Un tagliente (ma convincente) commento di un lettore sul ritorno di marchi storici romani (Radio Roma e Radio Stand-by) era intitolato “Quella mania di riesumare marchi dimenticati…“.
Nel commento si evidenziava come i ricordi “sono belli perché sono tali: riportare in vita il passato quasi sempre produce l’effetto di farli svanire”. L’esempio che il post portava era calzante: “E’ come rivedere i telefilm di Fox Retrò su Sky: quasi sempre si scopre che erano più belli nella nostra memoria“. Ecco, i milanesi di 35/50 anni hanno un grande ricordo di Radio Peter Flowers, emittente locale fondata nel 1979 da Pietro Fioravanti, commerciante di calzature trendy meneghino e grande investitore di pubblicità su Radio Studio 105 e molte altre big station del tempo, che aveva deciso di mettersi in proprio, traducendo nome e cognome in marchio della sua stazione.
Nel commento si evidenziava come i ricordi “sono belli perché sono tali: riportare in vita il passato quasi sempre produce l’effetto di farli svanire”. L’esempio che il post portava era calzante: “E’ come rivedere i telefilm di Fox Retrò su Sky: quasi sempre si scopre che erano più belli nella nostra memoria“. Ecco, i milanesi di 35/50 anni hanno un grande ricordo di Radio Peter Flowers, emittente locale fondata nel 1979 da Pietro Fioravanti, commerciante di calzature trendy meneghino e grande investitore di pubblicità su Radio Studio 105 e molte altre big station del tempo, che aveva deciso di mettersi in proprio, traducendo nome e cognome in marchio della sua stazione.
Peter Flowers, prima stazione commerciale rock-oriented ebbe un enorme successo negli anni ’80 e si sviluppò prima su scala regionale e poi come ibrido superstation/syndication, arrivando ad illuminare Lombardia, Piemonte, Val d’Aosta, Liguria, Trentino Alto Adige, parte dell’Emilia Romagna, del Veneto e del Friuli.
Grandi nomi passarono prima dalla sede di Via San Michele del Carso 2 e poi dai moderni ed attrezzati studi di Via San Galdino 5 (dove insiste ancora il grande traliccio, altra geniale intuizione – in questo caso di prima postazione creata ad hoc per essere condivisa da più emittenti – di Pietro Fioravanti nel 1989). Jingles e station break da brivido (per i tempi) inframezzavano musica pompatissima. La parabola discendente di PFR iniziò verso la fine del decennio degli yuppies e si conclamò nella cessione di concessione e frequenze, nella prima metà degli anni ’90, a Enzo Palazzolo per il progetto Italiavera, che poi mutò radicalmente in Station One.
Grandi nomi passarono prima dalla sede di Via San Michele del Carso 2 e poi dai moderni ed attrezzati studi di Via San Galdino 5 (dove insiste ancora il grande traliccio, altra geniale intuizione – in questo caso di prima postazione creata ad hoc per essere condivisa da più emittenti – di Pietro Fioravanti nel 1989). Jingles e station break da brivido (per i tempi) inframezzavano musica pompatissima. La parabola discendente di PFR iniziò verso la fine del decennio degli yuppies e si conclamò nella cessione di concessione e frequenze, nella prima metà degli anni ’90, a Enzo Palazzolo per il progetto Italiavera, che poi mutò radicalmente in Station One.
Perché ne parliamo? Lo facciamo in quanto la stazione (o i suoi cimeli) pare stia tornando sul web all’indirizzo www.peterflowersradio.com. Per ora il sito è abbozzato in maniera amatoriale ed è presente praticamente solo uno streaming audio di bassa qualità di musica (pare di fonte vinile) alternata ai jingles classici. La sensazione, per ora, non è fantastica. Speriamo non sia l’ennesimo di questi promettenti ma poi deludenti “ritorni”. (M.L. per NL)