Da un check effettuato da NL presso alcuni dei principali aggregatori di flussi streaming radiofonici, sarebbero almeno 150 i flussi di emittenti italiane ancora down dopo il 10 marzo, data dell’incendio del data center OVH.
Ovviamente il nesso di causalità non può essere dimostrato, ma la coincidenza degli eventi (e la persistenza dei problemi) suggerisce che l’inattività sia da ricondurre al disastroso evento di Strasburgo.
Problema di fondo
Il fatto che i flussi siano muti non significa che le emittenti cui si riferiscono siano inattive, in quanto molte di essere li hanno nel frattempo sostituiti, anche se gli aggregatori non li hanno ancora aggiornati. Vuoi per latenza nei tempi di lavorazione, vuoi per ritardi nelle richieste di aggiornamenti. Qualunque sia la risposta, è comunque indiziaria di un grave problema di fondo.
Rischio espunzione
Anche perché diversi aggregatori dopo una prolungato fermo di un flusso, lo espungono in automatico (es. VRadio).
Facciamo quindi il punto della situazione.
Il disaster recovery plan di Newradio
Ne parliamo con Roberto Brandolini, CEO di Newradio, una delle più importanti società italiane di fornitura di servizi streaming per emittenti radiofoniche.
Colpita pesantemente dall’incendio di OVH, Newradio ha tuttavia ripristinato tutti i servizi gestiti direttamente generalmente in 24 ore, con punte massime di 48. Ovviamente senza cambiare il cd entry DNS, così che qualsiasi terza parte che lo veicolasse ha ripreso a funzionare senza necessità di cambiare flusso.
L’impatto del disastro OVH su Newradio
(Newslinet) – Quale è stato l’impatto del disastro OVH su Newradio?
(Roberto Brandolini) – Nonostante quasi il 60% della nostra infrastruttura di streaming fosse andata persa o semplicemente ferma fino a possibile riattivazione, abbiamo subito scelto la via più difficle in quel momento: non aspettare e ricostruire da zero i servizi.
Abbiamo riattivato 20 server di streaming audio e video che si sono spenti quella notte in meno di 48 ore
Questa decisione ci ha permesso di rimettere online i 20 server di streaming audio e video che si sono spenti quella notte in meno di 48 ore. La nostra unica problematica è stata quella di non poter recuperare i dati di alcuni servizi con caricamento di canzoni e/o video sui server. Ma tutti i servizi Live sono ripartiti molto velocemente.
(NL) – Come avete attuato il disaster recovery plan?
(R.B.) – I nostri tecnici hanno potuto configurare nuovi server grazie alla cautela di aver salvato tutti i dati delle configurazioni dei clienti nel nostro gestionale. Che è, in questo caso, assolutamente ridondato…
(NL) – La maggiore complessità?
(R.B.) – La ricostruzione del database di PLAY5, il nostro player HTML5. Mentre dopo solo 7 ore PLAY5 era già nuovamente disponibile, il suo database era un po’ anzianotto ed ancora stiamo correggendo i dati e le grafiche di alcuni player (sono oltre 4000) dietro indicazioni ed osservazioni di qualche cliente.
A (s)proposito di ridondanza
(NL) – Quello che è successo pone molti interrogativi e apre molte discussioni sul mondo dello streaming per radio e TV. Si è parlato molto in questi giorni di ridondanza, accusando OVH di non aver fornito un tale servizio…
(R.B.) – Intanto su una infrastruttura ‘fisica’ (server dedicati veri, i così detti ‘bare metal’) ridondare significa moltiplicare i server duplicandoli su 2 o più datacenter. Questo comporta necessariamente il doppio o triplo delle spese da parte di un fornitore.
Marginalità
Il margine di guadagno è già estremamente misero. Raddoppiando o triplicando i costi dell’infrastruttura si sarebbe costretti ad aumentare il prezzo dei servizi ai clienti. A discapito della concorrenzialità degli stessi.
Shoutcast e Icecast
Inoltre le tecnologie ancora più usate per lo streaming audio come Shoutcast e Icecast (protocollo ICY) sono estremamente vecchie e non permettono una distribuzione a livello CDN perchè sono fondamentalmente delle punto punto (un collegamento diretto e continuo tra server e client di ascolto).
Streaming video
(NL) – Anche per il video è così?
(R.B.) – I protocolli come HLS ad esempio, nascono per essere ditribuiti a livello CDN perchè suddivisi in pacchetti che possono essere posti su macchine differenti. Anche in questo caso noi fornitori, per tenere un costo competitivo del servizio, siamo ‘costretti’ ad usare infrastrutture non ridondate su datacenter differenti, bensì sullo stesso datacenter. Fino che il danno è a livello server o rack, nessun problema. Se un grande incendio o un cataclisma distrugge un intero datacenter la perdita dei dati è decisamente possibile.
La morale
(NL) – Che morale possiamo trarre dall’incidente OVH?
(R.B.) – Negli ultimi anni il continuo abbassamento dei prezzi causato, spesso, anche dalla concorrenza sleale di piccoli imprenditori e dall’attacco nel settore da parte dei big data con servizi di streaming audio e video anche ‘gratuiti’ (che poi gratuiti non sono, cfr. ad esempio Facebook Live, Youtube, Twitch e molti altri) hanno comportato la necessità di risparmiare sui costi delle infrastrutture server per poter rimanere sul mercato con prezzi ragionevoli, seppur con margini di guadagno esigui.
La mentalità del gratis, tipica di internet, porta danni enormi a chi lavora seriamente nel settore e premia i soliti pochi noti
La mentalità del gratis, tipica di internet, porta danni enormi a chi lavora seriamente nel settore e premia i soliti pochi noti che avendo a disposizione le loro infrastrutture a livello mondiale possono permettersi di ‘regalare’ servizi guadagnandoci come sempre in profilazione utenti e pubblicità.
Noi abbiamo provato più volte ad intraprendere il progetto di fornire dei servizi di streaming di alto livello di affidabilità e ridondanza reale. La risposta del mercato non è stata deludente… è stata inesistente.
L’utente medio vuole risparmiare sempre il più possibile, accetta qualsiasi tipo di servizio che gli faccia spendere il meno possibile, per poi denunciare cause milionarie non appena c’è un disservizio
Questo perchè l’utente medio vuole risparmiare il più possibile. Accetta qualsiasi tipo di servizio che gli faccia spendere il meno possibile, per poi denunciare cause milionarie non appena c’è un disservizio, millantando danni incalcolabili sulla pubblicità della propria webradio (che poi andando a vedere la ascoltano più o meno 10 persone, parenti compresi). Dare servizi ridondati e sicuri è possibile se si è disposti a pagare la qualità. Molti scrivono di essere con infrastrutture sicure e ridondate… Vero fino a che non succede un guaio grosso come quello di OVH di 10 giorni fa. Li si scoprono gli altarini. E nonostante tutto, OVH rimane sempre un ottimo fornitore. (E.G. per NL)