Jürg Bachmann, presidente del CdA di Radio L, la radio pubblica del Liechtenstein oggetto di chiusura – con un precedente più unico che raro nel mondo occidentale – giovedì 3 aprile, a NL: “La politica non è riuscita a trovare un accordo su un prestito transitorio. Ciò sarebbe stato necessario per continuare le trasmissioni radiofoniche fino all’entrata in vigore di un nuovo sistema di licenze come lo conosciamo in Svizzera.
Una democrazia funzionante come quella del principato ha bisogno di una concorrenza mediatica. Con un solo mezzo di informazione quotidiano, un giornale che appartiene a uno dei partiti principali, è difficile parlare di varietà mediatica. Questo mette a rischio l’informazione della popolazione e infine anche la democrazia.
Venerdì scorso abbiamo dovuto licenziare tutti i dipendenti: pur appartenendo allo Stato non facciamo parte di una grande azienda e non possiamo spostare le persone in un altro posto.
Sintesi
Il 3 aprile 2025, alle 18:00, Radio L, unica emittente pubblica del Liechtenstein, ha cessato le trasmissioni. La chiusura è avvenuta a seguito del mancato accordo politico su un prestito transitorio che avrebbe garantito la continuità fino all’introduzione di un nuovo sistema di licenze.
Il presidente del CdA Jürg Bachmann, intervistato da NL, ha sottolineato come la politica non abbia dato il tempo necessario per attuare un progetto sostenibile, nonostante il bilancio 2024 fosse tornato in attivo.
La decisione segue il referendum del 2024 che ha sancito la privatizzazione dell’emittente, ma senza prevedere misure di accompagnamento. A farne le spese sono stati tutti i dipendenti, licenziati in blocco.
Con la fine di Radio L e la precedente chiusura del secondo quotidiano del Paese, il Liechtenstein resta con un solo organo di informazione legato a un partito, minando pluralismo e democrazia.
Bachmann denuncia come la radio sia diventata capro espiatorio di anni di gestione controversa, ma negli ultimi mesi era stata rilanciata con un nuovo team e una strategia innovativa.
Secondo Bachmann, in un Paese di 40.000 abitanti, una radio informativa non può sopravvivere senza sostegno statale.
“La politica ha preferito chiudere, ignorando la richiesta di una proroga. Non ho mai dovuto distruggere qualcosa che funzionava così bene”, ha concluso Bachmann.
The Show Must Go On
Venerdì scorso Newslinet ha dato la notizia che il Liechtenstein, monarchia costituzionale in lingua tedesca dell’Europa centrale tra Svizzera e Austria, uno degli stati più piccoli al mondo, dalla sera prima non aveva più una radio pubblica. Radio L era infatti oggetto di chiusura giovedì 3 aprile poco dopo le 18:00.
L’ultima canzone trasmessa nel programma in diretta era stata rappresentativa della situazione che si era venuta a creare: The Show Must Go On dei Queen.

Come è stato possibile?
Come aveva potuto accadere ciò, considerato che il Liechtenstein è uno dei paesi più ricchi al mondo?
Lo stato che vanta il primato di un numero maggiore di aziende registrate rispetto ai cittadini residenti, che ha sviluppato un’economia prospera e altamente industrializzata di libera impresa, un settore dei servizi finanziari ed uno standard di vita spesso superiore a quelli delle aree urbane dei paesi confinanti europei, come può non avere più un’espressione propria del più antico mezzo di comunicazione elettronica?
L’intervista a Jürg, presidente del cda di Radio L
NL ne ha parlato col vertice, il presidente del Consiglio di Amministrazione di Radio L, Jürg Bachmann, nome noto ai nostri lettori per essere stato esponente dell’Associazione delle Radio Private Svizzere e del Comitato direttivo per la migrazione digitale delle radio svizzere, con cui abbiamo in diverse occasioni discusso dell’evoluzione del settore radiofonico (non solo svizzero).
La politica non è riuscita a trovare un accordo su un prestito
(Newslinet) – Come è possibile che sia giunti a questo epilogo? Un marchio storico e consolidato come Radio L non aveva trovato interesse tra i privati?
(Jürg Bachmann) – Radio Liechtenstein esiste da 30 anni. Avremmo festeggiato l’anniversario il 15 agosto. Purtroppo, questo non accadrà più. Dopo la votazione popolare sulla privatizzazione dell’anno scorso, la politica non è riuscita a trovare un accordo su un prestito transitorio. Questo sarebbe stato necessario per continuare le trasmissioni radiofoniche fino all’entrata in vigore di un nuovo sistema di licenze come lo conosciamo in Svizzera.
E’ mancato il tempo, non l’interesse
Nelle ultime settimane abbiamo lavorato su un progetto che sarebbe stato meno costoso. E per il quale avremmo sicuramente trovato degli investitori privati. Ma il tempo stava per scadere e anche il denaro per la liquidazione veniva sempre a meno.
Brutta immagine per il Liechtenstein
(NL) – Non una bella immagine per il principato del Liechtenstein…
(Jürg Bachmann) – No, davvero. Ancora l’anno scorso il Parlamento aveva stanziato un contributo annuale di 4 milioni di franchi svizzeri per la radio. E questo per quattro anni. Quindi saremmo stati al sicuro. Poi è arrivata la votazione sulla privatizzazione, che è stata approvata dalla popolazione che, infine, ha portato alla chiusura della radio.
Il precedente della stampa
Già due anni fa, il secondo dei due quotidiani che apparteneva all’altro partito tradizionale ha dovuto cessare l’attività. Ora anche la radio.
Varietà mediatica inesistente
Per uno stato sovrano come il Liechtenstein questa situazione non è soddisfacente. Una democrazia funzionante come quella del principato ha bisogno di una concorrenza mediatica. Con un solo mezzo di informazione quotidiano, un giornale che appartiene a uno dei partiti principali, è difficile parlare di varietà mediatica. Questo mette a rischio l’informazione della popolazione e infine anche la democrazia.
Manca il servizio pubblico nel Liechtenstein
In una democrazia il sistema mediatico dev’essere composto da un servizio pubblico competente e da media privati altrettanto forti. È la concorrenza professionale tra di loro che assicura la qualità del sistema mediatico e rinforza la democrazia. Ora, questo in Liechtenstein manca.
Situazione sfuggita di mano?
(NL) – La sensazione, vista da fuori, è quella di un referendum scappato di mano, vista l’affluenza modesta. Probabilmente, col senno di poi, le cose sarebbero andate diversamente.
(Jürg Bachmann) – Sono Presidente del Consiglio di amministrazione della radio appena dall’inizio del 2024. I miei predecessori mi hanno lasciato molti problemi da risolvere in poco tempo. Già in primavera sono riuscito a sgomberarli.
Preparati al rilancio
Poi, in estate ho riorganizzato il team della radio e a settembre ho assunto una personalità di grande competenza mediatica del Liechtenstein come Direttrice Generale della radio. Saremmo stati preparati.
Radio L era pronta ad essere rimessa in careggiata, quanto a costi
Per poter sviluppare bene la radio ho chiesto al partito di opposizione, che aveva preso l’iniziativa di privatizzazione, sin dall’inizio dell’anno scorso più tempo. Volevo dimostrare che avevamo rimesso la radio in carreggiata. Ma, dato che in questo febbraio c’erano votazioni parlamentari, i responsabili di questo partito volevano far passare la votazione a tutti i costi già l’anno scorso.
Capro espiatorio
Capisco che in molti erano stanchi di una radio gestita male che ha creato problemi per tanti anni. Mi dispiace invece che non ci abbiano lasciato abbastanza tempo per dimostrare ciò che eravamo capaci di fare. Riteniamo che molti cittadini del Liechtenstein che si sono recati alle urne volessero finalmente punire la radio per gli errori precedenti. Così, noi siamo stati il capro espiatorio.
Bilancio 2024 in positivo
(NL) – Ma, posto che, come hai spiegato, negli ultimi mesi la situazione finanziaria di Radio L era stata recuperata, perché una chiusura così improvvisa?
(Jürg Bachmann) – L’anno scorso siamo riusciti a riportare le finanze della radio sotto controllo grazie all’aumento del contributo dello Stato e a un attento controllo dei costi. La chiusura dell’anno operativo 2024 ha segnato un risultato finanziario positivo e saremmo quindi stati ben preparati per gestire il futuro. Poi è arrivato il voto popolare con la rivendicazione di privatizzare la radio entro la fine del 2025.
Lotta contro il tempo
Sapevamo che non sarebbe stato possibile realizzare la privatizzazione nel tempo a disposizione e l’abbiamo sempre ripetuto a tutti i politici e ai loro partiti. Dopo le elezioni parlamentari di febbraio, la politica è rimasta impegnata con sé stessa ed in colloqui di coalizione. Purtroppo, nessuno voleva concederci più tempo.
Il rischio default finanziario
Senza soldi, avremmo rischiato la bancarotta e quindi abbiamo dovuto chiudere in fretta. Peccato. Non ho mai dovuto distruggere un’attività ben funzionante in modo così deliberato e temerario.
Le misure contenitive adottate
(NL) – Cosa avevi fatto, diciamo da novembre in poi? Che misure avevi adottato come presidente del CdA per far fronte al nuovo scenario?
(Jürg Bachmann) – Anche dopo il risultato negativo dell’iniziativa, il nostro team ha continuato a fare radio in maniera assolutamente professionale. Come se nulla fosse accaduto. Un lavoro eccezionale del nostro team. Inoltre, ci siamo detti che ogni sconfitta può essere anche un’opportunità.
Idee nuove
Abbiamo subito incominciato a lavorare con grande dedizione al progetto che la politica ci chiedeva. Avevamo tante idee nuove come fare una radio moderna e interessante.
Radiodays Europe
Abbiamo partecipato anche ai Radiodays Europe ad Atene per vedere cosa fanno altre radio e per imparare. Eravamo pronti per il futuro. Ma, siccome sapevo che a causa delle elezioni parlamentari ci sarebbe stato uno stallo politico a partire da febbraio, ho chiesto già a novembre e dicembre al governo e al parlamento più tempo per poter effettuare il passaggio al nuovo progetto come richiesto.
Abbiamo combattuto, ma abbiamo perso
Anche, perché il nuovo sistema di concessione è legato a sua volta a scadenze che richiedono tempo. Già alla fine dell’anno scorso temevamo che non ci sarebbe rimasto abbastanza tempo. Abbiamo combattuto per la radio. Purtroppo, non siamo riusciti a salvarla.
Proroga negata
(NL) – Una proroga non era possibile?
(Jürg Bachmann) – L’abbiamo chiesta sin dal novembre dell’anno scorso. Fin dal voto popolare, abbiamo sempre sottolineato con chiarezza e assoluta trasparenza che non ci sarebbe stato tempo sufficiente per trasformare l’azienda in una società privata. Non c’era un politico che non lo sapesse. Ma nessuno era disposto a fare qualcosa.
Scaricabarile
I partiti della coalizione hanno preferito scaricare la colpa dello sfacelo sul partito di opposizione piuttosto che salvare la nostra radio. Così, per noi non c’era più altra via d’uscita che la chiusura della radio. La politica non è riuscita a salvare un sistema mediatico già decimato.
Tutti licenziati
(NL) – Il personale di Radio L sarà destinato ad altri incarichi o sarà licenziato?
(Jürg Bachmann) – Purtroppo, venerdì scorso abbiamo dovuto licenziare tutti i dipendenti. Pur appartenendo allo Stato non facciamo parte di una grande azienda e non possiamo spostare le persone in un altro posto.
Il mondo (mediatico) è piccolo
Ora cerchiamo di sostenere i dipendenti che cercano nuovi impieghi il meglio possibile. Per molti sarà difficile perché dovranno cambiare settore. Il mondo mediatico è molto piccolo nel Liechtenstein e offre poche opportunità.
Situazione (ir)reversibile
(NL) – Ove un finanziatore si facesse avanti ora, la situazione sarebbe reversibile?
(Jürg Bachmann) – Forse sì. Ma il finanziatore non era il problema principale. Difficile è il modello di business. In un Paese di 40.000 abitanti, è impossibile finanziare una radio professionale e giornalistica con i proventi della pubblicità. In Liechtenstein il canone è stato abolito qualche anno fa.
E’ mancata la volontà, non le possibilità
Ciò significa che è lo Stato che deve reggere il servizio pubblico mediatico. Nonostante avessimo presentato un progetto con costi inferiori, interessante per investitori privati, la politica non era disposta ad assicurarci un finanziamento transitorio. Ha preferito la chiusura della radio.
Le reazioni degli ascoltatori
(NL) – Quali sono state le reazioni degli ascoltatori?
(Jürg Bachmann) – Gli ascoltatori erano scioccati e sono rimasti delusi o addirittura inorriditi dal fatto che stanno perdendo la loro stazione radio preferita. Dopo tutto, con il nostro programma abbiamo raggiunto oltre la metà della popolazione del Liechtenstein.
Senza dimora mediatica
Abbiamo ricevuto innumerevoli e-mail e telefonate da persone che hanno ascoltato Radio Liechtenstein per tanti anni e che ora stanno perdendo la loro dimora mediatica.
Cosa mi succederà ora?
Una donna cieca che ascoltava la radio tutto il giorno ci ha scritto: “E cosa mi succederà ora?” L’ultimo giorno di trasmissione, molti ascoltatori sono passati dallo studio e ci hanno mostrato la loro solidarietà. È stato molto bello, anche se altrettanto triste.
Prima la liquidazione di Radio L
(NL) – Con la tua esperienza non rimarrai per molto inattivo in ambito radiofonico. Puoi anticiparci qualcosa?
(Jürg Bachmann) – Non ancora. Innanzi voglio portare a termine la liquidazione di Radio Liechtenstein in maniera assolutamente corretta. Poi vedremo…
Settore in cambiamento
Attualmente, il mondo della radio e dell’audio si sviluppa in maniera molto innovativa. Seguo cambiamenti affascinanti, anche con l’intelligenza artificiale combinata con il lavoro tradizionale in una radio.
Il futuro nella pubblicità
Posso immaginarmi di tornare in questo settore con un progetto nuovo. Inoltre, mi dedicherò anche alla mia funzione di Presidente dell’associazione Mantello della pubblicità svizzera. Comunque, sono sempre aperto a nuovi progetti e consulenze. (M.L. per NL)