Voglia di skill per gli smart speaker anche da parte delle radio italiane. E parte il Black Friday con uno sconto del 25% per chi le ordina entro il 26/11.
Amazon fa fatica a star dietro alle richieste degli smart speaker Echo, pare in particolare per il modello Spot, che ha avuto ritardi nelle spedizioni per esaurimento delle scorte.
Vanno bene anche le vendite di Google Home, lo smart speaker della Big G che è sul mercato italiano da 6 mesi in più rispetto al concorrente assistito da Alexa.
Pare quindi confermarsi la previsione che gli smart speaker saranno il regalo più gettonato del Natale 2018.
Ovvio quindi che di pari passo vanno gli ordini delle skill per consentire la fruizione non mediata da TuneIn dei contenuti radiofonici sulle due piattaforme IP degli over the top del commercio elettronico, ma, soprattutto, per sfruttarne appieno la peculiarità dei podcast, la vera novità per il comparto radio italiano (nelle altre aree dei paesi industrializzati il podcasting è un fenomeno già consolidato).
“Dopo il convegno sulla Radio 4.0 al Pirellone, che ha riscontrato una grande affluenza, abbiamo subito ricevuto diverse decine di prenotazioni”, commenta Gianluca Busi di 22HBG, la società che insieme a Consultmedia (struttura di competenze a più livelli collegata a questo periodico) offre le actions e le skills radiofoniche per Google Home ed Amazon Echo.
“La reazione del mercato radiofonico è stata superiore alle previsioni, che pure erano alte. Per brindare a questa nuova opportunità per le radio, abbiamo deciso di offrire in occasione del Black Friday l’opportunità di uno sconto del 25% per chi effettuerà l’ordine tra il 23 ed il 26/11/2018”, continua Busi.
Nel merito dell’opportunità di dotarsi di una action e una skill, ricordiamo che, allo stato, sia Google Home che Amazon Echo garantiscono l’ascolto di contenuti radiofonici attraverso l’aggregatore di flussi streaming TuneIn, cosicché tutte le emittenti presenti su tale collettore possono essere richiamate per l’ascolto.
“Molti player, tuttavia, sono già presenti con proprie skill che consentono una fruizione non mediata da TuneIn, con innegabili vantaggi a riguardo del prossimo sviluppo della digital audio, cioè la pubblicità digitale attraverso IP e, soprattutto, per la fornitura di contenuti in podcast, cioè on demand“, aveva spiegato Massimo Lualdi, avvocato partner di Consultmedia (nonché direttore di questo periodico) al convegno alla Regione Lombardia del 21/11/2018.
“E’ infatti intuitivo che se ci limita alla presenza sugli smart speaker attraverso gli aggregatori si potrà garantire all’utenza solo il flusso live, così vanificando la grande opportunità garantita da tali device, cioè la somministrazione di contenuti su richiesta, che, come sta avvenendo in Tv con servizi di streaming video on demand come Netflix, Prime Video, ma anche YouTube, costituiranno un asset fondamentale della radio del futuro – aveva aggiunto Lualdi – Pensiamo ai contenuti non musicali oppure a programmi musicali tematici, quindi con forte connotazione in termini di originalità e non replicabilità da software profilanti come Spotify.
Per esemplificare, una volta preimpostato lo smart speaker sui fornitori di contenuti informativi preferenziali attraverso una lista di quelli presenti con la propria “skill”, con la sola interrogazione sulle “ultime news” attraverso l’assistente virtuale, il device attiverà l’ultimo notiziario del content provider preselezionato o domandato (“Alexa, fammi ascoltare le news di Radio Pippo”).
È quindi manifesta l’enorme economia di scala determinabile dallo sfruttamento dei propri contenuti – news, infotainment, musica – oltre al live streaming ed a ristrette repliche, considerato che, in questo modo, essi rimarranno a disposizione dell’utente virtualmente per sempre, garantendo la fruibilità a richiesta anche di puntate remote di una certa trasmissione.
Si consideri, poi, che nell’ambito del prossimo sviluppo delle connected car, la fruizione di podcast sarà una consuetudine e, per conseguenza, è quantomai opportuno che le emittenti radiofoniche (ma anche tv) si adeguino a tale nuovo modello di somministrazione di contenuti. Senza alcun indugio, altrimenti la Radio finirà come la tv tradizionale, che si è accorta dell’esistenza di Netflix come competitor quando questo era già diventato il più grande player tv del mondo“, aveva concluso il partner di Consultmedia al convegno milanese. (E.G. per NL)