Integr8 Research ha pubblicato il suo terzo dei cinque estratti da un nuovo studio chiamato “L’effetto Alexa: come la radio può prosperare in un mondo connesso”. In questo ultimo pezzo, intitolato “Gli altoparlanti intelligenti sostituiscono davvero le radio?“, la società di ricerca attesta che negli USA già dal prossimo anno ci saranno più smart speaker nelle case che ricevitori radio FM/AM. La ricerca ha monitorato le abitudini di consumo di 6.240 ascoltatori di musica contemporanea da 15 a 39 anni.
Integr8 afferma che i possessori di smart speaker sull’universo complessivo degli americani sono passati dal 14% del 2017 al 24% del 2018, mentre chi dispone di ricevitori FM/AM è sceso dal 48% al 41% nello stesso periodo.
Il presidente dell’Istituto, Matt Bailey, ha dichiarato: “È prevedibile che nel 2020 più ascoltatori tra 15 e 39 anni avranno un altoparlante intelligente nella propria casa piuttosto che una radio AM/FM”.
La ricerca di Integr8 ha anche portato in evidenza che chi non possiede ricevitori radio non è propenso ad acquistare smart speaker. In altri termini, chi ha un ricevitore FM/AM prima o poi lo sostituisce con uno smart speaker, ma chi non ce l’ha è poco propenso a dotarsi di un altoparlante intelligente.
“Esaminando le statistiche di vendita degli smart speaker in Italia (ovviamente più lente che negli USA) e confrontandole con la discesa della presenza di almeno un ricevitore FM nelle abitazioni (al contrario, più rapida, essendo già nel 2018 sotto il 40%) stimiamo che da noi uno scenario simile si realizzerà non prima del 2023″, commenta Stefano Cionini, avvocato della law firm MCL Avvocati Associati, che cura in esclusiva l’Area Affari Legali di Consultmedia (struttura di competenze a più livelli collegata a questo periodico). “Ciò, tuttavia, non significa che gli editori debbano prendersela con calma: per esempio, l’esperienza della visual radio DTT ha dimostrato che a raccogliere importanti frutti del raccolto è oggi chi ha seminato 10 anni fa”, spiega Cionini.“Stupisce però come le radio italiane facciano troppo poco per spiegare agli utenti come interrogare Alexa o Google Home per far sintonizzare la stazione. Ci si sarebbe aspettati, da un’opportunità simile, una strategia comunicativa basata su messaggi informativi a tamburo battente sulle chiavi da impiegare, soprattutto per evitare la mediazione dell’aggregatore preferenziale TuneIn o per ascoltare i podcast. Non è infatti scontato che l’utente arrivi da solo a capire che per ascoltare una data emittente attraverso Amazon Echo debba chiedere: “Alexa lancia Radio XXX” oppure, “Alexa avvia Radio XXX”. Stesso ragionamento va fatto a riguardo delle skill per Echo e le action per Home: sono ancora troppo poche le emittenti che hanno compreso l’importanza di dotarsi di soluzioni personalizzate per sfruttare al massimo gli smart speaker, delegando ogni scelta a TuneIn”, conclude l’avvocato.
“Uno dei plus valori degli smart speaker è proprio la possibilità di offrire contenuti on demand ai propri ascoltatori. La radio, in questo modo, può mettere a disposizione molti più contenuti che gli utilizzatori potranno richiedere semplicemente con delle invocation”, è invece il pensiero di Renzo Marrazzo, sviluppatore di abilità per 22HBG, principale azienda italiana specializzata nello radio-tv skill & action development che ha realizzato con Consultmedia una joint venture per l’upgrade della Radio e Tv 4.0.
“In un certo qual modo, gli utenti possono creare il proprio palinsesto utilizzando i contenuti messi a disposizione dalla propria radio preferita. Con questa nuova tipologia di “presenza virtuale” a fare la differenza saranno proprio i contenuti; quanto più di qualità saranno questi ultimi, tanto più virale e utilizzata sarà la Action/Skill”, chiosa Marrazzo. (E.G. per NL)