
(NL) – In generale, quali politiche avete adottato per ottimizzare diffusione e costi ?
(C.T.) – In tanti anni non abbiamo mai usato potenze eccessive; piuttosto, abbiamo lavorato sulla pulizia dei canali. L’importante è avere una frequenza libera e, stando per quanto possibile in alto, si arriva ovunque. Non servono grandi potenze.
Nozze ad alta quota
(NL) – Veniamo alla questione interferenze, tornata improvvisamente di grande attualità. Con la rete adriatica potresti essere un soggetto a rischio. Ricordiamo anni fa fotografie su Facebook mentre andavi ad effettuare misurazioni in prima persona.
(C.T.) – Ah, sì il mio viaggio di nozze! Ho noleggiato un catamarano a Rimini e siamo stati in giro 10 giorni in Croazia. E dove abbiamo deciso di andare? In tutti i posti dove segnalavano disturbi. Arrivavamo, affittavamo un quad (o una moto normale se la strada era asfaltata) e andavamo in loco a misurare. Fino a che mia moglie ha detto: “Ora basta”.
Non solo S+
(NL) – Misuravi i possibili disturbi generati dalle tue frequenze?
(C.T.) – No, anche dagli altri. Mi sono fatto dare l’elenco dal Ministero, tutte le segnalazioni inviate dall’amministrazione croata: una cifra. Sono andato in tutte queste postazioni per vedere se era vero che arrivava tutto quel segnale. Ma, soprattutto, per capire quale fosse la strategia adottata dai croati per fare le misure.
80% di segnalazioni non corrette
(NL) – E cosa hai scoperto?
(C.T.) – Se la domanda è: tutte quelle segnalazioni sono vere, la risposta è no. Circa l’80% delle segnalazioni non corrispondono, per quanto da me misurato, al vero.
Caccia al disturbo
(NL) – Quindi?
(C.T.) – Semplice: hanno un apparato di misura remotato, dotato di un’antenna che continua a girare di 10 gradi alla volta per tutto l’arco della giornata. Misurano in ogni step tutto lo spettro. Provano tutte le frequenze.
La propagazione
Quando si alza la propagazione e rilevano qualcosa escono immediatamente col furgone. Magari succede per due giorni all’anno. O magari qualcosa di più: diciamo cinque? È un fenomeno naturale, inevitabile; ma solo per questo fanno partire una segnalazione.
Reciprocità
(NL) – La cosa allora dovrebbe essere reciproca!
(C.T.) – Certo! Ricordo anni fa ero sotto Vasto, prima del Gargano, e la radio che arrivava più forte era una del Veneto. Si era aperto un canale, che in quel caso usava l’onda di terra, e arrivava fortissimo anche senza vista ottica. Molti dei disturbi segnalati dai croati avvengono per pochissimi giorni all’anno e anche lì per brevi periodi: quando ci sono le giuste condizioni di umidità e calore.
Zero dB
In ogni caso, quella volta, mi ero portato l’analizzatore di spettro e andavo sistematicamente dove avevano segnalato la mia radio con livelli anche da 80 dB.
(NL) – E… ?
(C.T.) – Misuravo sempre zero. Non sentivo niente. Se mi avevano rilevato era in un giorno di propagazione troposferica.
Misure affidabili
Perché tu le misure devi andare a farle svariate volte all’anno per verificare se il disturbo esiste davvero.
Sistemi di antenne
Io, ad esempio, ho un trasmettitore a 1200 metri. Ho 12 antenne con abbassamento, giusto per arrivare sulla riviera adriatica e non andare verso l’orizzonte. Quando sono andato a fare la misura, la mia frequenza non arrivava per niente; ma altri, da postazioni simili, arrivavano.
Concorso di colpa
Quindi diciamo che la colpa possiamo averla in parte anche noi italiani, se non introduciamo opportuni abbassamenti.
Abbassamenti
(NL) – Spiega il concetto di tilt
(C.T.) – Un’antenna di 12 pannelli, a seconda della distanza a cui li metti, può avere un’apertura di 4 gradi a – 3dB. Se hai 4 gradi, devi fare un buon progetto di antenna e puoi centrare il segnale: noi li facciamo dal 1980, prima progettati su carta; oggi attraverso programmi di simulazione appositi. Alcuni dei migliori sono ancora sotto DOS e funzionano perfettamente.
Progettare e misurare
E dopo devi misurare, rilevare eventuali riflessioni sui tralicci, ovviamente. Ma se fai un buon sistema riesci ad arrivare ai PDV con il giusto segnale. Quello che dovremmo fare oggi con il DAB.
On the Record? Certo!
(NL) – Tutto quanto ci hai detto sui croati è on-the-record, possiamo pubblicarlo?
(C.T.) – Certo, perché è la verità. Ho verificato tutto di persona.
Non accontentarsi di una segnalazione
In generale direi che ci sono casi e casi, ma il Ministero non può chiedere di spegnere su una segnalazione. Noi vogliamo delle misure fatte dove vanno fatte. Anche perché i croati le misure non le fanno in aree di ascolto!
(NL) – Spiega meglio…
(C.T.) – Beh, in Italia le misure si fanno nelle aree di ascolto, per verificare le eventuali interferenze. Loro no, si mettono dietro le colline, in modo da essere schermati dalle loro antenne, ma in vista con le nostre.
Ascoltatori volanti?
Misurano i segnali italiani e, spesso, lo fanno in quota. Anche noi, se andiamo a 1300 metri e misuriamo quanto arriva dalla Croazia potremmo segnalare interferenze. Ho visto misure fatte dai croati a 200 metri di quota sopra un’isola disabitata! Tipo davanti a Zara, dove ci sono tre linee d’isole. Il ripetitore è sulla prima isola, ma loro fanno la misura sulla terza isola aperta sull’Italia, dove non ci abita proprio nessuno. Ma la zona che deve servire il loro impianto è schermata già dalle isole, per cui tu non gli “pesterai mai i piedi”. Capisci? Le strumentazioni di misura le hanno messe in cima a quelle colline. Chiaro che trovano quei disturbi.
Pianificazione? Non scherziamo
Ma attento a una cosa: molte delle radio croate sono state pianificate nel 1986 e hanno acceso nel 1997/1998. Avrebbero dovuto accendere tutto entro il 1987!
Croati senza fretta
Io mi sono andato a leggere tutto il piano di Ginevra. In teoria, dovevano accendere entro il 1987 e permettere di fare i controlli necessari. Hanno invece acceso 10 anni dopo e comunque tutti gli impianti italiani erano preesistenti.
Ministero anti-italiano
(NL) – A tuo parere perché lo Stato fa gli interessi degli stranieri e non tutela gli imprenditori italiani?
(C.T.) – Perché il Mise veniva sempre attaccato. Il punto è che non aveva coordinato dall’inizio. Abbiamo costruito aziende, non possono venire oggi a dirci di spegnere.
Lo stato incassa ma non si fa rispettare
Lo stato italiano deve farsi rispettare, perché noi abbiamo sempre pagato i canoni di concessione. Se lo stato incassava e incassa i soldi delle concessioni allora vuol dire che quelle frequenze sono ufficialmente e completamente legali: sono un valore che va preservato e salvaguardato. (M.H.B per NL)