Radio. Altri tempi: non è tutto oro quello che luccica. L’incubo delle piastre a cassette nell’epoca pionieristica

piastre

Le piastre di registrazione: apparecchi quasi sempre consumer adattati nelle radio libere per fronteggiare l’impervio compito di trasmettere, con immani equilibrismi, caroselli infiniti di spot pubblicitari e diabolici jingles di 2 secondi di durata….
E’ inevitabile che guardare al passato attraverso la lente di ingrandimento della nostalgia renda ogni aspetto più fascinoso e interessante, come per tutte le cose che riguardano la gioventù, ripensate a distanza di anni, rimangono impresse nella memoria solo le immagini più belle.Radio Liberty Treviglio - Radio. Altri tempi: non è tutto oro quello che luccica. L'incubo delle piastre a cassette nell'epoca pionieristica
Come non ricordare con un tuffo al cuore le tantissime ore trascorse nelle sale dischi delle radio a selezionare con cura i brani da trasmettere nel proprio programma, a coccolarsi i vinili preferiti e a scoprirne ogni giorno di nuovi, o l’incredibile magia della produzione delle diffusioni notturne che imprimevano sul nastro magnetico opere artigianali frutto di competenza e gusto, difficilmente ripetibili con le nuove tecnologie, giustificatissimo anche il feticismo degli adesivi delle emittenti dell’epoca, diventati autentico oggetto di culto non solo per i collezionisti.

Tutte caratteristiche di un mondo che non c’è più, ma che tutti ricordiamo e raccontiamo con estremo affetto, convinti, spesso a torto, che anche le nuove generazioni possano rimanere incantate da questa mitologia e che, senza confessarlo neppure a noi stessi, avremmo trasbordato anche nel nuovo millennio.
Ma ci sono aspetti di quel periodo che abbiamo invece sepolto nelle parti più recondite del nostro cervello e che in effetti nessuno rimpiange, e di cui avremmo fatto volentieri a meno: come per esempio la necessità, ai tempi inevitabile, di trasmettere gli spot pubblicitari tramite le piastre a cassetta, con tutte le conseguenze spesso poco piacevoli, e in ogni caso onerose, che ne derivavano.Radio City Milano - Radio. Altri tempi: non è tutto oro quello che luccica. L'incubo delle piastre a cassette nell'epoca pionieristica
Nelle emittenti più strutturate (davvero poche nella prima era e comunque prevalentemente al nord) in luogo delle primordiali piastre si cominciarono ad utilizzare le prime rudimentali jingle machine, ingegnosi marchingegni che rendevano più semplice la messa in onda dei comunicati commerciali, ma che, comunque, erano ad appannaggio di poche emittenti.
Tutte le altre dovevano arrangiarsi con le classiche piastre Dual, Teac, Technics, Aiwa etc., e inserire manualmente in ciascuna di esse la singola cassetta di ogni inserzionista.
Cassette che dovevano essere preascoltate una per per una per essere posizionate in modo corretto e che, soprattutto nel primo periodo, erano anche precedute (con il senno di poi senza alcun motivo logico) da un segnale vocale o in bip che in teoria ne facilitava la messa in onda.
Quell’ ”uno, due, tre” che era un vero e proprio incubo degli speaker dell’epoca, sempre sul filo dell’eterno rischio che dalle piastre armeggiate qualcuno di quei segnali finisse in diretta e che lo spot partisse troppo prima o troppo dopo.Radio MIlano Ticinese - Radio. Altri tempi: non è tutto oro quello che luccica. L'incubo delle piastre a cassette nell'epoca pionieristica
Un lavoro di attenzione mentale e di manualità che indubbiamente forgiava i pionieri della prima era ma di cui tutti avrebbero fatto volentieri a meno, dato che conservare la concentrazione e la fluidità di linguaggio, nonostante tutte le cose da fare, implicava davvero una concentrazione massima e pochissime distrazioni.
Piano piano anche nelle emittenti più piccole che non potevano permettersi altri sistemi di bassa frequenza né mixer costosi e più performanti come Semprini e Munter, che garantivano utilizzi meno difficoltosi della parte tecnica (nei primi anni ’80 anche le più piccole poterono finalmente rinunciare a prodotti autocostruiti o nati per l’utilizzo live e non esattamente idonei all’utilizzo broadcast per acquistare marchi come Davoli, che univano un ottimo rapporto qualità/prezzo), ci si cominciò comunque ad industriare su come evitare il supplizio di Prometeo di doversi barcamenare tra decine di cassette ogni quarto d’ora, tenuto conto che anche i jingle ed eventuali promo erano sempre incisi su altri nastri da posizionare sulle piastre a cassetta.

Cominciarono a scomparire segnali vocali e bip, evitando cosi lo stress di preascoltare la cassetta, bastò eliminare lo spazio vuoto del nastro che partiva a quel punto direttamente con lo spot, altra soluzione alternativa fu quella di registrare su un’unica cassetta tutte le pubblicità per ogni cluster con jingle identificativo iniziale e finale in modo che bastasse metterne in onda una sola ogni quarto d’ora, all’orario di competenza.
Escamotage sicuramente a basso costo in termini economici ma non di tempo visto che qualcuno doveva in ogni caso dedicare ore alla realizzazione di questo compito con continue variazioni all’ingresso di nuovi inserzionisti e, in ogni caso, dovendo ogni tanto variare la sequenza degli spot per evitare che ogni giorno, alla stessa ora, la pubblicità del mobilificio Rossi andasse sempre prima della pizzeria Bianchi con relative lamentele di clienti e agenti pubblicitari.

Negli anni ’90, da Nord a Sud, arrivano finalmente i computer e i primi software di automazione che pensionano alcuni aspetti artigianali a cui siamo rimasti tutti affezionati ma che liberano finalmente ogni speaker o fonico dall’incubo dei registratori a cassette.
Tra le cose che sicuramente nessuno rimpiange di quel periodo spesso mitizzato c’è proprio l’angoscia della piastra che si inceppa, del nastro che si smagnetizza improvvisamente e di quei programmi, piccole oasi di felicità, che venivano minate dalla difficoltà di conciliare la propria concentrazione e vena artistica con tutta una serie di adempimenti pratici a cui bisognava prestare la massima attenzione, con almeno 7/8 cursori del mixer da gestire e il rischio di dimenticarne qualcuno aperto.Radio Live Vercelli - Radio. Altri tempi: non è tutto oro quello che luccica. L'incubo delle piastre a cassette nell'epoca pionieristica
Era sicuramente un periodo magico e assolutamente irripetibile, ma siamo sicuri che anche i più irriducibili sostenitori dell’analogico avrebbero utilizzato molto volentieri, anche a quei tempi, un pc, anche solo per la messa in onda degli spot, liberandosi così da una schiavitù che per molti anni ha reso ogni singola trasmissione una piccola prova di forza e inevitabilmente, anche per i più bravi e attenti, un prodotto ad altissimo rischio errore in un percorso minato tra preascolti, bip e insidie nascoste.
Rimane il dubbio, destinato a rimare tale, di quanto saremmo stati bravi e perfetti tecnicamente se anche allora avessimo potuto godere di qualche ”piccolo benefit” tecnologico. (U.F. per NL)

Foto da Radio Fenomeni di Franco Lazzari

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