“Grande preoccupazione per il calo degli ascolti delle reti radiofoniche della Rai nel periodo 4 maggio-18 dicembre 2017, rilevato mediante il nuovo sistema curato dal Tavolo Editori Radio (TER)”.
Così il Comitato di Redazione della testata giornalistica radiofonica RAI, che pur ammettendo che le indagini TER (attuale) e Radio Monitor (precedente) non risultano sovrapponibili “per metodologia e per alcuni parametri di riferimento”, “il dato che emerge chiaramente, sia dall’indagine 2017 che dalla precedente Eurisko del 2016, è l’impasse vissuto da Radio Rai nel suo complesso.
Tutti i grandi network aumentano la loro platea di riferimento, crescono i diretti concorrenti di Radio1 sul terreno dell’informazione, Radio2 perde la settima posizione e anche Radio3 chiude con un segno negativo”.Diverse le motivazioni alla base del fallimento secondo il CdR: “Il problema delle frequenze; gli investimenti esclusivamente nel DAB (digitale) proposti da Viale Mazzini quali risolutivi, a fronte delle continue lamentele, anche da parte degli utenti, di perdita del segnale d’ascolto in numerose regioni d’Italia; le carenze nelle dotazioni tecnologiche sono senza dubbio un ostacolo alla diffusione e alla qualità del lavoro della redazione.
Le richieste del mercato e l’interesse degli inserzionisti imporrebbero anche un’analisi della programmazione e dei progetti editoriali dei tre canali”.
Il CdR RAI muove in particolare critiche alla tardiva attenzione dell’Azienda verso la multipiattaforma ed alle nuove soluzioni distributive dei contenuti come la visual radio (il GR1 ha annunciato lo sbocco sul DTT solo tra maggio e giugno 2018) e il brand bouquet IP (RAI Play Radio, presentata poche settimane fa): “Anche sul web l’immagine di Radio Rai appare ancora troppo debole per la totale carenza di un progetto aziendale di crossmedialità”. (E.G. per NL)