Oggi, nell’era della comunicazione globale webcentrica, dove, con l’avvento della crossmedialità, la multimedialità è cosa da vecchi e la pirateria tecnologica è da tutti ricondotta a quella informatica, fa sorridere parlare di pirati radiofonici.
Così, però, non era cinquanta anni fa, quando il mondo veniva investito da una rivoluzione più socioculturale che economica, che trovava il suo fulcro nei movimenti studenteschi che, attraverso la musica, cercavano di erodere i pilastri della politica. E siccome musica, a quel tempo, significava Inghilterra, non deve stupire che, sopra le note dei Beatles e dei Rolling Stones, venne lanciato l’arrembaggio alla BBC, la radio pubblica inglese che aveva il totale monopolio delle trasmissioni radiofoniche in UK. A farlo fu Radio Caroline, una stazione fondata nel 1964 da Ronan O’Rahilly (futuro manager di Rolling Stones e Alexis Corner) con l’obiettivo di eludere il controllo delle case discografiche nella trasmissione di brani musicali pop nel Regno Unito e, più in generale, il monopolio radiofonico della BBC. Priva di una formale licenza, Radio Caroline (il cui nome fu un tributo di O’Rahilly alla figlia del presidente USA John F. Kennedy, ucciso l’anno prima) trasmise da cinque diverse navi di proprietà di tre diversi proprietari dal 1964 al 1989, creando emulazioni in tutto il mondo (anche in Italia operò più d’una Radio Caroline). All’emittente è stato dedicato qualche anno fai il film The Boat That Rocket, che ne ricalca la storia. Radio Caroline fu il simbolo della sfida pacifica alle regole. "Dopo tre settimane di vita, The Boat That Rocket aveva superato l’emittente di stato, la potente Bbc, conquistando 7 milioni di ascoltatori al format all-music, ventiquattr’ore su ventiquattro", ricordava il quotidiano La Stampa in occasione del lancio del film. "Il governo inglese accusò il colpo e nell’estate del 1967 varò una legge repressiva durissima: Radio Caroline resse botta ma dopo aver sfidato per un quarto di secolo l’etere di Sua Maestà si arrese nel 1990 all’invasione delle radio private. Era la fine di una leggenda ma anche la sua trasformazione in storia. Oggi la musica è libera di raccontare lo spirito del tempo. Sarà per questo forse che proprio adesso gli inglesi sentano forte la nostalgia del passato. I giovanissimi guardano indietro agli anni ’80 da cui sono riemersi gli Spandau Ballet, gli altri vanno più lontano e basta una commedia perché si lascino contagiare dalla febbre del rock". Radio Caroline cambiò il modo di fruire la radio in Europa (e non solo): due anni dopo l’avvio dei programmi della stazione off-shore, nella primavera del 1966, nel Principato di Monaco iniziarono le trasmissioni in italiano di Radio Montecarlo, la stazione che – sul solco tracciato da Caroline – avrebbe iniziato a saccheggiare più pesantemente il volume degli ascolti delle radio pubbliche. “Questa è… Radio Montecarlo, la trasmision italo francaise di Noel Coutisson!”, citava lo stacchetto del tempo. Le note arrivavano dal Principato di Monaco, all’inizio per due ore poi nel giro di poche settimane a 13, fino alle sette della sera quando la sigla: “Ciao a domani… sicuramente sarai con noi!… Ci sentiremo, per stare ancora insieme a te!.. Per ora chiudiamo… a Radio Montecarlo!”, decretava l’arrivederci al giorno dopo. C’erano i bravi Robertino, Awana-Gana, Luisella Berrino, Federico l’Olandese volante, Claudio Sottili, Ettore Andenna, Liliana Dell’Acqua, Antonio Devia, Riccardo Heinen e l’indimenticabile Herbert Pagani. Dal luglio 1975 diventò l’emittente più potente del mondo grazie all’antenna installata sul Col de la Madone che garantiva una copertura eccellente di tutta l’Italia. A Radio Caroline, Radio Montecarlo e alla lussemburghese RTL si sarebbero poi ispirate le prime radio libere italiane sorte dal 1975, con Radio Milano International in testa. Auguri Radio Caroline: in fondo, le emittenti di oggi sono quasi tutte figlie tue! (M.L. per NL)
p.s. Radio Caroline, oggi, è ancora in onda sul sat, via web e la società editrice ne concede in licenza il marchio per uso locale in FM, AM e su altre piattaforme in tutto il mondo