I costosi (3,5 mln di euro) e controversi diari voluti dal management di Audiradio partiranno a gennaio. A nulla sono valse le peraltro tenui opposizioni delle piccole e medie emittenti estromesse, di fatto, da una metodologia integrativa di rilevazione non alla portata di tutte le tasche editoriali, a dimostrare, ancora una volta, l’estrema debolezza delle rappresentanze delle stazioni locali quando si partecipano a grandi giochi. Ricordiamo che l’analisi parallela a quella classica, basata su 120.000 interviste per un costo di 2,0 mln di euro (che già nel 2009, in conseguenza dell’innalzamento della soglia di rappresentatività, taglierà le gambe alle stazioni operanti in territori demograficamente ristretti o con livelli di audience non elevati), è stata studiata con la finalità di avvicinare lo strumento di misurazione dell’ascolto radiofonico a quello tipico televisivo, tracciando, per esempio, il gradimento delle trasmissioni nel quarto d’ora, al fine di accertare, oltre all’appeal dell’emittente nel suo complesso, anche il singolo programma, come appunto avviene con Auditel. La differenza sostanziale, ovviamente, sta nel fatto che mentre Auditel usufruisce del meter, cioè di un sistema elettronico ed automatico, il diario radiofonico presuppone una compilazione manuale e cartacea per diverse settimane, due volte all’anno, da parte di 3.000 ascoltatori impegnati giornalmente. Ad di là del fatto che un campione così limitato non pare poi adatto ad un’analisi puntuale come quella prospettata, non si comprende perché non sia stata prevista la compilazione online, soluzione che avrebbe consentito un controllo dei dati (ovviamente in maniera riservata solo da parte dei controllori) in tempo reale, evitando peraltro il rischio di una composizione dei diari all’ultimo momento, prima della consegna (un po’ come i compiti delle vacanze per gli alunni delle elementari).
Ad ogni modo, è chiaro che un interesse verso un approccio statistico di questo tipo verrebbe sostanzialmente dalle emittenti nazionali e, in misura comunque minore, dalle superstation, mentre vicino allo zero è la propensione alla nuova metodologia da parte delle piccole stazioni. Comunque sia, all’offerta – rende noto la Federazione Concessionarie Pubblicità Assoradio – hanno risposto 14 soggetti, che ora dovranno ripartirsi i 3,5 milioni di euro del costo d’indagine. Una scomessa non da poco in un momento economico difficile anche per la pubblicità.