Radio. Aggregatori di flussi streaming radiofonici. Quanti sono? E, soprattutto, quali sono quelli che contano veramente per farsi sentire?

aggregatori di flussi streaming radiofonici

Aggregatori di flussi streaming radiofonici: ne parliamo da anni su queste pagine, sottolineandone l’importanza quali facilitatori per l’ascolto, soprattutto sugli smartphone, sui tablet e, ovviamente, sulle connected car. Tanto è vero che anche i regolatori di tutto il mondo occidentale si stanno ponendo il problema di disciplinare il funzionamento con meccanismi di prominence dei servizi di media audiovisivi di interesse generale, che rischiano di naufragare nel mare indifferenziato dei contenuti.
Ma quanti sono i collettori di contenuti radiofonici online? E quanti quelli che – veramente – contano?

Aggregatori di flussi streaming allo studio

In un momento in cui il consumo di streaming audio sta crescendo in maniera massiccia in tutti i mercati evoluti, NL ha potuto esaminare uno studio che ha censito ed organizzato la maggioranza degli aggregatori di flussi streaming radio fruibili in Europa.

Peso specifico

Ma ha anche cercato di misurarne il peso, attraverso una serie di criteri quali l’indicizzazione di Google, le scelte preferenziali delle case automobilistiche, alcuni strumenti evoluti di analisi dell’ascolto radiofonico e, soprattutto, i dati forniti da un centinaio di stazioni italiane (classifica dei players per sessione di ascolto).

Report

Il report, realizzato dalla struttura di competenze a più livelli Consultmedia (che eroga anche un servizio di popolamento sugli stessi per emittenti radio non ancora presenti), è stato presentato il 21 gennaio 2023 in occasione di un consesso sullo sviluppo della radio digitale in Italia e ne pubblichiamo un estratto, già oggetto di anticipazione ad inizio anno.

100 collettori per 150.000 radio

Cominciamo col dire che gli aggregatori di flussi streaming radiofonici censiti sono poco più di un centinaio, che raccolgono circa 150.000 contenuti lineari.

Dai più noti

Essi spaziano da quelli più noti, come TuneIn, FM World, MyTuner, Audials, Myradioonline, Radio.net, Replaio, V Radio, Ascoltareradio, InternetRadio, a brand meno noti.

Aperti e chiusi

Tra questi vi sono quelli aperti a qualsiasi emittente di ogni paese (la maggioranza) e gli aggregatori di flussi streaming con accesso contingentato (TuneIn) o limitati solo allo stato di riferimento (praticamente tutti gli aggregatori francesi).

Audi e Tesla

In alcuni casi, come TuneIn e Audials (che in realtà è un aggregatore eterogeneo di contenuti audio e video, lineari e on demand), la presenza di un’emittente in elenco è indispensabile per garantirsi spazio sul dashboard delle case automobilistiche che li hanno adottati, come Tesla e Audi.

RadioDNS

E ciò soprattutto in prospettiva dell’imminente avvento delle soluzioni RadioDNS.

Larga diffusione

In altri casi, l’inserimento è opportuno per via della larga diffusione che negli ultimi anni hanno avuto: è il caso di MyTuner, VRadio, Replaio e, ovviamente, il principale tra gli aggregatori italiani, FM World. Oppure, come V Tuner, per il presidio delle smart tv.

Mapparadio

Poi ci sono collettori dall’impostazione singolare, come Radio Garden, simile a Google Earth, oppure HQ Radio (solo radio in alta qualità audio)che si affiancano a modelli estremamente articolati come Airable e Streema.

Quasi tutti liberi

Quasi nessun aggregatore, fuori dalla versione italiana di Radioplayer (che però non è aperto a tutti gli editori, ma solo ai concessionari FM), prevede un canone per l’inserimento.

Miglior posizionamento

Tuttavia, molti di essi offrono servizi di miglior posizionamento in elenco o soluzioni a pagamento per il suggerimento all’utenza.

Modelli di sostentamento

Il modello di business degli aggregatori indipendenti (cioè tutti fuori da Radioplayer) è in genere la pubblicità (quasi sempre display, mentre il fastidioso preroll è molto diminuito), i big data, ma, in quota emergente, i servizi aggiuntivi (versioni senza adv, oppure con contenuti premium).

Liste

Quasi tutti gli aggregatori offrono liste per contenuto, territorio o gradimento ma sono pochi quelli che integrano contenuti on demand delle stazioni, quali i podcast (MyTuner e soprattutto Audials brillano in questo).

Parassiti? Alleati di comodo, piuttosto

L’antica accusa di parassitismo mossa da alcuni grandi editori radiofonici ai collettori, sembra invece ormai spentasi, considerata l’evidenza del rapporto sinallagmatico.

Prominence!

Anzi, ora sono proprio quegli editori a invocare una prominence dei propri contenuti.

Indispensabili

Ciò, da una parte, per via del progressivo consolidamento dei maggiori aggregatori che rende richioso per un’emittente non essere presente sulla piattaforma; dall’altra per la diffusione dei servizi di streaming audio on demand che rendono la Radio uno degli elementi del più vasto settore Audio, imponendo la presenza ovunque e comunque del contenuto.

Reattivi e inerti

Del centinaio di aggregatori esaminato nel report, circa un terzo è gestito da strutture professionali estremamente reattive alle richieste mentre un altro terzo ha tempi di riscontro alle istanze delle stazioni nell’ordine di settimane o mesi (e qualcuno nemmeno risponde).

Relazioni (concrete) con case automobilistiche

Diversi collettori dichiarano di avere rapporti con le case automobilistiche per l’inserimento nel dashboard, anche se nella realtà dei fatti ne sono stati accertati meno di cinque.

User friendly

Rilevante è, infine, l’utilizzo di interfacce per la facilitazione d’impiego da parte dell’utenza. App evolute in questo senso sono le citate MyTuner, FM World, V Radio, Get me radio e Replaio. (E.G. per NL)

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