Vodafone ha concluso positivamente la sperimentazione sulle frequenze 3.7 GHz assegnate dal Ministero per lo Sviluppo Economico per lo sviluppo della quinta generazione della connettività mobile. Con l’occasione è stata testata l’innovativa tecnologia del disaccoppiamento tra frequenze di uplink e downlink.
Come noto, il 5G favorisce una maggiore connettività, ma necessita di un maggior numero di celle rispetto all’attuale tecnologia, ciò in quanto le frequenze più alte pagano lo scotto di una copertura più contenuta.
Tuttavia il provider di Newbury (UK), attraverso una stretta collaborazione col partner tecnologico cinese Huawei è riuscito a migliorare la copertura anche sulle nuove frequenze, raggiungendo un compromesso interessante che potrebbe evitare un’immediata dispendiosa e complessa capillarizzazione delle torri (ricordiamo che il 5G si basa sul principio del molte “low tower low power“). In termini semplicistici l’approccio di Vodafone e Huawei prevede la separazione tra frequenze di downlink e uplink, cioè il cosiddetto “uplink & downlink decoupling“. Il disaccoppiamento delle frequenze per la ricezione e la trasmissione dei pacchetti dati, che verrà certificato da 3GPP, l’ente di standardizzazione delle tecnologie mobili, ha permesso di conseguire un miglioramento di un fattore 10 di intensità del segnale in uplink quando è stata utilizzata una banda a bassa frequenza. Questo significa che utilizzando questa tecnica, il cliente può ricevere un segnale più forte anche in quelle aree dove la copertura 5G è più limitata.
L’approccio innovativo è importantissimo per lo sviluppo della connettività attraverso le nuove autovetture predisposte (oppure anche quelle che possono essere adattate con soluzioni di mirrorlink), il cui lancio è previsto per il 2018 con un’entrata a regime tra il 2020 ed il 2022, in coincidenza con la piena affermazione del 5G e delle tariffe flat (ricordiamo che si considera flat una capacità uguale o superiore a 30 GB al mese). (E.G. per NL)