Broadcaster europei alle prese con uno scenario per troppo tempo sottovalutato: il 49% delle automobili nel 2025 sarà connesso, nel 2030 si salirà al 79%, per arrivare al 93% nel 2035. Inevitabile, quindi, che lo streaming sarà il canale di distribuzione primario.
Per questo, secondo i broadcaster, sono essenziali la discoverability e l’accesso prioritario (prominence) ai contenuti lineari radiofonici.
Tema su cui, tuttavia, non c’è ancora una visione condivisa a livello europeo. Anche perché non tutti sono convinti della necessità di un intervento di tutela.
Lo studio di Strategy& – Statista
Secondo uno studio condotto da Strategy& (società di analisi delle tendenze dei mercato del gruppo PWC) con Statista (portale web tedesco per la statistica, che rende disponibili dati raccolti da istituzioni che si occupano di ricerca di mercato e di opinioni), nel 2021, a livello mondiale, circolavano 236,54 milioni di veicoli connessi, divisi tra USA (24% del mercato complessivo), Europa (31% del complesso) e Cina (33%) e, in misura molto minore, Giappone (12%).
2025
Nel 2025 il numero stimato delle connected car che circoleranno sarà di 402,98 milioni, con la maggiore diffusione prevista per i mercati USA e Europa, seguiti dalla Cina.
Dieci anni dopo
Nel 2035 le stime di Strategy& e Statista prevedono 863,17 milioni, sempre con una distribuzione simile tra le tre aree (con gli Stati Uniti davanti e il Giappone come fanalino di coda).
Broadcaster preoccupati dalla perdita di controllo della distribuzione
Ben si possono pertanto comprendere le preoccupazioni dei broadcaster nei confronti della perdita di controllo di quello che inevitabilmente sarà il principale canale di distribuzione di contenuti.
Il modello
Un aspetto strategico, quello del vettore unico IP, in grado di influenzare completamente il modello di business, considerato che dal suo esordio la radiofonia si è basata su una comunicazione unidirezionale rivolta ad un’audience passiva e indifferenziata.
Paradigma broadcaster
Sulle connected car, dove la somministrazione di contenuti in streaming è preferenziale, il paradigma dei broadcaster è completamente stravolto.
Entro sette anni il 79% delle auto europee sarà connesso
E, visto che le stime parlano di una penetrazione delle connected car in Europa del 49% del 2025, del 79% nel 2030 e del 93% nel 2035, la fondatezza del timore è condivisibile.
Auto da competizione
“L’automobile rappresenta il terreno di maggiore scontro e competitività dove si intrecciano più contesti competitivi”, ha sottolineato in un recente intervento sul tema Confindustria.
Discoverability
Tali contesti sono, in termini di discoverability e accesso prioritario ai contenuti tra editori radiofonici, aggregatori radio (come TuneIN, FM World, MyTuner, Myradionline, per citare i più famosi) e piattaforme streaming (Spotify, Amazon Music, Apple Music, Deezer).
IP, DAB+ e FM/AM. In questo ordine
Mentre sul piano tecnologico, i contesti competitivi, secondo CRTV, riguardano “IP, DAB+ e FM/AM” (si noti la sequenza adottata da Confindustria), “anche se l’orientamento generale sembra essere quello “ibrido” ancorché fortemente legato agli accordi commerciali con le case automobilistiche”.
Ascolto radio in auto
L’Unione Europea di Radiodiffusione (EBU) rileva che, in Europa, “l’ascolto in auto è sceso nel 2022 al 57% in termini di reach per una media di 35 minuti al giorno”.
Ascolto auto in streaming in Germania raddoppiato in 5 anni
In Germania, si legge nel report CRTV, “l’ascolto in auto dei contenuti in streaming (musica e podcast) è più che raddoppiato negli ultimi 5 anni (29 milioni di utenti nel 2022)”.
UK: 80% auto dotate di mirrorlink
Nel Regno Unito “più dell’80% delle nuove autovetture prevedono soluzioni mirroring tramite smartphone (via bluetooth e/o cavo), il 30% circa sono connected cars (4G-5G)”.
Implicazioni ascolto in auto. Enormi
“Tutto questo – sottolinea Confindustria – rivela enormi implicazioni non solo in termini di controllo editoriale dei contenuti, ma anche in termini commerciali, soprattutto su chi alla fine riuscirà a gestire la raccolta pubblicitaria e i dati”.
Smart tv
Un tema cruciale anche in ambito televisivo con l’avvento delle smart-tv e dei servizi di video on-demand.
Aggregatori e disintermediazione
“Il nuovo ecosistema digitale è ormai popolato da aggregatori tecnologici, in alcuni casi proprietari, in altri integrati in piattaforme globali dove le emittenti radio, siano esse nazionali o locali, vengono disintermediate a tutti i livelli”, osserva Confindustria.
Cosa è la prominence
Da qui la necessità di un intervento regolamentare per la definizione di un servizio di media audiovisivo (quindi radio e tv) di interesse generale, mente della Delibera n. 14/23/CONS (recante “Consultazione pubblica in materia di prominence dei servizi di media audiovisivi e radiofonici di interesse generale e di accessibilità del sistema di numerazione automatica dei canali della televisione digitale terrestre”).
Gli obiettivi della prominence
Con tale documento, l’Autorità si propone di individuare le modalità e i criteri cui i produttori di apparecchi idonei alla ricezione di segnali radiotelevisivi o radiofonici, i prestatori di servizi di indicizzazione, aggregazione o reperimento di contenuti audiovisivi o sonori o, ancora, i prestatori che determinano le modalità di esposizione dei servizi sulle interfacce degli utenti, dovranno attenersi allo scopo di assicurarne la fruizione.
Aggregatori come i ricevitori DAB
In definitiva, un coordinamento a livello UE che possa condurre all’adozione di una direttiva sul modello di quella che aveva introdotto l’interoperabilità dei ricevitori autoradio e dei ricevitori radio di consumo (obbligo sintonizzatori DAB+), successivamente da recepire mediante legge ordinaria da parte di ogni stato membro.
Rilievo per i titolari autorizzazione
Per essere ancora più chiari, un obbligo a carico di qualsiasi piattaforma di aggregazione di porre in rilievo (prominence), nei propri elenchi, le emittenti radiofoniche autorizzate di ciascun paese con forme di geolocalizzazione.
I liberisti dell’offerta
Obiettivo politico verso il quale, tuttavia, non vi è ancora una visione condivisa, considerato che secondo taluni ciò costituirebbe, da una parte, l’attribuzione ai broadcaster di una corsia preferenziale non motivata da un concreto interesse dell’utente e, dall’altra, un ingiustificato prolungamento di una rendita di posizione tipica degli editori radiotelevisivi tradizionali.
Libero decisore
In base a questa scuola di pensiero, l’unico decisore dovrebbe essere il pubblico, senza necessità di alcuna promince.
L’esperienza precedente
Lo stesso pubblico che ha premiato le piattaforme OTT di streaming video on demand anche quando la loro fruizione era molto (ma molto) più complessa di oggi. (M.R. per NL)