Radio. DAB: ora si entra nel vivo. Ma la scommessa non è sull’aggiudicazione, quanto sulla sopravvivenza del modello consortile

consortile

Qualche mese fa avevamo affrontato il tema dei modelli di business sostenibili nel tempo per un ente consortile DAB locale.
Ora, con l’inizio concreto delle procedure di attribuzione dei diritti d’uso (definitivi, per quanto abbiamo imparato dal DTT che di veramente definitivo in Italia c’è ben poco), il tema è tornato prepotentemente d’attualità. E ciò in quanto è forte la sensazione è che il comparto radiofonico non abbia sufficientemente fatto tesoro di quanto accaduto in occasione del processo di refarming della banda 700 MHz. Procedura a cui si sono sostanzialmente uniformate quelle per l’assegnazione dei diritti d’uso della radio digitale ai consorzi locali.

Modelli di business

A parte le precedenti previsioni normative e regolamentari recanti elementi di forte sovrapposizione tra le due procedure, le Linee guida sui bandi DAB nell’ultima formulazione ed ora i bandi per la manifestazione d’interesse sono chiari sul punto.

Mix

I procedimenti nelle situazioni di competizione (cioè nelle aree tecniche dove le frequenze saranno meno dei soggetti che ne richiederanno l’attribuzione) sono un mix tra quelle dei bandi per operatori di rete DTT e per fornitori di servizi di media audiovisivi (FSMA).

Macro aree tecniche

Circostanza confermata anche dalla scelta (identica a quanto avvenuto col DTT) di pubblicare i bandi (in questo primo caso, come detto, per l’espressione della manifestazione d’interesse) per aggregazione di aree tecniche (si è, come noto, partiti con Emilia Romagna, Marche, Lazio e Sardegna).

Ancora una volta i PDV

Ma la similitudine vale anche per il piano tecnico, con le consuete forche caudine costituite dai punti di verifica dei segnali (PDV) con cui si valuterà il rispetto dei rapporti interferenziali interni (tra aree tecniche) ed esterni (internazionali), approvando o bocciando progetti di rete, e per i punteggi di natura finanziaria ed economica (che non sono sinonimi, ma concorrono insieme a determinare la sostenibilità dell’ente consortile) ed imprenditoriale (dipendenti, regolarità amministrativa dei consorziati, esperienza, ecc.).

Business

Passando, naturalmente, attraverso fattori non oggetto di valutazione ministeriale, ma non per questo meno importanti: i modelli di business commerciale, posto che una società consortile ha uno scopo mutualistico compatibile con finalità di lucro.

La prova del DTT

Ora, considerato che col DTT sono stati premiati gli operatori di rete nazionali (o sovrareali) declinati in ambito locale – che, conseguendo facilmente maggiori punteggi nei beauty contest, nella quasi totalità dei casi, hanno ottenuto l’attribuzione dei diritti di primo livello e, dove hanno partecipato alle procedure competitive, anche di secondo livello – si dovrebbero trarre elementi di riflessione strategica a riguardo di scelte effettuate in difetto di economia di scala.

Sostenibilità nel lungo periodo

Tuttavia quelli da valutare non dovrebbero essere solo gli aspetti immediati, cioè legati alle condizioni di partecipazione ai bandi.

Riflessioni ex post

In ambito televisivo, successivamente all’assegnazione dei diritti d’uso e quindi dell’attribuzione della capacità trasmissiva ,a poco più di un anno di distanza si stanno già manifestando le conseguenze economiche di determinate scelte.

Matrimoni e divorzi

Con situazioni di insostenibilità dei costi da parte di fornitori di contenuti, che, in qualche caso, non ne avevano correttamente valutato la portata, sposando un modello di business (per loro) inopportuno. Circostanza che, in ambito radiofonico, dovrebbe comportare la domanda: il mio consorzio come si sosterrà?

Fornitori di contenuti indipendenti

Soprattutto se il modello di business esclude la collocazione di capacità trasmissiva verso l’esterno, cioè a favore dei nativi digitali indipendenti. Questi ultimi, infatti, sono gli unici in grado di portare, da fuori, linfa economica ai consorzi che, diversamente, possono solo sostenersi attraverso contribuzioni dei soci. Che, dati gli investimenti previsti, si preannunciano pesanti.

Film in replica

Non è un caso che in queste ultime settimane stanno aumentando gli editori (non necessariamente solo di emittenti comunitarie, le più esposte al problema) dubbiosi a riguardo delle scelte effettuate per l’adesione ad un consorzio piuttosto che ad un altro. (M.R. per NL)

Foto antenne di Floriano Fornasiero

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