Nel 1973, sulle alture di Varese, come da qualche altra parte d’Italia, alcuni pirati sperimentano estemporanee emissioni in FM su 103,4 MHz, annusando l’imminente liberalizzazione dell’etere dall’ingombrante monopolio RAI.
Ad avere incentivato i corsari insubri sono le vicende della vicina Telebiella di Peppo Sacchi, che tra il 1971 ed il 1972 hanno avuto una certa risonanza nell’ambito di quello che è riconosciuto come il primo tentativo strutturato di tv via cavo (più controverse le vicende di Telenapoli) portato all’attenzione della magistratura.
L’emittente si denomina Radio Sacro Monte (RSM) dalla località dove sono installati studi (con antesignano strumento di vigilanza fuori dalla finestra, costituito da un opportuno specchietto anti-Escopost) ed antenne.
Tuttavia bisogna aspettare qualche anno perché dalla sperimentazioni si passi a qualcosa di strutturato ed organizzato aziendalmente.
Ciò avviene nella seconda metà degli anni ’70, quando un giovane imprenditore varesino fa ingresso nella compagine di Radio Sacro Monte: si tratta di Massimo Caracciolo, classe 1948, che fiuta il business ed ha competenze commerciali ed economico-finanziarie (ha studiato economia) per coltivarlo.
Come prima cosa muta il nome della stazione, che dal troppo geografico Radio Sacro Monte diventa, immutato l’acronimo, Radio Sound Music.
Il nostro capisce poi, prima di altri, che un’emittente radio deve anzitutto sentirsi. Così potenzia all’inverosimile (per i tempi) la frequenza 103,400 MHz, installando nella postazione del Grande Albergo Campo dei Fiori (oltre 1000 metri sopra Varese, con portata ottica fino all’Emilia Romagna, su San Marino e su alture in Toscana) che per primo ha occupato nel 1977, un trasmettitore da 5 kW. Boom: la radio si sente quasi fino a Bologna e trasmette un palinsesto accattivante che la porta velocemente al successo.
Arriviamo così agli anni ’80, duranti i quali a Massimo Caracciolo va addirittura stretta la Lombardia: così parte l’idea di una syndication, Reteotto, dal numero 8 che egli considera fortunato. Ed ha ragione: dopo le prime 8 stazioni affiliate intorno alla sede d’elezione, l’emittente pone bandierine in molte località italiane somministrando contenuti che, prima fra tutti, diffonde via satellite.
Ma a Caracciolo, che crede molto nelle tecnologie, tanto che Reteotto è la prima stazione a testare la regia automatica di Semprini (Radio System Sound), presto anche l’Italia appare limitativa e quindi, ancora una volta, fa da apripista per la colonizzazione all’estero: oltre alla limitrofa Svizzera, attraverso le emissioni satellitari l’emittente arriva in tutto il mondo, entrando via cavo in reti consolidate in Gran Bretagna così come in Sud America (dove, complice la presenza di molti emigrati italiani, ha un buon seguito).
Tutto bene fino alla fine degli anni ’90, quando il mercato comincia però a virare pesantemente verso le reti nazionali mandando in crisi il sistema locale della radiofonia della prima ora.
Ma Caracciolo non si perde d’animo e dopo un periodo di attenta e dolorosa riflessione comprende che, in quel momento, il modello vincente è il contrario di quello che lo aveva portato al successo: localizzarsi e specializzarsi.
Con una decisione sofferta decide così di chiudere i rubinetti delle voci, i microfoni e di puntare su un format solo musicale specialistico, gli oldies e segnatamente la musica anni ’80. Nasce, da un’idea del suo consulente artistico Gianluca Costella, Otto FMSei mesi di dubbi e perplessità sulla scelta ardita effettuata, ma poi è successo: Otto FM scala velocemente la classifica delle radio più ascoltate nel nord della Lombardia e nel limitrofo Piemonte.
Ora, con una struttura snella ed economica, Caracciolo può guardare più serenamente ad un futuro complesso per una radio locale.
Nel secondo decennio dei 2000, Otto FM capisce, ancora una volta prima degli altri, che la radio del futuro è ibrida e così inizia a colonizzare il DTT, con una visual radio che trasmette introvabili videoclip anni ’80 rimasterizzati con un audio HQ (l’esperimento sarà però accantonato per essere ripreso nel 2017 con più determinazione alla maturazione dei tempi), ma presidia anche il web.
Non solo: accogliendo i suggerimenti dei suoi storici consulenti fiduciari (Consultmedia, struttura di competenze a più livelli collegata a questo periodico), Otto FM è la prima radio locale FM a sperimentare la formula del brand bouquet cross platform (DTT, IP, FM), declinando il brand principale in sottoprodotti complementari. Nascono così: Otto FM Italy (FM, IP e presto DTT), Chic FM (IP e DTT), Reteotto (restyling IP dell’originario network), Vinyl (IP e presto DTT) fino al recente ingresso nel brand bouquet di NBC Milano Top 40 (IP e DTT), storico brand milanese rispolverato per la sperimentazione della hybrid radio italiana.
Oggi Otto FM, forte di ottimi riscontri di ascolto, sotto le cure della storica station manager Patrizia Cavallin, al fianco di Caracciolo quasi dall’inizio dell’avventura radiofonica, guarda al futuro con gli stessi occhi con cui il suo storico editore, che proprio oggi compie 70 anni, guardava il mondo radiofonico dalle alture del Sacromonte di Varese con in mente un solo numero: Otto. (M.L. per NL)