Radio. Che fine ha fatto il Piano DAB+ che Agcom avrebbe dovuto pubblicare a maggio 2021? Ecco il quadro della situazione che nessuno racconta

Piano DAB+

Il Piano DAB+ perso per strada, ma non per colpa di Agcom. Da circa due anni è stato istituito un tavolo di confronto con i paesi adriatici per cercare un’armonizzazione delle risorse radioelettriche per i servizi di radiodiffusione televisiva e radiodiffusione sonora in tecnica digitale DAB+ per tentare di superare le ristrettezze del Piano delle frequenze cd. Ginevra 2006. E giungere al tanto atteso Piano DAB+ per l’avvio a regime della radio digitale via etere.

Piano DAB+ a Maggio 2021

Il lavoro svolto, superando non poche difficoltà e diffidenze, a maggio 2021 aveva determinato un risultato ritenuto soddisfacente per gli stati coinvolti. La firma dell’accordo avrebbe quindi dovuto concretizzarsi nel lasso di poche settimane successive. E quindi era attesa la pubblicazione del Piano DAB+ da parte di Agcom per il mese di maggio 2021.

Croazia e Montenegro

Ciò, però, non è avvenuto. Perché?
E’ accaduto che due paesi europei – prima la Croazia e recentemente il Montenegro -, pur condividendo le conclusioni e la conseguente ridistribuzione delle frequenze della porzione della banda VHF III, hanno eccepito che l’accordo necessitava dell’adesione della Repubblica di San Marino. Oppure della garanzia da parte dello Stato Italiano di risolvere “internamente” la suddivisione delle risorse radioelettriche, con piena soddisfazione del Titano.

Pinocchi

In altre parole, non si fidavano dei pinocchi italiani. Visti i precedenti televisivi.

Buoi scappati dallo stallo

In realtà, non è chiaro il motivo per il quale la Repubblica di San Marino non sia stata coinvolta nella lunga trattativa a cui hanno partecipato tutti paesi frontalieri oltre ad osservatori come la Bosnia e la Serbia.
Sta di fatto che, allo stato, la situazione è in stallo e non si prevede una rapida soluzione.

Condicio sine Piano DAB+ non

L’accordo con gli stati adriatici è la condicio sine qua non per la corretta pianificazione del servizio di radiodiffusione sonora in tecnica digitale DAB, peraltro impossibile con il solo utilizzo delle frequenze per questo servizio assegnate all’Italia con il Piano interferenziale di Ginevra 2006.

Risorse scarse. Anzi, insufficienti

Risorse così esigue che – come noto – non permettono neppure la previsione di reti nazionali private e pubbliche in tutte le regioni.

Mistero ministero

Peraltro, il ritardo di cui sopra, mal si concilia con quanto sostenuto dai massimi dirigenti del Dipartimento delle Comunicazioni del Ministero dello Sviluppo Economico in molteplici occasioni sia a livello nazionale sia, e soprattutto, in ambito internazionale.

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Superamento diatribe interferenziali

E ciò allorquando è stata più volte rappresentata la necessità e l’urgenza della pianificazione delle frequenze per la radiofonia analogica FM, al fine di superare situazioni interferenziali tra le imprese radiofoniche italiane, pubbliche e private che per l’appunto operano sull’intera porzione FM e le nazioni confinanti, in particolare quelle adriatiche.

FM e DAB+: connessione sbagliata

In dette circostanze, il Ministero per lo Sviluppo Economico ha affermato di poter iniziare un lungo cammino di risoluzione dei predetti problemi interferenziali solo dopo una corretta pianificazione del servizio radiofonico digitale DAB, pianificazione che, si ripete, ad oggi è completamente in stallo.

TUSMAR

Circostanza che ha condotto al corto circuito nell’ambito della riforma del TUSMAR (Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici) che NL ha svelato nei giorni scorsi e sul quale, forse, ora si farà un opportuno dietro front.

Atti propedeutici al Piano DAB+

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che ha partecipato come uditore al negoziato, ha convocato, nei mesi scorsi, gli operatori di rete per la radio digitale DAB, illustrando loro la possibile pianificazione per questo servizio a seguito delle attività di coordinamento.

Le forche del refarming della banda 700 MHz

Da parte degli operatori di rete radiofonica, sia nazionali che locali, vi è stato notevole apprezzamento per il lavoro svolto e ciò, in considerazione anche delle tempistiche prospettate, ha indotto gli stessi a sviluppare e avviare piani di investimento per poter procedere all’avvio del servizio ordinario nel corso del prossimo anno. Vale a dire a conclusione del processo di refarmig della banda 700 MHz.

Siamo all’impasse

L’attuale impasse è dunque molto grave e si rivelerebbe oltremodo dannosa per il sistema radiofonico. Metterebbe in discussione, infatti, un pacchetto unitario di disposizioni, non solo volte a razionalizzare l’uso dello spettro frequenziale, ma che hanno visto anche l’introduzione dell’obbligatorietà di vendita al pubblico, ormai in vigore dal 1° gennaio 2020, di apparati atti alla ricezione della radiodiffusione sonora digitale DAB+.

Al passo

Quest’ultima prescrizione ha posto l’Italia all’avanguardia nel mondo e al passo con i più avanzati stati europei in termini di penetrazione e diffusione della tecnologia digitale.

Rischio vanificazione degli sforzi

In questo scenario di modernizzazione, ogni eventuale ritardo vanificherebbe tutti gli sforzi fino ad oggi profusi e rischia di creare un danno irrimediabile per l’attività radiofonica che, come noto, ha una tradizionale difficoltà economica per la esiguità del mercato pubblicitario di riferimento. (M.L. per NL)

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