Citroen (Stellantis) e Dacia (Renault) lanciano due modelli di auto elettriche (Citroen ë-C3 berlina e Dacia Duster) senza radio via etere.
Attenzione, non senza onde medie: (anche) senza FM e DAB+.
Come è possibile, visto l’obbligo normativo UE di adottare il DAB+?
E, cosa ancora più paradossale, come è possibile che ciò accada proprio mentre l’EBU lancia il Playbook col fine di garantire il broadcasting sul dashboard della auto?
Vediamo cosa sta succedendo. Anzi, cosa è già successo.
Sintesi
Roger Lanctot (guru della tecnologia automobilistica): “Due nuovi veicoli elettrici lanciati quest’anno in Europa non hanno la radio. Sono la nuova Citroën ë-C3 berlina ed il SUV Dacia Duster, che, almeno nel loro allestimento di base, si affidano a una connessione Bluetooth per l’intrattenimento audio, senza contributo broadcast”.
Tomas Granryd (responsabile progetto Playbook per EBU): “Stiamo assistendo ad un lento spostamento del pubblico verso l’ascolto in auto tramite app e vogliamo che la nostra utenza continui a poter trovare facilmente ciò che cerca, con la stessa facilità con cui avviene con il broadcast.
Tuttavia, spesso altri servizi di streaming hanno maggiore risalto sul dashboard, mentre le fonti di contenuto più affidabili stanno diventando sempre più difficili da trovare, in un momento in cui la fiducia conta davvero. Il controllo vocale in macchina diventerà sempre più importante. La voce diventerà probabilmente un modo consolidato di interagire con l’auto, proprio perché evita la distrazione del conducente. Ma la ricerca vocale restituisce un solo risultato. Che succede con le omonimie, quindi?”.
Citroen e Dacia senza radio via etere
Il guru della tecnologia automobilistica Roger Lanctot ha lanciato l’ennesimo allarme ai broadcaster: due nuovi veicoli elettrici lanciati quest’anno in Europa non hanno più la radio via etere. Sono la nuova Citroën ë-C3 berlina ed il SUV Dacia Duster, che, almeno nel loro allestimento di base, si affidano a una connessione Bluetooth per l’intrattenimento audio, senza contributo broadcast. E non parliamo solo delle onde medie, la cui tendenza al disimpegno è nota, ma anche della FM e soprattutto del DAB+, il cui obbligo di dotazione è stato adottato in ambito UE.
Come hanno fatto Stellantis e Renault ad aggirare le norme?
Ubi maior, minor cessat
“Queste due importanti case automobilistiche hanno deciso che eliminare le interferenze su un veicolo elettrico a basso costo è più importante che preservare la ricezione via etere della radio, che, del resto (secondo loro), può sempre essere seguita col mirroring dello smartphone”, scrive Lanctot.
Il non evento
“Ma quello che stupisce di più, è l’assenza di qualsiasi intervento dei regolatori ed il silenzio dei media sul tema. In pratica, si è trattato di un non evento”, allerta l’opinionista.
L’aggiramento della norma
Ma come è stato possibile eludere le norme cogenti che dispongono che dal 1° gennaio 2020 per tutte le autoradio in vendita sulle automobili (esclusi i veicoli commerciali) è obbligatorio avere in dotazione un sintonizzatore digitale che permetta di ricevere, oltre all’IP, anche il segnale DAB+ (Digital Audio Broadcasting di seconda generazione)?
Se non c’è l’autoradio, non è obbligatorio il DAB+
Semplice: il vincolo è relativo alla presenza di autoradio. “Ma se essa non c’è affatto, l’obbligo non scatta”, sottolinea Lanctot.
E sui due modelli Citroen e Dacia, l’autoradio non c’è proprio.
Leguleico
Si tratta chiaramente di un tecnicismo legale che, comunque, ha portato alla luce una falla regolamentare che potrebbe essere risolta solo introducendo un obbligo ad installare l’autoradio (evitando che diventi un optional al quale molti utenti potrebbero rinunciare). Ma siamo sicuri che vi sia interesse in tal senso?
Tendenze
In realtà l’eliminazione della radio fa parte di una tendenza più ampia, la cui risposta si riflette nei requisiti di interfaccia fisica di Euro NCAP. La Citroen con l’ë-C3 ha adottato l’approccio di Tesla (risalente al 2020, ndr) eliminando il quadro strumenti. I consumatori potrebbero accogliere favorevolmente questi cambiamenti nell’interesse di prezzi più bassi, anche se il giudizio è ancora aperto.
Avvertimento
Le emittenti, tuttavia, farebbero bene a perfezionare le proprie offerte digitali e ad aggiornare la somministrazione di metadati per sfruttare al meglio le tecnologie emergenti che consentono la ricerca a bordo dei veicoli e le raccomandazioni sui contenuti insieme a dati e avvisi contestuali pertinenti.
Risposta razionale
L’unica risposta razionale all’eliminazione della radio è quella di offrire una user experience superiore a quella dello streaming online”, conclude Lanctot.
Playbook
Il tutto accade proprio mentre Tomas Granryd, responsabile delle partnership digitali presso Sveriges Radio (SR), l’azienda radiofonica pubblica svedese, in un lungo intervento sul sito dell‘EBU (European Broadcasting Union), ha sottolineato come uno dei principali obiettivi strategici per l’ente nel 2024 sia “preservare la posizione di rilievo della radiofonia nel settore automobilistico”, illustrando come intende farlo attraverso il Playbook.
Dal 2021 ad oggi
“Nel 2021, secondo gli studi di World DAB ed Edison Research, per due terzi degli utenti europei di automobili, la radio era la fonte audio più utilizzata nei veicoli”, ha iniziato Granryd.
Principali appeal per gli automobilisti che ascoltano la radio: semplicità d’uso; live, contenuti di pregio, stabili ed affidabili
Ma quali sono le ragioni principali della scelta? Cioè, quale è l’appeal della radio per gli automobilisti?
Secondo il Playbook sono quattro.
One click
Il primo elemento di valutazione, enfatizzato dal Playbook, è “La semplicità d’uso (one click, ndr): basta premere un pulsante per fruirne”.
Live
Al secondo posto nella determinazione della scelta degli automobilisti, spiega Granryd, c’è la linearità insieme all’istantaneità. “E’ qui ora: la radio è viva, in diretta. Racconta il momento”.
Contenuti di pregio
Il terzo fattore dirimente, secondo il Playbook, è, naturalmente, il contenuto. “La radio è confezionata da professionisti, non devi fare molte scelte: è pronta per il consumo”.
On air sempre
Il quarto elemento essenziale citato nel Playbook è la stabilità ed affidabilità della trasmissione.
“Quando tutto il resto va in down, spesso la radio resta l’ultimo mezzo in grado di fornire informazioni vitali in una situazione di crisi“, sottolinea il responsabile della SR.
Popolare ma sempre più nascosta
Tuttavia, avverte Granryd, “nonostante la sua popolarità tra il pubblico, sulle nuove auto è sempre più difficile individuare la radio sul dashboard. Troppo spesso è nascosta in un confuso dedalo di pulsanti e menu ed addirittura elencata al pari degli standard di connettività come USB e Bluetooth.
L’industria radiofonica
L’industria radiofonica deve lavorare insieme per garantire un futuro alla radio. Come broadcaster siamo orgogliosi del nostro ruolo. Ma lo siamo altrettanto delle nostre applicazioni digitali, che possono integrare l’esperienza di trasmissione lineare con ampiezza e profondità.
Sveriges Radio Play
In SR abbiamo la nostra applicazione Sveriges Radio Play che contiene i nostri canali radio lineari, le notizie, la musica ed i podcast in un unico ambiente.
Spostamento del pubblico verso le piattaforme streaming anche in auto
Stiamo assistendo ad un lento spostamento del pubblico verso l’ascolto audio tramite app in auto e vogliamo che la nostra utenza continui a poter trovare facilmente ciò che cerca, con la stessa facilità con cui avviene l’user experience broadcast.
Maggiore risalto
Tuttavia, sebbene le emittenti possano offrire un mondo unico di contenuti desiderati attraverso le loro applicazioni, spesso altri servizi di streaming hanno maggiore risalto sulle dashboard. Le fonti di contenuto più affidabili stanno diventando sempre più difficili da trovare, in un momento in cui la fiducia conta davvero.
Presentazione del Playbook
Il controllo vocale in macchina diventerà sempre più importante. La voce diventerà probabilmente un modo consolidato di interagire con l’auto, proprio perché evita la distrazione del conducente, permettendogli di tenere gli occhi sulla strada.
Scarsa regolamentazione
Oggi c’è poca regolamentazione o consenso su come il controllo vocale dovrebbe interagire con i servizi nell’auto. A differenza della ricerca attraverso un browser web, quella vocale in genere restituisce solo un singolo risultato.
Il problema dei nomi
Cosa succede quando si cerca un determinato podcast tramite voce? Se chiedo di ascoltare il canale SR P3 mentre vado al lavoro in auto, inizia lo streaming live del programma mattutino o è riprodotto un brano chiamato P3 da Spotify?
Industria radiofonica insieme e subito
Senza un opportuno supporto dei broadcaster, potrebbe diventare sempre più complicato per i radioascoltatori individuare i contenuti: per questo l’industria radiofonica deve agire insieme e subito.
Le emittenti pubbliche dell’EBU
Le emittenti del servizio pubblico di tutti i paesi membri dell’EBU hanno concordato di creare una mappa comune e chiara di chi sono gli attori chiave (comprese le emittenti) e di cosa è necessario per garantire che il pubblico possa continuare a trovare e ascoltare facilmente i contenuti che ama.
The Playbook
Il progetto si chiama The Playbook (qui l’infografica) ed è incentrato sulla collaborazione: tutte le parti della catena di valore, l’automotive, i fornitori di sistemi operativi, gli app store e l’industria radiofonica devono lavorare insieme.
Coordinamento
Mi è stato affidato l’entusiasmante e importante compito di coordinare questo progetto per conto dell’EBU. La missione è unire l’industria radiofonica e con una sola voce creare la migliore esperienza radiofonica per il nostro pubblico nell’auto connessa.
Prominence
La radio, sia live che on demand, sia musicale che news & talk, deve continuare a godere di rilevanza sul cruscotto ed essere accessibile per il futuro pubblico automobilistico”, ha concluso Granryd.
RadioDays
Un tema, quello della prominence e della scomparsa progressiva della radio dall’orizzonte degli eventi, già affrontato al RadioDays di Monaco (conclusosi il 19/03/2024), come era stato il mese prima al World Radio Day 2024 di Milano, dove diversi interventi degli operatori hanno avuto due argomenti comuni: la prominence dei servizi di media radiofonici sull‘automotive e le piattaforme OTT.
Temi attualissimi
Temi di cui, qui, ci occupiamo da tempo, ma per i quali, sul piano normativo e regolamentare, si sta facendo ancora troppo poco. E, comunque, in grande ritardo.
Prominence da costruire
La stessa prominence, già rallentata per il comparto tv (si è conclusa da pochi giorni la discussione al tavolo tecnico promosso da Agcom relativamente all’icona per l’accesso al DTT e chissà quando si penserà a quella per le icone dello streaming), deve essere ancora affrontata sul piano regolamentare, in forma coordinata a livello europeo.
Spotify equipped
Ma, nel frattempo, le automobili escono già dalle catene di produzione equipaggiate con le icone di Spotify & C. in focus su un dashboard sempre più confinante con l’offerta streaming rispetto a quella via etere.
Autoschizofrenia
Lo stesso settore automotive si muove in forma schizofrenica.
Per BMW la radio sul dashboard ha un ruolo importante
Da una parte ci sono car company come BMW che non hanno timore di esprimere l’importanza del mezzo radio (“Per noi il mezzo ha un ruolo importante nelle nostre dashboard, molto più di servizi di streaming”, aveva dichiarato il portavoce della casa al RadioDays di Monaco).
Tesla vorrebbe solo streaming sulle quattro ruote
Dall’altra ci sono brand come Tesla (cui si sono aggiunte ora Stellantis e Renault) che spingono sull’only streaming, anche se in Europa la normativa impone la presenza del DAB.
Volvo per le piattaforme ad ampia condivisione, GM per piattaforma captive
Ma anche sull’IP non c’è pace: se Volvo si oppone all’adozione di piattaforme proprietarie (preferendo mantenere le porte aperte a quelle ad ampia condivisione come Android Auto ed Apple CarPlay), negli USA GM vuole estromettere dai suoi cruscotti CarPlay, a favore di una joint venture con Google.
User (un)friendly
Sta di fatto che, come più volte stigmatizzato, in generale si nota una sempre maggiore limitazione per gli utenti ad accedere ai contenuti radio lineari, che dovrebbero essere a fruizione immediata.
Icona radio grigia ed imboscata
“L’icona radio non può essere grigia e imboscata e le radio FM alla posizione 50: gli automobilisti devono trovare il brand che conoscono e cercano”, è stato spiegato ad uno dei seminari del RadioDays di Monaco.
Radio relegata in un angolo del cruscotto.
Come abbiamo dettagliato in un ampio report sull’argomento, l’ascolto della radio sulle nuove automobili sta diventando sempre più complicato al cospetto di sistemi che, con l’obbiettivo di semplificare la vita agli utenti, di fatto tendono a relegare la Radio in un angolo o comunque ridurla al livello delle piattaforme di streaming on demand.
Al contrario di Spotify
Anzi peggio, se è vero, come è vero, che l’icona di Spotify è – questa sì, come detto sopra – sempre più presente.
Sicurezza
Eppure, della complicazione della gestione dell’entertainment si è accorto anche l’European New Car Assessment Programme (Euro NCAP), cioè il “Programma europeo di valutazione dei nuovi modelli di automobili”, che dal 1997 si occupa di definire le modalità di valutazione della sicurezza passiva delle automobili nuove, tramite l’introduzione e l’uso di specifici protocolli di prova (in modo tale da offrire al consumatore informazioni armonizzate).
Tasto unico
Parliamo, naturalmente, del tanto discusso tasto unico per la fruizione della radio sulle auto interconnesse, cioè tutte quelle di nuova generazione.
Dashboard troppo complicato
Incidenti per distrazione
“L’uso eccessivo di touchscreen è un problema sempre più grande, con quasi tutti i veicoli che spostano i controlli chiave sugli schermi centrali, obbligando i conducenti a distogliere lo sguardo dalla strada ed aumentando il rischio di incidenti per distrazione”, aveva dichiarato a marzo 2024 Matthew Avery, direttore dello sviluppo strategico di Euro NCAP.
Target 2026
Le verifiche, che Euro NCAP effettuerà nel 2026, incoraggeranno i produttori ad utilizzare controlli fisici separati per le funzioni di base in modo intuitivo, limitando il tempo di sottrazione della cd “vista strada” ai fini di una guida più sicura.
I protocolli
Ovviamente Euro NCAP non ingerisce sulle modalità di attuazione dei protocolli, ma fissa l’obbligo di controlli fisici per comandi basilari di alto utilizzo o di estrema essenzialità, come i segnali di svolta, le luci di pericolo, i tergicristalli, le funzioni SOS ed eCall e, ovviamente, l’accesso al car entertainment.
Nessun potere impositivo…
Euro NCAP non è un ente di regolamentazione pubblico (sebbene sia sostenuto dall’Unione Europea) e quindi non ha il potere di imporre alle case automobilistiche l’impiego di controlli fisici per tali funzioni.
… ma le cinque stelle pesano
Tuttavia il punteggio di cinque stelle assegnato è un punto di forza, simile al programma Top Safety Pick del comparto assicurativo americano, ed è quindi probabile che la sua sollecitazione risulti efficace.
One click
Si tratta di un’indiretta applicazione del principio One Click, introdotto da NL quattro anni fa (ed oggi assunto a modello comportamentale ideale) per ribadire la necessità che la radio rimanesse accessibile sul cruscotto delle auto con un solo pulsante, come accaduto dall’avvento dell’autoradio fino all’era delle auto interconnesse.
Disintermediazione
Un traguardo figlio dell’esigenza dell’era attuale: la semplificazione e la disintermediazione.
Mutuazione
Un obiettivo improcrastinabile al cospetto dell’invasione di campo sulle quattro ruote dei servizi di streaming audio on demand.
La Radio non deve essere solo semplice da trovare, ma anche impossibile da perdere
Concetto, peraltro, ribadito da Jean Philip De Tender dell’EBU che al WorldDAB Automotive 2023 esattamente un anno fa aveva affermato: “La radio non dovrebbe essere solo semplice da trovare, deve essere impossibile perderla”.
Presenza confermata sul cruscotto
“Proprio come il vecchio pulsante radio fisico, l’accesso alla radio, dovrebbe essere immediatamente evidente. Sia esso (accesso) AM, FM, DAB o tramite IP”.
Altoparlanti (più) intelligenti (degli editori)
Anche sugli smart speaker la presenza della radio è affidata alla perseveranza degli ascoltatori, senza facilitazione alcuna a favore dei servizi di media radiofonici di interesse generale, sempre più difficili da individuare, come abbiamo avuto modo di evidenziare pochi giorni fa.
Aggregatori
Lato aggregatori la situazione è ancora estremamente frammentata, disorganica ed affidata, fin qui, alla capacità di grandi piattaforme mondiali indipendenti, come TuneIn, di stringere accordi con le case automobilistiche (Ford, General Motors, Tesla, Bmw, ecc.) o con i produttori di smart speaker (Google che, non a caso, di TuneIn è socio).
Mediazioni pericolose
Una situazione che determina intermediazioni sui contenuti potenzialmente pericolose.
OTT
Ma è anche peggio relativamente all’argomento OTT, purtroppo generalmente affrontato solo nella direzione della competizione con le piattaforme (musicale e commerciale) e non già in quella della (indispensabile) evoluzione dei gruppi radiofonici come essi stessi piattaforme over the top, cioè attraverso la disintermediazione dalle reti di distribuzione.
Modelli editoriali…
Senza considerare l’approccio editoriale sbilanciato verso il lineare a danno dell’on demand.
… e commerciali
Ma soprattutto, il modello commerciale, sempre ancorato a schemi di 50 anni fa, con gli spot (ancora troppo spesso dell’estenuante lunghezza di 30 secondi) venduti con trafile lunghissime al cospetto del one click della pubblicità sulle piattaforme social.
Digital audio
Uno schema che limita lo sviluppo, soprattutto nella direzione del digital audio.
Posizioni regalate
Ma che, sopra ogni altra cosa, continua a regalare posizioni alle solite piattaforme OTT, soprattutto per quanto riguarda la pubblicità geolocalizzata, che sulle quattro ruote trova la massima espressione, come si dimostra dai recenti aggiornamenti dei sistemi di navigazione, sempre più ricchi di suggerimenti commerciali.
Acculturamento
Insomma. di prominence si era parlato anche al RadioDays, ma la cultura sul tema, anche da parte dei diretti interessati, gli editori, è ancora parziale e limitata.
Rischio di perdere l’auto per strada
Le stesse rappresentanze sindacali sono ancora ferme al problema dell’icona della televisione lineare sulle smart tv e nemmeno paiono essersi rese conto che, nel frattempo, gli automobilisti stanno perdendo per strada la Radio.
Non basta la prominence
Tuttavia, molti osservatori (tra cui proprio Roger Lanctot) sono scettici sulla possibilità che, da soli, interventi normativi e regolamentari sarebbero sufficienti per mettere in sicurezza la radiofonia.
Concertazione obbligatoria
Secondo tale scuola di pensiero, le misure protettive andrebbero infatti accompagnate da una preventiva concertazione tra i broadcaster e l’automotive, partendo dalle esigenze comuni e cercando di mediare su quelle opposte.
Il modello del tavolo televisivo per una Icona Radio
L’esperienza del citato tavolo tecnico sull’icona tv, che vede su posizioni diametralmente opposte fornitori di servizi di media audiovisivi (le emittenti) ed i produttori di televisori su alcuni aspetti, potrebbe essere maestra per addivenire a quella che noi, già nel 2019, avevamo chiamato proprio Icona Radio.
Le priorità dell’automotive
Le priorità dell’automotive esposte al RadioDays sono:
1) techonology choice;
2) consumer preference;
3) geographic coverage;
4) integration complexity;
5) user experience;
6) continuos innovation;
7) security;
8) content compliance.
Le priorità del broadcasting
Quelle dei broadcaster, invece:
1) channel control;
2) editorial control;
3) content protection;
4) prominence;
5) commercial model support;
6) audience insights;
7) innovation.
Visione lato ricevente vs visione lato emittente
Confrontandole, emerge immediatamente come l’automotive privilegi soprattutto il lato utente, mentre gli editori sono quasi completamente radicati sulla protezione delle loro (attuali) prerogative.
Eccessiva distanza di posizioni
Due comparti ancora un po’ troppo distanti per riuscire a raggiungere un bilanciato accordo, verrebbe da dire. E così ciascuno fa le proprie scelte in autonomia. Coi risultati che i modelli Citroen e Dacia dimostrano. Con Playbook o senza. (M.R. per NL)